Dal mezzo secolo di Gek, al ricordo di Praja

Alberto Martelossi
Alberto Martelossi
Alberto Martelossi

Gennaio rappresenta il CompleMese d’eccezione per molti noti protagonisti della palla a spicchi (Auguri a tutti…), ma si chiude celebrando proprio domani, giovedì 30 gennaio, l’ormai mezzo secolo di Giacomo “Gek” Galanda; a conferma che possono invecchiare anche quelli in mezzo al campo, non solo attorno! Cantori migliori del sottoscritto ne sanciranno facilmente gesta e risultati.

A me preme sottolineare le sue unicità, che potranno (forse) venire eguagliate, ma mai superate 1) Dopo i precursori Della Fiori e Magnifico, il primo vero big man moderno nella Scaligera Vr degli Immarcabili (Boni, Dalla Vecchia, Frosini compagni di reparto...), con una capacità di aprire il campo che solo al giorno d’oggi sembra comune (Jokic da qualcuno deve aver imparato). 2) Vincitore di tre scudetti in altrettante città diverse (Varese, Fortitudo Bo e Siena). 3) Capitano della Nazionale al massimo risultato della storia con l’argento olimpico di Atene 2004 (eguagliato solamente dalla spedizione di Mosca 1980). 4) Impegno nel sociale e nella diffusione del verbo cestistico durante il brillante post carriera.

E poi, quanto ad unicum, vogliamo parlare del diminutivo Gek, ormai entrato in accezione comune anche a livello internazionale?

Onorato di aver avuto la fortuna di accompagnare i suoi primi passi ormai quasi quarant’anni fa, utilizzo le prossime righe non autocelebrative a mo’ di tutorial per adolescenti e genitori che ci seguono.

A)L’imberbe coach che albergava in me non si capacitava di come i genitori di Gek sembrassero sottostimare le sue potenzialità, proponendo in serie attività o sport alternativi a scapito di ore di allenamento. Fortunatamente le contumelie non hanno avuto effetto (mi perdoneranno, spero; saranno cadute in prescrizione), e lasciano spazio ad una più matura considerazione: Ragazzi, aprite le vostre menti, seguite quanti più interessi possibili nei vostri anni migliori, divertimento e pluralità siano vostra guida.

B)Viterbo, giugno 1989, finali nazionali Under 14 a 8 squadre. Di 96 giocatori non più di 4/5 faranno del basket la loro professione. Il nostro team Ubc Udine si classifica sul podio; Giacomo, pur facendo intravedere mano educata, termina con 2,5 punti di media e una manciata di rimbalzi. Morale: Ragazzi, non mollate mai, inseguite i vostri sogni perché c’è un tempo per ogni cosa.

Ma se questo è uno spazio dedicato a campioni, non possiamo non accomunare il saluto a Praja Dalipagic, altro precursore del tiro da 3 quando le linee non erano neppure disegnate. Per chi come chi vi scrive è diventato maggiorenne e cestofilo ammirandone le traiettorie non può certamente essere una perdita qualunque. RIP grande campione! —

Riproduzione riservata © Il Piccolo