Il baseball sbarcò a Trieste nel ’45 assieme alle truppe americane del Gma
Pochissimi in Italia conoscevano il gioco. Eppure in breve nacquero le prime squadre locali
Nel 1950 si giocò il campionato nazionale d’esordio. E il diamante del Soldier’s Field di Opicina brilla ancora
Alla vista di alcuni giovani americani che lanciavano una pallina, la colpivano con una mazza e si mettevano a correre intorno a un campo che nella forma ricordava quella di un diamante, i triestini che avevano da poco assistito alla partenza dei carri armati jugoslavi esclamarono: “ma questi giocano a pandolo”.
Chi l’avrebbe detto che l’antico gioco istriano, parente della lippa che si praticava fin dal XV secolo in Italia, riviveva in quel nuovo sport che arrivava dagli Usa insieme ai chewing gum e al Boogie Woogie?
Il baseball era una assoluta novità per la Trieste che era appena uscita dalla guerra ed entrata nell’amministrazione anglo americana del Governo Militare Alleato, e proprio per questo fece subito presa, con la freschezza delle cose che si vedono per la prima volta e con il richiamo che esercitano i vincitori. Di baseball in Italia fino a quel momento pochi sapevano qualcosa; c’era stato qualche lontano tentativo negli anni Venti, poi il fascismo aveva messo la sordina a tutto quello che arrivava da oltreoceano e pure il baseball era finito nel dimenticatoio. A riproporlo furono gli americani che, una volta cessate le ostilità e deposti i fucili, cominciarono a rilassarsi praticando nelle città italiane dove si trovavano acquartierati quel gioco che da loro era largamente diffuso e praticato come accadeva da noi per il calcio.
A Trieste, nell’estate del 1945, una delle prime immagini di ritorno alla normalità furono i meeting sportivi che si tenevano allo stadio di Valmaura, con protagoniste l’atletica e il calcio, prediletto dai soldati inglesi e scozzesi, che se ne sentivano ancora i maestri. Gli americani invece se ne andarono sul Carso, trovarono un terreno dalle parti di Borgo Grotta Gigante, indossarono i guantoni e cominciarono a lanciare e colpire, ritrovando in quei gesti l’aria della patria lontana. Era un impianto di fortuna, che fu subito pomposamente chiamato Heroes Field. Fu proprio a Borgo Grotta Gigante che al baseball si avvicinarono anche i ragazzi triestini attratti, come l’Alberto Sordi di ‘Un americano a Roma’, da quel mondo che dagli schermi dei cinema rovesciava sui giovani italiani un richiamo irresistibile. Negli anni del Governo Militare Alleato, tra le jeep che scorrazzavano in città pronte a raccogliere i militari Usa fuori dai bar dopo interminabili bevute, i film di spionaggio che la rivestivano di un allure internazionale, e un certo benessere che stava cominciando a diffondersi, Trieste sembrava davvero rivestirsi di stelle e strisce. Anni di ottimismo, voglia di fare e ricominciare, anni eccitanti, dove quello sport nuovo poteva essere il simbolo di una virata decisa verso il futuro.
Il baseball comincia in breve a radunare parecchi curiosi che iniziano a maneggiare le mazze, cercando di imitare l’idolo indiscusso di quel tempo, Joe Dimaggio, il campione italo americano diventato famoso anche da noi dopo il matrimonio con Marylin Monroe. Si formano le prime squadre, che si ispirano a quelle della Major League Baseball americana (Giants, Red Sox, Indians) con la sola variante di qualche nome locale (Inter-Zaule, Valmaura, Aquilinia). Nel frattempo gli americani hanno costruito un complesso sportivo nuovo di zecca, è lo Zaule Yankee stadium, si trova nella piana di Zaule che era diventata una gigantesca discarica. A guerra finita torme di ragazzini vi rovistavano tra le immondizie cercando qualche materiale ferroso da riutilizzare, a pochi metri dalla fanghiglia delle paludi. Il governo militare alleato decise la bonifica che iniziò nel 1948 e si completò in tre anni. Alla fine sui terreni bonificati sorsero campi di calcio, baseball, softball, hockey, cricket, tennis un campo di golf. Il 1950 è una data storica per il baseball italiano, perché in quell’anno si disputò il primo campionato nazionale. Trieste vi prese parte con il Royco, allenato dall’americano Cary. Come scriveva il ‘Corriere di Trieste’ di venerdì 19 maggio 1950: “Circa 1500 persone hanno dato ieri il battesimo ufficiale al gioco del baseball a Trieste intervenendo alla prima partita casalinga del campionato italiano di serie A del Royco Trieste, squadra di recentissima formazione, ma che già si è fatta valere domenica scorsa nella prima di campionato. Ieri erano di scena i campioni d'Italia del Firenze B.C. Che già da tre anni praticano questo gioco americano che negli Stati Uniti ha una popolarità spettacolosa, maggiore del calcio in Italia”. Successivamente le partite si spostarono nel Soldier’s Field di Opicina, il diamante tuttora esistente, dove la squadra degli ‘Yankees Trieste’ vinse il Campionato Nazionale di Baseball serie B del 1952 e si qualificò, l’anno successivo, per il Campionato di Serie A. Con il passaggio di Trieste all’Italia e con la smobilitazione delle truppe americane, la squadra scomparve dal radar del baseball italiano. Ma il seme era stato gettato, e il baseball ha continuato ad attirare, anche se in numero più limitato rispetto agli sport più illustri, i triestini. Tra di essi vanno ricordati Gianfranco Gutty, presidente delle Generali nei primi anni Duemila, capitano dei Pirati Trieste che nel 1956 vinsero il campionato di serie C, e Alda Balestra, miss Italia 1970 e top model internazionale, che giocò qualche partita di softball con la casacca biancoverde del Sogno Baby.
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