Almodóvar, la vita è una scelta

Swinton e Moore dominano, il messaggio è forte: il diritto alla volontà di morire. Nel cast il veneziano Alvise Rigo, sul red carpet la reunion delle madrine
Camilla Gargioni
(L-R) British actor Tilda Swinton , Spanish director and screenwriter Pedro Almodovar and US actor Julianne Moore arrive for the premiere of 'The Room Next Door' during the 81st Venice Film Festival in Venice, Italy, 02 September 2024. The movie is presented in official competition 'Venezia 81' at the festival running from 28 August to 07 September 2024. ANSA/ETTORE FERRARI
(L-R) British actor Tilda Swinton , Spanish director and screenwriter Pedro Almodovar and US actor Julianne Moore arrive for the premiere of 'The Room Next Door' during the 81st Venice Film Festival in Venice, Italy, 02 September 2024. The movie is presented in official competition 'Venezia 81' at the festival running from 28 August to 07 September 2024. ANSA/ETTORE FERRARI

Elegantissime sul primo red carpet bagnato, brillano di luce propria Julianne Moore, avvolta in paillettes d’oro luccicante, e Tilda Swinton, in Chanel argenteo. La Mostra torna a omaggiare le donne, questa volta con l’occhio dello spagnolo Pedro Almodóvar (in completo rosa confetto) che ci impone di riflettere sull’eutanasia.

Attenzione, nel cast c’è anche un veneziano: Alvise Rigo, 31 anni, ex rugbista alla ribalta a Ballando con le Stelle, è nel ruolo di personal trainer: ieri mattina si è fatto vedere mentre si allenava in spiaggia e si aggirava in bici con il vestito sulle spalle.

«Ero un ragazzotto che giocava a rugby dove ogni agosto viene costruito il Palabiennale. L’ultimo anno che vi ho lavorato, seguivo la sicurezza di Anastacia», racconta sui social, «ne sono passati quattro, ora leggo il mio nome in locandina: se non l’avessi vissuto, penserei sia frutto dell’intelligenza artificiale».

Tilda non nasconde l’orgoglio di lavorare con Pedro: «Ero pronta a imparare lo spagnolo o fare il muto», sorride. In questi giorni, Swinton ha girato Venezia: domenica sera alla cena di Chanel all’Harry’s Bar, poi tra i padiglioni della Biennale Arte “Stranieri Ovunque”. A proposito di arte, guardando “The Room next Door”, “La stanza accanto”, sembra di entrare in un quadro del pittore realista Edward Hopper. “People in the sun” (1960) è citato non solo come Leitmotiv estetico, ma diventa scena.

Almodóvar, alla sua prima fatica in inglese, si affida al realismo perché affronta un tema che da sempre interroga e inquieta l’uomo: la morte. Ma la scandaglia mettendo in primo piano il suo opposto, la vita, con un legame d’amicizia fortissimo tra due donne. Sembra un ossimoro, ma è la forza delle lenti che Almodóvar fa indossare allo spettatore.

La prospettiva del malato è tra le più difficili da comprendere, se si è pieni di vita: ma Tilda Swinton (Martha) e Julianne Moore (Ingrid) prendono per mano chi osserva, anche i più timorosi. Poche lacrime, tantissimi primi piani di sguardi, parole come lame. «Ho voluto realizzare un film che parlasse di emozioni, non melodrammatico», afferma il regista, «è sempre difficile parlare di morte: la morte è ovunque, c’è la guerra, ma non sono mai riuscito a catturarla. Mi sento come un bambino».

Martha è una giornalista di guerra, ha una figlia, Michelle, con cui i rapporti sono appesi a un filo, e sta lottando contro il cancro. Ingrid, invece, è una scrittrice, scopre per caso che Martha, con cui non aveva più contatti da tempo, si è ammalata. La malattia le riavvicina, fino alla richiesta più estrema di Martha: accompagnarla in una casa lontano da New York e accettare che con una pillola ponga fine alla sua vita.

«Mi sento vicina a Martha», afferma Swinton, «non ho paura della morte, la sento, la vedo, aiuto gli amici in questa transizione. Lungo questo film, abbiamo parlato tanto di vita. Che cosa si può dire della morte? Semmai, si può parlare di morire, metterla nelle tue mani. Se fossi al suo posto, non potrei dire che mi comporterei diversamente». «Il film vibra di vita e umanità», sottolinea Moore, «è una battaglia che facciamo tutti, una condizione umana».

Almodòvar lancia un appello: «Facciamo la differenza», dichiara, «questo film è l’opposto dei discorsi di odio: in Spagna, abbiamo problemi con l’immigrazione, non permettiamo ai bambini di raggiungere i nostri confini e li blocchiamo con la Marina. Dobbiamo rigettare questo approccio».

“La stanza accanto” diventa la storia di una donna che muore in un mondo che sta morendo. «Martha e Ingrid devono comportarsi come criminali, ma bisogna essere padroni della propria esistenza», sottolinea il regista, «abbiamo una legge in Spagna, dovrebbe esserci la possibilità dell’eutanasia in tutto il mondo».

L’altra costante, è “The Dead”, il racconto finale di “Gente di Dublino” di Joyce: «E l’anima lenta gli svanì nel sonno mentre udiva la neve cadere lieve su tutto l’universo, lieve (...) su tutti i vivi, su tutti i morti». Nel film scende neve rosa (colpa del climate change), e il Lido non ha voluto essere da meno con il cielo color tramonto.

Prima, hanno sfilato le madrine degli scorsi anni, da Anna Foglietta a Caterina Murino, protagoniste della mostra “Dive & Madrine” inaugurata ieri all’Excelsior. Hanno indossato gli stessi abiti, rigorosamente Armani, sfoggiati durante le rispettive Mostre.

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