Confindustria vende la storica sede di Trieste e valuta un futuro in Porto Vecchio
Dopo Palazzo Ralli, spazi in affitto ma sguardo allo scalo. La Regione si è già mossa e l’Ogs ci pensa
Il primo piano di palazzo Ralli, l’edificio neoclassico in piazza Alberto e Kathleen Casali che ospita la sede di Confindustria Alto Adriatico, verrà venduto alla società triestina Riqualificare Srl per un milione e 800 mila euro. Il contratto preliminare con Alto Adriatico Real Estate è stato firmato l’11 aprile scorso. Il rogito notarile avverrà entro il 31 marzo 2025. A quel punto, trattandosi di un immobile vincolato – fu inaugurato nel 1851 su progetto dell’architetto Giuseppe Baldini – servirà attendere sessanta giorni per consentire alla Soprintendenza di esercitare l’eventuale prelazione. Il passaggio alla nuova proprietà è quindi previsto per giugno 2025, e tra le possibili sedi future la Confederazione di industriali non conferma né esclude quella del Porto Vecchio.
Trasloco imminente
Entro i prossimi otto mesi Confindustria dovrà liberare i locali di piazza Casali e trovare una nuova sistemazione. Il presidente Michelangelo Agrusti conferma il trasloco imminente e precisa che in una prima fase si valuterà una soluzione in affitto, ancora da individuare. In prospettiva servirà però trovare una sede definitiva per gli uffici amministrativi e operativi degli Industriali, e il presidente non nasconde l’interesse per i futuri magazzini riqualificati dell’antico scalo.
«È un’opzione: non la sola, ma la stiamo valutando», conferma Agrusti, parlando di «interlocuzioni informali» per un possibile futuro trasferimento di Confindustria nei fabbricati riqualificati dello scalo. «Valuteremo in base ai costi e alle tempistiche, ma – precisa – parliamo di spazi che saranno pronti tra anni: per adesso vagliamo anche altre opzioni, ma è certo che la sede rimarrà sempre a Trieste».
Magazzini abitabili dopo anni
Il project financing avanzato da Costim con Elmet e Impresa Percassi per la riqualificazione di moli, costa e dei 19 edifici comunali da alienare parla di oltre nove anni e mezzo di cantieri. I lavori saranno realizzati a lotti, ma potranno partire solo dopo il completamento della procedura pubblica di gara, comunitaria ma da condurre nei termini del partenariato. Prima che i magazzini siano abitabili ci vorranno ragionevolmente degli anni.
Una lunga lista
È dunque precoce parlare di primi traslochi all’interno del Porto Vecchio-Porto Vivo, ma come già confermato dallo stesso sindaco Roberto Dipiazza, «la lista delle manifestazioni di interesse è lunga: ci sono centinaia di nomi papabili». Eventuali trattative verranno condotte direttamente con i soggetti privati che si aggiudicheranno la gara, sotto la supervisione del Consorzio Ursus: ma i magazzini andranno riempiti e resi vivi.
Il trasloco della Regione
Al momento l’unico ente confermato tra quelli che in futuro abiteranno l’antico scalo è la Regione, che intende traslocare la semi totalità delle proprie sedi nei multipiano 7 e 10, nell’edificio 118 e nell’hangar 21, acquistati direttamente dal Comune e quindi non inclusi tra quelli interessati dal project. I quattro fabbricati sono stati acquistati per un importo di 9,8 milioni di euro, e verranno ristrutturati con altri 150: nei prossimi dieci giorni è attesa la riunione della Conferenza dei servizi, quindi verrà ultimata la fase di progettazione. A quel punto partiranno i primi cantieri.
I nuovi uffici ospiteranno oltre mille dipendenti, e a questi si affiancherà il nuovo centro per l’impiego, che verrà realizzato dal Comune nel magazzino 117 con 3,3 milioni di euro, parte del contributo ottenuto per l’urbanizzazione dell’area (in tutto erano 10,5 milioni) a seguito del passaggio di proprietà alla Regione dei quattro fabbricati. Il progetto di fattibilità è stato approvato a inizio ottobre: seguirà ora la fase di progettazione esecutiva.
Un mix di funzioni
Pochi giorni fa l’ad di Costim Davide Albertini Petroni dichiarava al Piccolo che il Porto Vecchio di domani conterrà un «mix di funzioni», tra cui anche culturali. Il sindaco stesso ha più volte indicato l’intenzione di destinare uno spazio all’Università e ai centri di ricerca del territorio, in particolare all’Ogs, che avrebbe così modo di liberare l’attuale sede del Castelletto di via Piccardi.
Ipotesi Ogs
In merito, la direttrice dell’Istituto Paola Del Negro non si sbottona: dice che «è un’idea, nulla più di un’idea». Nelle intenzioni future dell’Ogs c’è comunque quella di mantenere la sede di Borgo Grotta Gigante a Sgonico, in cui concentrare tutta la parte di ricerca dedicata alla geofisica, e di riunire le attività di oceanografia attualmente divise tra via Beirut e via Piccard in un unico edificio, più vicino al mare. «La sede ai Filtri è bellissima», premette Del Negro: ma l’attività di ricerca dell’Ogs si sta espandendo, la strada è difficile da percorrere, e d’estate quella zona è molto frequentata da bagnanti, e quindi anche in termini di sicurezza sarebbe preferibile un’altra soluzione per i laboratori. «L’interesse nello scalo c’è, è un’idea: ma al momento – precisa – nulla più».
In futuro, in parallelo al trasferimento in Porto Vecchio delle realtà interessate si aprirà il tema di come e a quali attività ridestinare i tanti immobili lasciati in favore dei magazzini. Nel caso degli uffici regionali l’ipotesi più probabile è quella che vengano trasformati in alberghi, per il primo piano di palazzo Ralli si parla di appartamenti da realizzare al posto della sede di Confindustria. Per il Castelletto dell’Ogs, resta sempre il progetto ipotizzato del sindaco Dipiazza: «Lo trasformeremo nel più bell’albergo dell’Alto Adriatico». —
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