Palla di cristallo: il diritto di poter sognare un’impresa

Giovanni Marzini
Giovanni Marzini
Giovanni Marzini

Il 23 ottobre dello scorso anno la Palla di Cristallo tirava per la giacca l’appena ingaggiato allenatore della Triestina e gli chiedeva uno scatto d’orgoglio, dopo la sua prima dichiarazione che parlava di salvezza come unico obiettivo stagionale. L’allenatore era tale Clotet, che aveva Pep come soprannome: non certo un portafortuna per questa stagione calcistica. Da noi, come a Manchester.

La Palla sosteneva che una squadra allestita con un fior di budget, a differenza della stragrande maggioranza delle formazioni di terza serie, aveva l’obbligo di alzare lo sguardo oltre il quintultimo posto.

Ma dopo un paio di settimane, condite da sonori ceffoni rimediati in giro per l’Italia, si fece strada il sospetto che il focoso mister spagnolo sotto sotto avesse ragione.

A cosa poteva ambire una squadra desolatamente ultimissima in classifica, se non ad una sofferta salvezza…?

Avremmo così dovuto attendere tutto novembre, mese triste per antonomasia, prima di rivedere barlumi di luce grazie ad un signore di Montebelluna che squadre come Padova e Vicenza conosceva molto bene.

Da quei quattro punti contro le due “biancorosse” iniziava così quella lenta (ma inesorabile!) risalita, che sabato scorso ha portato l’Unione con la testa fuori dalle sabbie mobili della zona retrocessione.

E allora, la Palla ci riprova e stavolta ad essere tirato per la giacca è ovviamente Tesser Attilio, l’invocato uomo della rinascita.

Mister, ci scusi: ma quella zona play-off (non più play-out!) a soli cinque punti, quando mancano dieci partite alla fine della stagione regolare, che effetto le fa…?

Il lucido pragmatismo del nostro non poteva che fornire una sola risposta: “La salvezza è ancora tutta da conquistare. Stiamo coi piedi per terra. C’è ancora molto da fare. Non dobbiamo distrarci, cercando anche di essere più cinici, chiudendo prima partite che come sabato scorso abbiamo tenuto in bilico sino alla fine…”.

Vabbè, noi ci abbiamo provato. Eppure, ne siamo certi, dentro quello spogliatoio, più di qualcuno – mister compreso – strizza l’occhio alla parte alta della classifica.

Al pari della stragrande maggioranza dei tifosi, pronti a tornare sulle tribune del Rocco per quella “primavera alabardata”, così diversa dalle amare fave novembrine ingoiate prima del nuovo corso targato Tesser/Delli Carri.

Perché c’è semplicemente il dovere di crederci e l’obbligo di tentare, se non altro per il fascino di quella che si chiamerebbe… un’impresa!

E non potranno essere i cavilli burocratici della Covisoc a minare la forza di un ritrovato entusiasmo.

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