Quando la protesta passava attraverso note, droghe, viaggi

Il ’68 è un anno da ricordare nella storia della discografia mondiale, perché segnò il debutto di gruppi memorabili. 

TRIESTE Il ’68 è un anno da ricordare nella storia della discografia mondiale, perché segnò il debutto di gruppi memorabili. Fu l’anno in cui uscì il primo disco dei Creedence Clearwater Revival, uno dei gruppi di maggior successo degli anni Sessanta e Settanta negli Stati Uniti, la cui fama raggiunse anche, contagiandole, le band di giovani musicisti locali. Sempre nel ‘68 esordirono con il primo disco i Deep Purple, in una formazione molto diversa da quella che avrebbe dato loro la celebrità anni dopo, ma l’impronta di rock psichedelico con accenti progressive di “Shades of Deep Purple” ritornerà. Nello stesso anno uscì il secondo album in studio dei Pink Floyd, “A Saucerful of Secrets", che segnò il passaggio di consegne tra i due chitarristi, il fondatore Syd Barrett e David Gilmour. Album di debutto nel ’68, “This was”, anche per il gruppo progressive inglese Jethro Tull, capitanato da Ian Anderson con il suo inconfondibile flauto, che in Inghilterra ebbe un grande successo.



Dopo aver raccontato l’occupazione a Lettere, con cui ebbe inizio la protesta a Trieste, poi l’occupazione dell’Università Nuova, aver parlato di femminismo e del movimento degli studenti, in questa quinta puntata della serie d’interviste dedicate al ’68 triestino e ai suoi protagonisti, parliamo di note ascoltate e suonate, di pacifismo, di droghe, di viaggi che cambiano la vita con Gino D’Eliso, musicista, regista, divulgatore scientifico.

Nato a Trieste da genitori pugliesi, D’Eliso si è laureato in Filosofia, con una tesi di laurea in psicologia applicata, proprio in quegli anni nell’ateneo giuliano (nella foto, indiani metropolitani in piazza Goldoni).


 

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