Spazzatura e fermate deturpate: abbandono e degrado dove il tram di Trieste non passa più
Il tratto di via Martiri della libertà occupato da automobili posteggiate, le vetture immobili, la segnaletica divelta
TRIESTE Carrozze ferme, nessuna prospettiva certa per la ripartenza, cittadini sinceramente avviliti. Otto anni così.
Anzi, peggio. La linea tranviaria ora comincia ad annoverare anche i segni del degrado e dell’abbandono dovuto al mancato utilizzo: sporcizia lungo i binari, i muri e i chioschi delle fermate imbrattati dalle scritte dei writer come le stazioni metro di una periferia urbana.
Ormai i triestini hanno preso l’abitudine a convivere con un tram bloccato. In via Martiri della libertà, cioè il tratto che porta a piazza Casali, i binari sono occupati dalle auto posteggiate. Alcuni paletti gialli posizionati sul manto stradale per delimitare l’area di pertinenza del tram, sono stati abbattuti. La gente, insomma, ha ricavato così posti auto.
Ed eccolo, il tram. È al suo pit stop forzato in pendice di Scorcola, alla base di via Commerciale. È la carrozza 404: «fuori servizio», come si legge nella parte anteriore, su un cartello metallico.
Sotto, tra le ruote e in mezzo ai binari, si è accumulata spazzatura: cartacce, lattine, bottiglie, polistirolo. Trascinati dal vento, dimenticati dall’incuria.
Da quel punto in poi la strada si inerpica. I binari, le traversine, i cavi elettrici sovrastanti e la massicciata appaiono rimessi a nuovo. Ma già alla prima fermata, all’altezza del passaggio a livello dell’incrocio con via Virgilio e poi, ancora, in via Romagna, lo scenario cambia: la bellezza del panorama sulla città e sul golfo, deve fare i conti con i graffiti. Così i chioschi, presi di mira nell’intero percorso.
«Dispiace vedere che la linea è in disuso da tanto tempo – osserva Davide Coppola musicista compositore, residente in via Romagna – questa è una grossa perdita per la città. Io ho trentadue anni, ricordo bene gli anni in cui studiavo al Conservatorio... ritornare a casa era un piacere. Il piacere della lentezza, le sedie di legno, il panorama. Il tram è un mezzo pulito che potrebbe essere usato anche in altre parti delle città. Evidentemente non c’è volontà politica».
Lungo il percorso spunta anche qualche pezzo di archeologia industriale, a mo’ di monumento. Come alla fermata del Castelletto, in vetta Scorcola, dove a lato è rimasto un antico “riduttore”, un macchinario che in passato serviva a far muovere la funicolare: 1927 Svizzera, è inciso sul ferro.
A lato ecco posteggiate due carrozze, la 402 e la 407. Anche loro, ormai, ferme, come due monumenti.
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