Ilpiccololibri racconta il giallo del passaggio di Calvi a Trieste

Nell’inserto culturale anche un’intervista al giovane musicista Daniele Pilato, la notte magica di Michael Jordan e le foto di Riccardo Ghilardi
Roberto Calvi
Roberto Calvi

TRIESTE Tra il 10 e l’11 giugno del 1982 Roberto Calvi passò per Trieste nella sua fuga verso la morte. Pochi giorni dopo, il 18 giugno, il “banchiere di Dio”, com’era stato soprannominato, presidente del Banco Ambrosiano - una delle principali banche private cattoliche al centro di una bancarotta considerata uno dei più gravi scandali finanziari che coinvolse la criminalità organizzata, la loggia massonica P2, parti del sistema politico e dello stesso Vaticano - fu trovato impiccato a Londra sotto il ponte dei Frati Neri.

Le circostanze della sua morte sono rimaste avvolte nel mistero: dopo la prima frettolosa sentenza che parlava di suicidio, la sua morte venne chiaramente indicata come omicidio, i cui autori sono però ancora oggi ignoti.

Le circostanze che portarono Calvi a Trieste con passaporto falso, la cronaca di quelle ore, e gli appoggi - a cominciare dal triestino Silvano Vittor - che il banchiere trovò per raggiungere in motoscafo la Jugoslavia, li racconta Claudiò Ernè nell’articolo che fa da copertina all’inserto “Ilpiccololibri”, in edicola sabato 3 giugno all’interno del supplemento Tuttolibri della Stampa, in vendita assieme a “Il Piccolo”.

Come di consueto, la copertina dell’inserto di approfondimento culturale è dedicata a un evento, un fatto che in qualche modo hanno segnato Trieste. In questo caso è la vicenda di Roberto Calvi, uno dei capitoli più oscuri della recente storia repubblicana.

L’inserto Ilpiccololibri prosegue poi con una “cartolina” del triestino Daniele Pilato, giovane direttore di coro, che lavora al Mozarteum di Salisburgo. Intervistato da Rossana Paliaga, Daniele Pilato racconta la sua passione per la musica corale, gli inizi a Trieste e il percorso che lo ha portato in Austria. Studiando direzione, dice il giovane musicista, «ho sentito che era il mio posto nell’universo».

Lo sfoglio dell’inserto culturale prosegue con un racconto di sport. Roberto Degrassi rievoca l’epopea di Michael Jordan, il grande giocatore di basket che indossò la maglia della Stefanel in una magica partita al Palasport di Chiarbola nell’agosto del 1985. Proprio mentre esce il film a lui dedicato, “Air la storia del grande salto”, per la regia di Ben Affleck, Degrassi ricorda il “grande salto” che Jordan effettuò quella sera a Trieste, andando a canestro e mandando in frantumi il tabellone di cristallo del Palasport. «Una schiacciata destinata a rimanere nella mente di generazioni di triestini», commenta Degrassi.

Lo sfoglio propone poi una doppia pagina dedicata alla mostra del fotografo Riccardo Ghilardi “Prove di libertà”, che apre domani a Palazzo Tadea di Spilimbergo nell’ambito del festival “Le Giornate della Luce”, rassegna tutta centrata sui grandi fotografi del cinema. “Prove di libertà” espone un serie di fotografie di attori - da Marco Giallini a Jasmine Trinca, da Alessandro Borghi a Rocco Papaleo - ritratti nelle loro case al tempo del lockdown. Un progetto, spiega il fotografo nell’intervista raccolta da Paolo Lughi, nato «dalla voglia di documentare la surreale vita quotidiana nella Roma deserta durante il primo lockdown».

Chiude l’inserto una nuova punta del viaggio di Micol Brusaferro nei “Deserti”, i luoghi abbandonati di Trieste e dintorni. Stavolta Brusaferro e il fotografo Andrea Lasorte sono entrati in ciò che rimane dell’istituto Fran Levstik, nella frazione di Santa Croce, scuola professionale per allievi scalpellini voluta nel 1895 dalla Lega Nazionale, abbandonata da decenni e oggi ridotta a un deserto di macerie. Come tanti altri luoghi della tormentata storia di Trieste.

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