Palla di cristallo: sale la pressione, ma è bello così…!

La Pallacanestro Trieste si aggiudica il ruolo di protagonista di una stagione non più schiava del duopolio Milano-Bologna

Giovanni Marzini

Se un anno fa, più o meno di questi tempi, sarebbe stato difficile trovare un solo tifoso pronto a giocarsi qualche spicciolo sulla promozione della Pallacanestro Trieste, oggi ci piacerebbe sapere quanti ad inizio ottobre avrebbero scommesso sui Christian’s boys posizionati lassù, con gli stessi punti in classifica dei campioni d’Italia ed in piena zona play-off dopo aver conquistato un posto per le finals di coppa Italia.

La prima di ritorno, con l’impresa di Reggio Emilia, contro quella stessa squadra che qualche giorno prima stava per violare Assago con un centello ai tricolori di Ettore Messina, può essere letta come la partita della “consacrazione”: Trieste non è più la sorpresa di una partenza sprint in campionato e forse (teniamoci questo “forse” scaramantico) non è più nemmeno quella squadra di “pazzerelloni” capaci di vincere (o perdere) contro chiunque.

Svuotata l’infermeria, finalmente con l’intero organico a disposizione, ha magari deciso di smettere i panni della sorprendente matricola per vestire quelli della protagonista di una stagione che pare voler disegnare un campionato non più schiavo del duopolio Milano-Bologna. Non a caso, entrambe sconfitte dal biancorosso triestino.

Certo, adesso crescono pressione, responsabilità ed inevitabili aspettative. Più che giustificate, anzi certificate dal sostegno di una tifoseria seconda solo alla metropoli milanese, che per riempire il Forum può contare però su un bacino di abitanti quasi dieci volte quello di casa nostra.

Gestire la pressione, caricarsi sulle spalle responsabilità che non ricordavamo dai tempi della Stefanel di Tanjevic e soddisfare le aspettative di chi leggerebbe ora come una sconfitta non centrare i play-off scudetto, diventano ora le priorità di un campionato ben più impegnativo del previsto. Ma è una bella notizia, per chi (la proprietà americana) non ha mai nascosto obiettivi ambiziosi.

Tra i primi, quell’approdo ad una coppa europea che almeno ai tempi del gruppo Cotogna rappresentava la stella cometa da inseguire. E adesso, forse anche il buon presidente american – giuliano sta pensando ad una squadra da portare in giro per il vecchio continente. Dite che stiamo correndo troppo? Forse no, perché l’esperienza delle coppe, già sperimentata con dubbi risultati (finale amara di Korac a parte) richiede una seria riflessione ed un’accurata programmazione, che fa poi rima con una profonda riorganizzazione del club.

Avremo modo di riparlarne, ma per intanto solo pensarlo ci fa sentire più grandi ed importanti. L’avreste detto…. solamente un anno fa?

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