Porto Vecchio va in aula: la tre giorni per decidere il futuro di Trieste
Lunedi, martedì e mercoledì triplice seduta in Consiglio comunale sul project financing di Costim. L’assessore Bertoli: «È un appuntamento con la storia». Il centrosinistra pronto all’ostruzionismo
Tre giorni per decidere il futuro di Porto Vecchio e di Trieste. Tre giorni per discutere, sviscerare e mettere ai voti la più importante, e dibattuta, delibera che l’attuale generazione politica sarà mai chiamata ad adottare, e dal cui esito dipenderanno i principali assetti economici, urbanistici e sociali della città per i prossimi cinquant’anni. Almeno.
Il testo della proposta di project financing avanzata dalla bergamasca Costim con Elmet Srl e Impresa Percassi Spa per la riqualificazione del Porto Vecchio arriva infine nell’aula del Consiglio comunale di Trieste, in una triplice seduta senza precedenti destinata a entrare nella storia contemporanea di piazza Unità. I lavori sono partiti alle 14 di lunedì e riprenderanno di nuovo alle 9 di martedì mattina e alle 9 di mercoledì mattina, in sessione straordinaria, senza fase dedicata alle domande di attualità, né quella riservata alle interrogazioni.
Un atto di responsabilità
I rappresentanti delle istituzioni sono chiamati a un atto di responsabilità. I partiti di maggioranza a rispondere a tutti i quesiti sollevati dalla cittadinanza, quelli di opposizione a porne quanti di più possibile e tutte le forze politiche a consegnare ai triestini un progetto trasparente e costruito sulla concretezza: una proposta realizzabile a dieci anni dalla sdemanializzazione dello scalo.
Il progetto e l’iter
Il confronto arriva dopo tre mesi di dibattito acceso. In caso di parere favorevole alla delibera firmata dall’assessore Everest Bertoli il procedimento prevede la Conferenza dei servizi, poi la pubblicazione del bando di gara da indire secondo i criteri del partenariato, quindi comunitario ma con diritto di prelazione per il proponente Costim. A quel punto la cronaca dovrà tenere il passo.
Il pomeriggio di lunedì viene dedicato alla presentazione e alla prima discussione della proposta. In gioco c’è moltissimo. Il vincitore del bando prenderà in concessione i sessantasei ettari del Porto Vecchio per i prossimi cinquant’anni e procederà con l’alienazione di 19 fabbricati tra hangar e magazzini. I bergamaschi propongono 620 milioni di lavori e nove anni e mezzo di cantieri, dalle cui ruspe nasceranno hotel, residence, marine e centri benessere con destinazioni pubbliche e private. In tutta Europa non esiste waterfront così esteso.
Gli emendamenti
Il dibattito entrerà veramente nel vivo martedì e mercoledì mattina, con la seconda e terza seduta dedicate agli emendamenti. I capigruppo di centrosinistra promettono un’opposizione durissima, e di ricorrere a tutti gli strumenti giuridicamente consentiti per ostacolare il voto a una delibera definita a più riprese «poco trasparenti» nella forma e contestata nei contenuti delle cinquemila e più pagine di allegati.
Nelle – appena – ventiquattr’ore successive al licenziamento del testo dalle commissioni consiliari il Pd ha presentato quasi cento emendamenti. Altri dieci portano la firma del M5S, una settantina quelli elaborati tra Punto Franco e Adesso Trieste, con osservazioni sul bilanciamento dei rischi tra pubblico e privato, sulle tutele economiche dell’amministrazione e sulla destino immobiliare dei magazzini ristrutturati.
In tutto 190 emendamenti annessi alla delibera, compresi quelli di centrodestra, con un minimo di dieci minuti di intervento più cinque di ritorno a consigliere; ma dovendo discutere di concessione dei servizi è possibile sia accordato un raddoppio del tempo a disposizione. Il dibattito potrebbe potenzialmente durare centinaia di ore, il voto potrebbe essere rimandato a oltranza, ma molto dipenderà da quanti emendamenti saranno accolti, quanti riceveranno parere tecnico negativo e quanti ancora verranno ritirati dai proponenti. Improponibile fare pronostici.
Lettere e appelli
Nelle ore che precedono l’apertura dei lavori continuano ad arrivare comunicati stampa, catene di Sant’Antonio, missive della politica e della società civile. Gianfranco Depinguente e l’avvocato Alberto Kostoris inviano una diffida a sindaco e consiglieri e annotano l’«illegittimità» della delibera, evidenziando l’affastellamento di diversi istituti giuridici tra concessione e alienazione, la mancata distinzione tra fondi pubblici e privati nel piano di finanziamento e l’assenza di un dibattito pubblico come previsto dal Codice degli appalti.
L’opposizione ne prende atto, si prepara all’ostruzionismo e tesse le proprie questioni di pregiudizialità: voci tra i banchi parlano di almeno una decina di istanze, a partire dalla mancata condivisione di tutti gli allegati alla delibera alle Circoscrizioni, durante l’estate.
Alessandra Richetti del M5s chiede la revoca della seduta. I dem con la segretaria provinciale Maria Luisa Paglia si dicono «pronti alla battaglia», chiedono «massima partecipazione» e «rispetto delle norme e delle esigenze collettive». La consigliera Pd Laura Famulari chiede che «il Consiglio comunale sia luogo di confronto per l’interesse di tutti».
Un appuntamento con la storia
«Abbiamo sempre amministrato nel rispetto delle regole e nell’interesse pubblico, non a parole ma a fatti», replica quindi l’assessore Bertoli, che difende il project, parla di un piano di «rilevanza strategica» e «importanza epocale» e ribadisce come «dopo decenni di immobilismo, questa amministrazione sta restituendo ai triestini una parte di città proibita», il Porto Vecchio.
A partire da lunedì, afferma Bertoli, «abbiamo un appuntamento con la storia: Trieste potrà essere proiettata nel futuro o – conclude – restare vittima di chi, per calcoli personali, vuole che prevalga il “no se pol”». Il voto è previsto nell’ultima giornata, mercoledì. —
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