Trieste, la Soprintendenza apre alla demolizione della Sala Tripcovich

La numero uno di Palazzo Economo Bonomi: «Possibile rimuovere il vincolo se in gioco c’è la riqualificazione di tutta l’area»
Lasorte Trieste 25/07/19 - Sala Tripcovich
Lasorte Trieste 25/07/19 - Sala Tripcovich

TRIESTE La Soprintendenza apre alla demolizione della Sala Tripcovich, ormai chiusa dal 2017, e alla conseguente rimozione del vincolo delle Belle arti. A una condizione però: che ciò avvenga nell’ambito della «prosecuzione della riqualificazione della piazza verso Porto vecchio». Ed è proprio questo il concetto che sta dietro alla recentissima proposta del Municipio, raccolta in un fascicolo arrivato sulla scrivania della soprintendente Simonetta Bonomi. Una proposta che prevede un investimento da 2 milioni di euro.

Gli uffici tecnici del Comune hanno dato quindi una decisiva accelerazione all’iter che, appunto, Soprintendenza permettendo, metterebbe in pratica l’idea che il sindaco Roberto Dipiazza accarezza già dal suo primo mandato, per la precisione dal 2004. L’obiettivo è rimasto lo stesso: abbattere la sala - che, per poter riaprire, avrebbe bisogno oggi di un restauro da a 1,5 milioni -, e valorizzare così l’ingresso alla città e all’antico scalo. Dopo mesi di lavoro sul progetto (Rup è il direttore dei Lavori pubblici Enrico Conte), ora il momento è propizio, soprattutto in vista dell’attuale cantiere di piazza Libertà (sotto l’egida del direttore del Dipartimento Mobilità Giulio Bernetti), che coinvolge in primis la viabilità. In quest’ottica, dunque, s’inserisce il piano per sottrarre all’incuria l’area di largo Città di Santos, che prima dei lavori era in balia di parcheggi selvaggi e sporcizia in ogni angolo.

«È un progetto interessante - afferma la direttrice di palazzo Economo -. Lo esamineremo, è arrivato da qualche giorno. Vedremo se approvarlo. Lo ritengo comunque probabile, perché c’è una riqualificazione significativa della seconda parte della piazza della Stazione. È vero, noi stessi abbiamo condotto a suo tempo una battaglia per vincolare l’edificio. Oggi però, vedendo il progetto che porterà a un miglioramento generale della piazza, non possiamo non fare una valutazione complessiva, di bilanciamento. La questione non è demoliamo la Tripcovich, ma è più ampia. Se non si demolisce, non si riqualifica la piazza».

Il progetto preliminare presentato a Palazzo Economo, per cui è già prevista la copertura finanziaria, è stato affidato allo studio Gasperini. Nello specifico, una volta chiuso il capitolo viabilità e raso al suolo il teatro, il progetto contempla «la realizzazione di una vera e propria piazza - spiega l’assessore all’Urbanistica Luisa Polli -, la piantumazione di nuovi alberi (dopo l’abbattimento, lo scorso autunno, di dieci fusti storici proprio di fronte alla stazione delle corriere, con tanto di protesta di Legambiente e Italia Nostra, ndr) e lo spostamento della statua di Sissi dal giardino di piazza della Libertà. L’intento è quello di far ritornare gli spazi come un tempo», quando, come ricorda anche la soprintendente, l’attuale area di piazza della Libertà e di largo Città di Santos formava un grande piazzale suddiviso in due blocchi di giardini.

Bonomi si astiene, per ora, comunque, dal dare un parere definitivo, anche perché il fascicolo, come sottolinea, deve passare il successivo esame della Commissione regionale Patrimonio culturale. L’ente è «un organo collegiale del ministero - spiega Bonomi -, all’interno del nostro Segretariato regionale, che ha competenze in materia di tutela: darà il parere se l’edificio si può demolire oppure no e di conseguenza sulla rimozione del vincolo». Nell’ordine, dunque, sarà prima la Soprintendenza, che ha a disposizione 120 giorni, a valutare il progetto e preparare l’istruttoria da presentare alla Commissione, che si riunisce una volta al mese. Quest’ultima, però, può anche decidere di appellarsi a un organo superiore, il Comitato tecnico del Mibac. Probabilmente, se tutto filerà liscio, entro la fine dell’anno si potrebbe scoprire l’esito di palazzo Economo. Poi, il Comune deve bandire la gara e affidare il progetto definitivo. Se ne riparla quindi nel 2020. —


 

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