Terremoto del 76, 43 anni dopo: «Memoria ed esperienza da trasmettere ai giovani»

Il monito delle autorità all’apertura delle celebrazioni per ricordare il sisma del 6 maggio. Quella tragica sera alla caserma Goi-Pantanali di Gemona morirono 29 alpini

«La memoria e l’esperienza del terremoto friulano ora vanno trasmesse alle nuove generazioni». Si sono aperte oggi, sabato 4 maggio, a Gemona le celebrazioni per il 43º anniversario del terremoto del 6 maggio 1976. Il tempo incerto non ha spaventato i tanti partecipanti che nella mattina hanno partecipato alla messa celebrata alla caserma Goi-Pantanali per ricordare i 29 alpini morti in quella tragica notte: erano presenti i rappresentanti dei corpi dell’Esercito, dalla polizia ai carabinieri fino all’aeronautica e alla guardia di finanza, la protezione civile, i vigili del fuoco, e tantissime penne nere dell’Ana.

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Tra le autorità, il vicepresidente della Regione Riccardo Riccardi, l’assessore regionale Barbara Zilli, il sindaco Roberto Revelant, il consigliere regionale Franco Iacop, il prefetto di Udine Angelo Ciuni e tanti sindaci. «A 43 anni da quei tragici eventi – ha detto il primo cittadino Revelant – è doveroso ricordare, quei 29 soldati, i mille morti che ci furono in regione, e anche tutto quello che c’è stato dopo. La presenza militare, allora, era molto consistente qui e subito seppe mettere in campo molte forze.

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Oggi viviamo in un paese che ha capacità di rispondere alle emergenze: dovremo farlo ogni giorno. La responsabilità è nostra: fra voi, oggi vedo pochi giovani. Io chiedo un impegno a tutti voi: nelle prossime occasioni di incontro nell’ambito dell’anniversario, fatevi accompagnare dai vostri figli e dai vostri nipoti. È necessario che loro sappiano, altrimenti rischiamo di perdere un’esperienza importante. Lo dobbiamo a quei 29 alpini, e a quei mille morti».

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Venzone 10 marzo 2017 Panoramiche del paese. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone



La cerimonia, celebrata dal cappellano militare Giuseppe Ganciu, con monsignor Valentino Costante e Giovanni Battista Ronconi del santuario di Sant’Antonio e accompagnata dal coro Ana, è stata anche il momento per ricordare Giuseppina Cargnelutti, scomparsa recentemente, grazie al cui impegno molti rapporti si sono mantenuti tra chi ha trascorso un periodo alla Goi-Pantanali negli ultimi decenni.

«Abbiamo mantenuto intatto – ha detto Alberto Vezzoli, comandante della brigata alpina Julia – il filo che legava i militari: quella tragedia è stata superata grazie alla tenacia, alla compostezza e alla forza di volontà dei friulani. Da noi non può che partire un pensiero commosso e di reverenza per quei soldati che non tornarono a casa».

Nella mattinata, il saluto è andato alle vittime degli alpini deceduti allora e ai soccorritori con le relative deposizioni delle corone sui relativi monumenti in via Scugjelârs e in piazzale Chiavola, alla presenza del direttore regionale della protezione civile Amedeo Aristei e il comandante provinciale del vigili del fuoco Alberto Maiolo.

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