Pallacanestro Trieste: la verità di Davis

Sabato farà ritorno a Trieste, a due anni dallo stop per doping: «Mi dispiace aver deluso i miei compagni, sono pronto ai fischi»

Corey Davis, qui in azione contro Trento Foto Bruni
Corey Davis, qui in azione contro Trento Foto Bruni

A quasi due anni dalla squalifica che mise fine alla sua avventura con la maglia della Pallacanestro Trieste, Corey Davis è pronto a tornare a calcare il parquet che lo ha visto protagonista da dicembre del 2021 e per quasi due stagioni.

Due campionati

Diciassette mesi spalmati su due campionati, conclusi con un addio forzato che si materializzò il 19 aprile del 2023 quando, alla vigilia del match giocato dalla Pallacanestro Trieste a Sassari, il giocatore venne sospeso in via cautelare dal tribunale nazionale antidoping per la positività alla benzoilecgonina, un metabolita della cocaina.

Uno stop costato carissimo alla formazione dell’allora coach Marco Legovich, poi retrocessa al termine di un finale di campionato incredibile.

Trieste non ha perdonato

Una retrocessione che il popolo della Pallacanestro Trieste non gli ha affatto perdonato, come si è visto lo scorso 31 agosto quando, nell’amichevole giocata contro la Vanoli Cremona a Castelfranco Veneto, fu al centro delle attenzioni della ventina di tifosi al seguito della Pallacanestro Trieste, che lo hanno fischiato nel corso di tutta la gara.

L’amore per Trieste

«Sarò grato per sempre dell’opportunità che mi è stata data di giocare a Trieste, una città meravigliosa di cui non posso che parlar bene e nella quale ho stretto tantissime amicizie durature – racconta Davis alla vigilia del suo ritorno –. Ho sempre dato tutto me stesso per quella maglia. Tuttavia, la comunità a cui ho dedicato una parte della mia vita, indipendentemente dal risultato, ha continuato a crocifiggermi. Ho la sensazione che la città avesse bisogno di qualcosa o qualcuno da incolpare per quella retrocessione e allora ha preso la mia situazione, facendomi passare da capro espiatorio. Chi mi conosce – continua il giocatore –, sa bene quanto ami Trieste e quanto abbia amato giocare nella vostra città. Per questo motivo, non sento la necessità di spiegare nei particolari cos’è accaduto davvero. I tifosi hanno avuto il tempo di formarsi un’opinione da tutte le fonti a loro disposizione, per quanto mi riguarda l’unica cosa che sento di dover fare e voglio fare è scusarmi con la famiglia e gli amici che ho incontrato a Trieste. Parlo delle persone che davvero mi hanno voluto bene e mi hanno aiutato: con loro, voglio scusarmi per averli delusi e non aver potuto finire la stagione con i miei fratelli in quelle ultime quattro partite».

L’accoglienza al PalaTrieste

Sull’accoglienza che lo aspetta, sabato prossimo, al PalaTrieste, chiaro il pensiero del playmaker americano.

«Non mi nascondo da niente, non mi tiro indietro e non cerco l’approvazione di nessuno, voglio che si sappia e si comprenda molto bene che tutta l’energia negativa, i commenti negativi, i cori e i fischi sono benvenuti, perché l’unico effetto che avranno sarà quello di aiutarmi a giocare ai massimi livelli».

 

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