Da Gigi Ranch a Opicina, il “diner” sulla statale 202 dove si poteva anche ballare
TRIESTE Molti lo ricordano come una trattoria storica, stagionale, dove in particolare negli anni ’70 e ‘80 si mangiava cucina tradizionale, piatti semplici e buoni, con un’atmosfera familiare, con un self service molto apprezzato, dove tanti triestini, ma anche operai e camionisti in transito, venivano a pranzo o a cena. Era una specie di “diner”, quei ristoranti piccoli e informali che si trovano lungo strade e autostrade, adatti a camionisti e automobilisti in transito desiderosi di una piccola tappa gastronomica lungo il viaggio. E del “diner” il Gigi Ranch aveva tutte la caretteristiche.
Le griglie erano sempre accese, per la preparazione della carne, anche se pure il pesce aveva un suo spazio nel menù. Una lunga parentesi enogastronomica che sul finale ha lasciato spazio a una formula nuova, fatta di serate di musica e intrattenimenti in grado di coinvolgere d’estate centinaia di giovani.
Fasti lontani
Sono lontani i fasti “Gigi Ranch”, sulla statale 202, a Opicina, inizialmente conosciuto solo come “Gigi”, trattoria gestita del titolare Luigi Nesich, come ricorda la nipote, che in quel luogo ha anche lavorato negli anni ’70. Più di recente, negli anni 2000, era maggiormente noto per le serate animate, con dj e balli.
L’anno esatto della chiusura è difficile da individuare. Poche, pochissime le notizie rimaste anche in rete sull’attività del posto, così come le immagini, di quando il locale era aperto e operativo. Si sa comunque che l’edificio è dismesso da almeno una decina d’anni, forse di più, e nel tempo è stato saccheggiato, pesantemente danneggiato, utilizzato come ricovero improvvisato per senzatetto e poi come discarica abusiva. Un epilogo desolante per un luogo che in passato è stato un punto di riferimento per la ristorazione e il divertimento.
Ricordi vivi
I ricordi più vivi sono nelle parole di chi ha lavorato nel ristorante. E parlano di una trattoria frequentatissima, apprezzata, che apriva a primavera per chiudere in autunno, dove la cucina era sempre attiva e si mangiava tutto il giorno, con lunghe file di clienti all’esterno nei momenti di grande affollamento. Qualche vecchio cliente ricorda ricche abbuffate, con piatti particolarmente abbondanti, altri hanno festeggiato nel locale comunioni, compleanni o anniversari, con lunghe tavolate di amici e parenti. Molti, tuttora, passando davanti all’ex “Gigi ranch”, ammettono di provare un senso di tristezza, per l’abbandono protratto nel tempo. Chi ci lavorava, a distanza di trent’anni, ha sbirciato dentro, riconoscendo a stento il tempio di bistecche, polli arrosto, fritture di pesce e impanature.
La pulizia del Comune
L’immobile è di proprietà del Comune di Trieste, che lo scorso anno è intervenuto con un massiccio intervento di pulizia e rimozione di rifiuti ingombranti. Attualmente il piccolo fabbricato fa parte del piano di alienazioni, è destinato quindi ad essere messo in vendita entro il 2025.
È il 2017 quando i cittadini segnalano una situazione di evidente degrado nel sito, dove ormai nessuno lavora più da tanto. Al suo interno viene anche riscontrata la presenza di una persona, un clochard con una sistemazione di fortuna, tra le immondizie sparse qua e là e la struttura fatiscente. Ma sono soprattutto i vandali a introdursi a ripetizione all’interno, dove gli accessi vengo divelti, tutto viene spaccato e talvolta gettato fuori. La situazione peggiora negli anni seguenti, quando c’è pure chi scarica tonnellate di materiali edili e pneumatici, approfittando della boscaglia cresciuta attorno che cela in parte il piazzale attiguo all’ex ristorante.
Nel 2022 il Comune decide di eliminare l’enorme mole di immondizie e rende noto l’elenco completo degli oggetti rinvenuti: parafanghi, parti di carrozzeria, parabrezza, vetri, pneumatici, bitume, guaine catramate, toner per stampanti, tubi e pannelli plastici, materassi, una stufa a gas, mobili, infissi in legno, fusti vuoti, reti metalliche e scarti edili. Spuntano anche frigoriferi, lavatrici e fornelli. Davanti all’ingresso del parcheggio vengono collocati alcuni paracarri e new jersey in cemento, per evitare nuove incursioni.
Le stanze vuote
Da allora, ripulito da tonnellate di immondizia, tutto lo spazio è ben visibile. Dentro e fuori. Resta in piedi ancora l’edificio principale, con una superficie esigua. Malconcio e sporco. Entrando si nota una stanza grande con un bancone fatto a pezzi, un’ex cucina, individuabile per la presenza di una cappa sopravvissuta ai vari danni, e un’altra piccola stanza, forse un magazzino. In un’ala vicina ci sono ancora i servizi igienici. Fuori, ad aumentare la superficie utilizzabile d’estate, una grande veranda, le cui vetrate sono andate completamente distrutte, così come porte e infissi della palazzina. A terra, sul pavimento dell’ambiente principale, sembra sia scoppiato anche un incendio, con una parte delle piastrelle annerite, oltre a mucchi di legni, mattoni e fili sparsi dappertutto. Fino a qualche anno fa il bancone era ancora intanto, anche se rovinato, c’erano specchi e mensole alle pareti. Una dispensa e parte della cucina. Tutto rimosso o ridotto ormai a un tappeto di detriti.
L’ultima insegna
Fuori rimane ancora un’insegna della trattoria, forse il nome dell’ultima gestione. Si legge “La cucina casalinga”. E stranamente è quasi intatta, nemmeno troppo sudicia.
La copertura esterna invece è stata parzialmente demolita dai vandali, cocci e vetrate sono finiti nel cortile esterno e nel giardino, dove ormai non esiste più un confine tra la proprietà e il bosco vicino. Ed è qui che venivano sistemati ogni estate sedie e tavolini, ed è sempre qui che nelle serate danzanti c’era musica e così tante persone che in alcune occasioni lo spazio faceva fatica a contenere tutti. Tra le macerie sparse, resta un tocco di colore. Un grande murales sul muro dell’edificio rivolto all’esterno, con vele e gabbiani bianchi, sull’azzurro di cielo e mare. Che stonano con lo scenario post apocalittico tutto attorno.
L’idea
L’immobile sarà venduto dal Comune, anche se Nadia Bellina, del “Consorzio Centro In Via – Insieme a Opicina” ha un’altra idea, «credo sarebbe perfetta come area dove organizzare le attività dei Vigili del Fuoco per bambini e ragazzi, come l’iniziativa “Pompieropoli” per i più piccoli o comunque momenti di divulgazione e promozione della sicurezza. Presenterò la proposta. Speriamo sia recepita».
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