Terrapieno di Barcola, via ai lavori di bonifica sul terreno inquinato

Parte il nuovo lotto da 4 mila metri quadrati: l’area ospiterà il campus sportivo. A poca distanza riposano i masegni da usare su viale monumentale e parco lineare

Francesco Codagnone
L'area del terrapieno di Barcola vista dall'alto. Fotoservizio di Francesco Bruni
L'area del terrapieno di Barcola vista dall'alto. Fotoservizio di Francesco Bruni

Arrivati alla foce del Bovedo, la prima impressione è quella di trovarsi un’area inaccessibile e irrecuperabile. L’unica sagoma che si riesce a intravedere oltre recinzioni e vegetazione incolta è quella degli antichi masegni, da anni accatastati su quei terreni inquinati. Ma è solo la visuale offerta dall’alto, ad esempio pilotando in cielo un drone, a rendere davvero l’idea dello stato di degrado e, al contempo, di forte potenziale del Terrapieno di Barcola.

OLTRE OTTO ETTARI DI TERRENI

La prominenza si estende per oltre un chilometro e mezzo di costa dal Molo Zero del Porto Vecchio fino alle società veliche della riviera, costeggiando i magazzini dello scalo e l’area in cui sorgerà il campus sportivo del Pnrr.

In tutto oltre otto ettari di terreni inutilizzati e inquinati dalle scorie prodotte dall’ex inceneritore di Giarizzole. Una sorta di discarica a cielo aperto, i cui elevati livelli di diossina per anni hanno reso impraticabile qualsiasi progetto di riconversione.

IL PROTOCOLLO E LA BONIFICA

Questo almeno fino al 2018, quando l’Autorità portuale e il Comune firmarono un protocollo di intesa per il recupero dell’area. Il documento, nel dettaglio, affidava al primo ente (l’Authority) il compito di bonificare la discarica di via Errera, al secondo (il Comune) quello di sanificare il Terrapieno, potendo contare su 5,5 milioni dall’ex Provincia. L’intervento è entrato nel vivo nell’ultimo anno, con la bonifica del lembo più a nord, quello che ospita le società della vela.

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IL TERRENO DA METTERE IN SICUREZZA

Poiché rimuovere migliaia di metri cubi di materiale tossico sarebbe risultato estremamente oneroso (in passato un’operazione simile fu stimata in 27 milioni), la direzione adottata è stata quella di una messa in sicurezza globale dell’area. In altre parole: asportare parte della superficie inquinata, renderla omogenea, realizzare una protezione e sigillarla.

IL PROGETTO A PACCHETTI

Prendiamo ad esempio l’area delle società veliche. Qui il terreno è stato spianato, in parte rimosso o sollevato, poi avvolto con materiale isolante e coperto con terra fresca. Per l’ultimo strato, il progetto prevede in generale una serie di possibilità o “pacchetti” (come tappeti verdi, dune, cemento), da scegliere in base a cosa le diverse porzioni del Terrapieno dovranno ospitare in futuro.

LE SOCIETÀ VELICHE

La prospettiva dall’alto rende immediata la divisione dell’area in lotti distinti. Il primo, quello già bonificato, si estende nel tratto più a nord: qui la scogliera delimita aiuole e aree verdi in uso a diversi concessionari, tra cui il Circolo dei Canottieri Saturnia, la Società velica di Barcola e Grignano e il Club Sirena.

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La parte più a nord il terrapieno di Barcola (foto Silvano)

IL PORTO VECCHIO

Nelle settimane a venire si procederà quindi con la bonifica del prossimo lotto, tecnicamente il quinto. Poco meno di quattromila metri quadrati connessi alla parte più settentrionale del Porto Vecchio, destinati a ospitare la fine del parco lineare e la cittadella dello sport.

Bisognerà correre: entrambi i cantieri sono finanziati dal Pnrr e per il campus la scadenza è fissata a fine anno.

LA STAZIONE DELLA CABINOVIA

Le tempistiche per il resto dell’intervento saranno scandite dall’evolversi dei tanti progetti attorno al Terrapieno.

Sul quarto lotto (1.816 metri quadrati), quello vicino al park Bovedo, ad esempio è prevista la stazione della cabinovia. La sua bonifica dovrà coordinarsi con l’iter per la realizzazione dell’impianto a fune.

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LA COSTA E LA SCOGLIERA

Il secondo (7.260 metri quadrati) e il sesto lotto (19.122) coprono il tratto di costa che dalla foce del Bovedo arriva al centro congressi. Qui la riviera è stata profondamente danneggiata dalle mareggiate dell’autunno 2023, quindi ogni opera di sanificazione dovrà procedere in parallelo con il rafforzamento della scogliera.

L’ULTIMO LOTTO E I MASEGNI

La bonifica del terzo lotto, 27.465 metri quadrati nel corpo centrale del Terrapieno, dipenderà dai piani di riqualificazione che verranno proposti per quella zona. Il terreno oggi è inutilizzato, se non come deposito per i masegni recuperati in vari punti della città e lì accatastati in attesa di essere utilizzati nei cantieri del viale monumentale e del parco lineare del Porto Vecchio.

Negli anni non sono mancate le proposte di privati interessati a prendere in concessione una porzione di quell’area, delineando progetti in chiave ludico-sportiva, mai però valutati validi.

LE IPOTESI FUTURE: UN PROGETTO UNITARIO

«L’idea è di procedere con un progetto unitario, che comprenda tutta l’area mancante del Terrapieno», spiegano l’assessore al Porto Vivo Everest Bertoli e l’assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi. Si valuterà quindi una «proposta unica, che – precisano – possa aggiungere un tassello importante alla riqualificazione dell’antico scalo, in armonia con le attività dei concessionari presenti e con i cantieri del Porto Vecchio-Vivo». In tutto tre ultimi ettari di terreno, ancora da ridisegnare: visti dall’alto sono davvero un’enormità. —

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