La Tripcovich sarà demolita in autunno Parte l’iter burocratico per abbatterla



La Sala Tripcovich ha i mesi contatti. L’autunno, in coerenza stagionale, sarà il periodo delle esequie. Il Comune, che ha condotto un primo contatto esplorativo con la Soprintendenza, è pronto ad aprire ufficialmente il dossier “abbattimento”. Nessuno parla a microfono acceso, ma chi sa annuisce.

Innanzitutto gli uffici dei Lavori Pubblici devono preparare il fascicolo da inoltrare a palazzo Economo per ottenere il venir meno del vincolo, poi devono armare il progetto di demolizione che farà un passaggio deliberativo in giunta in quanto inserito nella riqualificazione (in corso) di piazza Libertà. Ma soprattutto bisogna trovare i quattrini per radere al suolo l’ex stazione delle autocorriere anni Trenta, trasformata in teatro all’inizio del decennio Novanta.

Serviranno, a occhio e croce, 600 mila euro ma necessiteranno altre risorse (un paio di milioni) per completare l’intervento sull’intera piazza: se il Carciotti troverà un estimatore mercoledì 24 corrente mese, la questione finanziaria sarà risolta. Anche se resterà da capire il destino dello scambio Carciotti/Caserma via Rossetti con Cassa depositi e prestiti, di cui si parlava la scorsa primavera.

Torniamo al punto. Connesso alla demolizione della Tripcovich dovrebbe - meglio usare ancora il condizionale - essere il trasferimento del monumento a Sissi dall’attuale sito: non è però chiara quale sarebbe la nuova, precisa sistemazione della sfortunata consorte di Francesco Giuseppe, perchè, se traslocherà al posto della defunta Tripcovich, si correrà il rischio che la statua vada a coprire gli storici accessi a Porto vecchio. E allora che senso avrebbe “asfaltare” la sala?

Si vedrà. Intanto la volontà del sindaco Dipiazza, da sempre convinto sostenitore dell’abbattimento, è in procinto di concretizzarsi. La demolizione di una sala da 900 posti dotata di buona acustica non crea remore al primo cittadino, il quale ritiene che il prossimo varo del Centro congressi (primavera 2020) in Porto vecchio metterà a disposizione una struttura molto più moderna e molto più capiente. Argomento che aveva finito con il convincere anche i dubbiosi (come Bruno Marini) del centrodestra. Quindi per Dipiazza non esistono più alibi: delenda Tripcovich. A questo il sindaco aggiunge la considerazione che dal punto di vista manutentivo la sala non è certo in gran forma e rimetterla in sesto sarebbe alla fine anti-economico.

In verità il destino della Tripcovich era praticamente segnato da quando nell’autunno dello scorso anno il Comune e la Fondazione Verdi avevano definito un accordo, per cui la Tripcovich (valore 1 milione 170 mila euro) veniva scambiata con un magazzino alle Noghere (valore 3,1 milioni di euro) dove il teatro avrebbe potuto stivare gli apparati delle scenografie. Operazione compiuta a fini contabili per patrimonializzare l’ente lirico. Alla fine del 2018 le opposizioni “dem” e pentastellata avevano contestato l’orientamento giuntale incline all’abbattimento.

L’edificio venne progettato a metà anni Trenta da Giovanni Baldi e Umberto Nordio, allo scopo di dotare di un terminal per corriere la zona prossima a Trieste Centrale. Dopo un mezzo secolo di attività, la realizzazione di una nuova autostazione all’interno del Silos “liberò” il vecchio stabile, che, su progetto di Dino Tamburini, con il co-finanziamento di Regione-Comune-Tripcovich, venne recuperato per sostituire il Verdi interessato a interventi manutentivi. —



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