Viaggio nella scuola abbandonata tra via Gatteri e via Giotto dove a inizio ’900 le allieve imparavano l’arte del ricamo
TRIESTE Un enorme edificio chiuso e abbandonato, nel centro cittadino. Una palazzina storica, costruita a inizio secolo, a tre piani, che in passato ospitava un centro civico e una scuola. O meglio più istituti, diversi, nel corso degli anni. Sedi spesso provvisorie, la cui memoria è ancora viva tra alunni e studenti che tra quelle aule hanno trascorso l’infanzia o l’adolescenza.
Tra via Gatteri e via Giotto a Trieste, a pochi metri dai negozi, dai locali e dalla vivacità del viale XX settembre, c’è un palazzo che all’esterno appare un po’ malconcio, con le facciate annerite dallo smog. Porta chiusa, finestre sprangate. Eppure qui un tempo, nemmeno troppo lontano, il via vai di ragazzi era un’abitudine.
Il tempo fermo da 10 anni
Da dieci anni tutto si è fermato. L’anno esatto della dismissione si ricava dagli ultimi fogli rimasti all’interno, nell’atrio. L’immobile è stato costruito nel 1895, come ricorda l’assessore comunale Maurizio De Blasio, e appartiene al Comune di Trieste, che l’ha acquistato ben 110 anni fa, nel 1913. Da allora la proprietà è rimasta invariata. A breve è previsto un tentativo di vendita, inserito nei beni alienabili dall’ente municipale.
Ma iniziamo da lontano, dalle informazioni ricavate non senza difficoltà sulla lunga storia del fabbricato.
L’inizio
A inizio del 1900 il Comune decide di comprare quell’ampio immobile, di ben 2.300 metri quadrati, per ospitare le classi dei corsi di macchinista navale e alla nuova scuola industriale femminile che comprendeva anche i corsi di ricamo e merletto. Nel 1921 la scuola diventa Istituto Industriale di Trieste. Qualche anno più tardi vengono stabilite le sezioni di meccanici elettricisti, costruttori edili, falegnami, pittori decoratori, meccanici, edili, operai industriali oltre a una sezione femminile. Vengono anche aggiunti corsi speciali, come quello per macchinisti di motonavi. Le notizie si perdono poi nel corso degli anni successivi, si sa comunque che per un lungo periodo l’edificio ha ospitato una scuola professionale, che indirizzava quindi i giovani al mondo del lavoro, in diversi ambiti.
Le scuole
Dagli anni ’70 in poi nell’edificio si alternano scuole di ordine, grado e indirizzo diverso, grazie ad aule molto ampie, una grande scalinata che collega i vari livelli e una posizione centrale, comoda per accogliere bambini e ragazzi, in una zona con un’elevata densità abitativa. Due piani sono dedicati alle classi, comprese le stanze per le insegnanti, servizi igienici e spazi per il personale ausiliario. L’ultimo livello viene utilizzato come abitazione privata dei custodi.
Dagli anni ’90 l'edificio viene trasferito in uso gratuito alla Provincia in quanto sede provvisoria dell’Istituto Femminile Deledda. Prima ancora vi sono state insediate anche la Dardi e il Sandrinelli.
Nel 2009 le classi del Deledda vengono trasferite in via Battisti e di conseguenza il palazzo di via Gatteri viene restituito dall'allora amministrazione provinciale al Comune. Da settembre 2009 a marzo 2013 ha accolto anche alcune classi della secondaria di primo grado Divisione Julia, durante il periodo di ristrutturazione. L'edificio infine è stato usato per un breve periodo, fino a settembre 2013, dall'allora Ctp Eda, Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti, facente capo all'Istituto comprensivo San Giovanni.
L’immobile oggi
Ma come si presenta l’immobile nel 2023? All’ingresso manca un pezzo di pavimentazione, sotto un tubo è in vista, probabilmente dopo una riparazione effettuata ai sottoservizi. Nell’atrio ci sono due fogli, datati 2013, con un elenco di iscritti ai corsi di italiano del Ctp e un avviso, in italiano e in inglese, che avverte “stiamo trascolando, le attività del Ctp riprenderanno a settembre 2013 in via Foscolo 13”.
Salendo le scale, grazie all’accesso consentito dal Comune di Trieste, sorprendentemente gli ambienti sono quasi intatti, nonostante il lungo periodo di abbandono. Solo qualche pavimento è rialzato in alcuni punti a causa di infiltrazioni sotto i parchetti in legno. Ma più in generale sembra che ragazzi e insegnanti abbiano lasciato da poco quelle grandi stanze molto luminose, tutte con ampie finestre. Su molte porte sono rimasti ancora i cartelli che indicavano la destinazione dei vari spazi. Anche parte dei bagni si trova in buone condizioni, così come piccoli stanzini accessori qua e là. Ovunque sono stati eliminati i mobili. Non esistono più banchi, sedie, cattedre o lavagne. I campanelli, che scandivano le ore di studio, sono invece al loro posto. Nessun arredo nemmeno nelle stanze dei bidelli.
Il primo e il secondo piano sono quasi identici.
L’ultimo livello rivela l’impensabile
Ma è l’ultimo livello a rivelare l’impensabile. Qui sembra che il tempo si sia fermato agli anni ’50 o ’60. Da una parte alcune soffitte sono piene di vecchi mobili ormai da buttare, scatole vuote, qualche secchio di pittura che forse serviva per piccole manutenzioni.
E poi si distinguono ambienti che un tempo erano abitati. Una toilette, uno stanzino con un televisore particolarmente datato e una sedia, una stanza con armadio, letto matrimoniale e due materassini arrotolati e qualche comodino. Il tutto ricoperto da uno spesso strato di guano, causato dall’entrata degli uccelli da qualche punto indistinguibile del tetto. E da polvere e ragnatele in ogni angolo. A terra anche qualche pennuto di cui resta ormai soltanto lo scheletro.
Anche dall’altro lato del piano in qualche stanza lo scenario è simile, altri ambienti invece si sono conservati meglio, senza escrementi. Resta un cucinino, un caminetto usato per cuocere, una stufa, un baule di legno vuoto, arredi che fanno pensare a uno stile di oltre mezzo secolo fa. Sopravvivono i lampadari, un bagno completo rinnovato forse in epoche successive, anche se pure qui qualche volatile è riuscito a entrare. Due stanzoni probabilmente sono stati sempre utilizzati come deposito della scuola anche negli ultimi tempi, qui si nota un piccolo banco con uno sgabello, da bambini, un pezzo di lavagna, una cattedra, qualche scatola con fili e cavi, altri mobili di varie misure, soprattutto tavoli e sedie.
Come detto l’obiettivo del Comune è la vendita del palazzo, la cui stima, nel 2021, era di poco più di un milione di euro. Al piano terra dell’edificio c’è anche un centro civico, dismesso, che si affacciava verso via Giotto.
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