Migranti accampati nei magazzini del Porto Vecchio di Trieste, il sindaco Dipiazza: «Lo libereremo»

Sale il numero di profughi tra largo Santos e i magazzini. Il sindaco: «Al lavoro con le autorità per liberare lo scalo»

Francesco Codagnone
Foto Lasorte
Foto Lasorte

«Farò in modo di liberare il Porto Vecchio dai migranti: sto lavorando a una misura radicale». Per il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza lo sgombero del Silos non è stato sufficiente.

I migranti continuano ad arrivare e, in assenza di altre soluzioni, da mesi a questa parte non resta loro che trovare riparo in Porto Vecchio. Entrano abusivamente nei magazzini e dormono nelle aree interdette dai cantieri. Il tema è sul tavolo del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Silos di Trieste libero e sorvegliato: migranti trasferiti in altre regioni del Nord
Nel fotoservizio di Massimo Silvano, i momenti dell’operazione di sgombero

Annunciata una misura radicale dopo un sopralluogo

Il sindaco riferisce di un sopralluogo nello scalo avvenuto martedì con il questore Pietro Ostuni e annuncia di star pianificando una «misura radicale» che verrà attuata nelle prossime settimane.

Misura che punterà a bloccare l’ingresso di altri richiedenti nello scalo e mettere in sicurezza, per quanto possibile, l’intera area. «Farò in modo di liberare il Porto Vecchio dai migranti», ripete Dipiazza, limitandosi ad aggiungere che «i confronti con le autorità sono in corso» e che oggi, giovedì 7 novembre, porto il tema all’attenzione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in visita a Monfalcone.

Il sindaco non entra ulteriormente nei dettagli di questa imminente «misura radicale». Tutto però appare andare nella direzione di una risoluzione simile all’ordinanza che il 21 giugno scorso ha dato avvio allo sgombero del Silos, da anni divenuto riparo emergenziale dei migranti senza fissa dimora, costretti a vivere in giacigli improvvisati tra ratti e rifiuti. In quel caso si trattava di intervenire in una proprietà privata, in quanto il magazzino dietro la stazione era (e formalmente è ancora, per quanto le trattative di vendita siano entrate nel vivo in estate), di proprietà di Coop Alleanza 3.0.

Lo sgombero del Silos

In assenza, però, di una misura risolutiva da parte della proprietà, nonostante le «evidenti precarie condizioni igienico sanitarie, strutturali e di invivibilità» più volte accertate dall’Asugi, per evacuare l’immobile era stato necessario firmare un’ordinanza di sgombero. Il mattino del 21 giugno le forze dell’ordine sono entrate nel Silos, hanno identificato i richiedenti asilo e li hanno accompagnati alle corriere dirette verso la Lombardia. Il magazzino è stato transennato, messo sotto sorveglianza e, appena un mese fa, bonificato dalle tante tende abbandonate.

Trieste, dopo la chiusura del Silos resta una quarantina di migranti in piazza Libertà
Piazza libertà sabato mattina, il giorno dopo lo sgombero del Silosi di Trieste

L’assenza di alternative

Ma i migranti continuano a ad attraversare i Balcani. Arrivati in piazza Libertà, con il Silos chiuso e l’ex Ostello scout di Campo Sacro a capienza dimezzata, in assenza di alternative, non resta loro che dormire all’addiaccio o trovare altri ripari d’emergenza. I varchi del Porto Vecchio sono vicini.

Almeno un centinaio di persone abitano nello scalo ormai da mesi. In molti sono solo di passaggio, restano in città una notte o due, e tendono a sistemarsi sotto le arcate monumentali, subito dietro la fermata delle corriere. La tettoia di largo Santos è diventata un accampamento di fortuna. Ragazzi raggomitolati su con materassini e teli termici. Mamme e bambini addormentati accanto a perfetti sconosciuti.

I trasferimenti dei migranti si inceppano: si valuta di aprire la cappella in stazione a Trieste
La polizia presidia l’area di piazza Libertà

Molti altri invece sono stanziali e hanno scelto i magazzini più isolati per non farsi rintracciare dalle autorità. Hanno montato tende e coperte nelle guardiole degli edifici multipiano, allestito veri propri fortini. Imbrattato le pareti e stabilito delle norme di convivenza, apparentemente divisi a seconda della provenienza. Alcuni hanno fatto amicizia: mercoledì, sul porticato di un hangar, dei ragazzi si tagliavano i capelli a vicenda.

Tutto lo scalo è interessato da cantieri, ma scavalcare le transenne non è difficile. I migranti forzano le zone degli scavi, mettendo in pericolo loro stessi e chi lavora in quell’area. Alcune settimane fa un capocantiere è stato aggredito con un sasso. Altri operai si sono visti lanciare addosso barattoli e lattine, scagliati da alcuni profughi affacciati alle finestre di un edificio.

La vita dei migranti all’ex Ostello scout: qui i posti a disposizione sono la metà di quelli previsti
L'area di Campo sacro negli spazi dell’ex Ostello scout Alpe Adria (Foto Massimo Silvano)

Le possibili azioni

Il sindaco punta a una «misura risolutiva», senza confermare né smentire l’ipotesi di sorta di sgombero dell’area. «Farò in modo di liberare il Porto Vecchio», dice. In questo caso, a differenza del Silos, si tratterebbe però di intervenire su fabbricati di proprietà comunale: ma il perimetro di azione sarebbe molto più complesso date le dimensioni della zona.

L’operazione richiederebbe di battere tutto lo scalo, perlustrare palmo palmo migliaia di metri quadrati di magazzini, e individuare tutti i migranti nascosti nei tanti corridoi e punti ciechi. Terminata quest’operazione, per evitare che si torni punto e a capo il Porto Vecchio e tutti gli accessi andrebbero sorvegliati. I migranti continueranno a cercare un riparo, da qualche parte. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo