Un grande fermento e tante idee, con maestri indimenticabili
L’occupazione della Facoltà di Lettere e Filosofia, che segnò l’inizio del movimento studentesco universitario sessantottino a Trieste, nacque su un terreno particolarmente fertile. La facoltà poteva...
TRIESTE L’occupazione della Facoltà di Lettere e Filosofia, che segnò l’inizio del movimento studentesco universitario sessantottino a Trieste, nacque su un terreno particolarmente fertile. La facoltà poteva contare infatti su un nutrito gruppo di “buoni maestri”, docenti capaci e innovativi, eredi dei valori della Resistenza, che avrebbero partecipato all’occupazione in modo dialettico e costruttivo. Molti studenti compresero l’importanza di affiancare alle loro rivendicazioni e al loro dibattito i docenti, quelli che “stavano dall’altra parte” ma sarebbero stati interlocutori importanti per raggiungere gli obiettivi.
Parte da questo presupposto la storica triestina Marina Rossi, che nel testo di suo pugno che vi proponiamo per questa nona puntata dedicata al ’68 triestino, ricorda il grande fermento culturale dell’epoca. Che coinvolse le arti più amate dai triestini, dal cinema al teatro, con una grande vivacità dei circoli di partito: al Morandi si promuovevano dibattiti di forte spessore culturale, rammenta la storica, che attraevano un pubblico giovane, in larga parte artefice attivo del movimento studentesco.
L’idea di dare vita a un mondo più giusto, che fu la linfa del movimento di quegli anni, portò gli studenti a interessarsi non soltanto alle questioni strettamente legate alla vita universitaria, ma ad espandere la presa di coscienza collettiva a tutto ciò che accadeva nel mondo: dalle lotte dei braccianti a Battipaglia e ad Afragola al Movimento di Liberazione in Congo.
«Tutto ciò che riguardava il mondo - sottolinea Rossi - riguardava anche noi».
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