La Carnia. Il Cammino delle Pievi, un pellegrinaggio nella natura sopra la valle del Bût
È la prima tappa del Cammino delle Pievi di Carnia. Un’escursione di poco più di un’ora che sale a San Floriano, dove sorge la bella chiesa omonima. Una facile camminata consente di raggiungere la pieve partendo da due frazioni di Tolmezzo, Illegio e Imponzo. San Floriano si trova infatti su uno sperone di roccia situato fra i due paesi, offrendo uno straordinario punto di osservazione sulla valle del Bût e del Tagliamento. Due sentieri in mezzo ai boschi, ben segnalati, per raggiungere un belvedere tra i più scenografici della montagna friulana. Da Illegio il sentiero ha un dislivello di 200 metri e consente di raggiungere la pieve in meno di un’ora di cammino. Il rientro avviene per lo stesso percorso, in tutto quindi si devono calcolare un paio d’ore.
La partenza dell’escursione è in fondo al paese. Ma vale la pena di lasciare l’auto all’inizio del borgo di Illegio, per ammirare le vie d’acqua, i mulini e le porte ad arco che lo distinguono. Si può unire l’escursione alla visita della mostra “Cambiamento” che espone fino al 17 ottobre trenta capolavori di artisti come Tintoretto, Monet, Picasso. Illegio è infatti da alcuni anni diventato un centro espositivo di rilievo grazie all’illuminato Comitato di San Floriano (conviene prenotare: tel. 043344445, mostra@illegio.it). Il sentiero per la pieve prosegue fra noccioli, cornioli ed edera, attraversa una pecceta (bosco di abete rosso) e raggiunge l’antico ponte di foggia romana che oltrepassa il rio Frondizzon. Da qui si inerpica con alcune serpentine su una mulattiera all’interno di un bosco misto di ornielli, carpini neri e roverelle, a cui si aggiungono esemplari il pino silvestre e il pino nero.
Comincia il Troi par sot la crète con la stazioni della Via Crucis, per cui non ci si può sbagliare nella direzione: basta seguirle e si arriverà in vista della pieve di San Floriano, che appare alla fine del bosco in fondo a un ampio prato che in questa stagione si colora di fioriture. Macchie gialle di forsizie accompagnano la salita alla chiesa. Salendo da Imponzo, il sentiero prende il via dalla chiesa di San Bartolomeo, dove comincia una mulattiera vicino a un’edicola votiva che presto si trasforma nel sentiero Cai 411. Il percorso prende quota dolcemente e costeggia un muro a secco dentro al bosco misto.
La prima parte attraversa il Plan das Macilas, una zona con acqua affiorante dove veniva macerata la pianta di canapa per ricavarne la fibra. Sui vecchi terrazzamenti sorretti da muri a secco, fino agli anni ’50 si coltivavano viti, patate e mais. Oggi ospitano filari di carpino bianco e piante pioniere come il nocciolo, poi carpino nero, orniello, abete rosso, frassino, acero di monte, corniolo e viburno e, salendo di quota, il faggio. Al primo bivio si prosegue a destra e sempre in salita si arriva al Clap dal Ors, un grande sasso dove si racconta che un tempo il sacrestano che stava salendo alla pieve si nascose per sfuggire a un orso. Ancora qualche curva e si raggiunge la Buse di San Vît, una radura dalla quale si comincia a scorgere la chiesa. Facendo attenzione al bivio a sinistra per il Monte Gjaideit, si prosegue invece a destra ed ecco la chiesa stagliarsi nel cielo in cima all’ampio pendio erboso. Da qui il panorama sulla valle del Bût è grandioso.
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