Entrano all’ateneo i diplomati tecnici e la “base” cambia pelle

La composizione sociale del movimento universitario triestino si configurò in maniera nettamente diversa da quando iniziò nel ’68, con l’occupazione della facoltà di Lettere, a quando si sviluppò negli anni immediatamente successivi, con la ben più partecipata occupazione dell’Università nuova.

TRIESTE La composizione sociale del movimento universitario triestino si configurò in maniera nettamente diversa da quando iniziò nel ’68, con l’occupazione della facoltà di Lettere, a quando si sviluppò negli anni immediatamente successivi, con la ben più partecipata occupazione dell’Università nuova.



In partenza gli studenti che vi aderirono appartenevano principalmente alla borghesia benestante, ma nel ’69, grazie alla legge del parlamentare socialista Tristano Codignola che aprì l’accesso alle università anche ai diplomati degli istituti tecnici, il panorama cambiò completamente.

L’Università perse in parte il suo carattere elitario, le iscrizioni aumentarono e nell’ateneo triestino iniziarono ad arrivare i friulani, che prima d’allora non s’erano praticamente mai visti. Cambiarono così anche le rivendicazioni del movimento, concentrandosi maggiormente sulle questioni del diritto allo studio.

C’erano i problemi dei pendolari e dei fuorisede da risolvere: ce ne parla nella quarta intervista dedicata al ’68 il triestino Mauro Gialuz, membro dell’associazione “Quelli del ’68” e presidente dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, che partecipò al movimento studentesco fin dall’inizio e lo seguì nelle sue successive evoluzioni.

Per Gialuz il ’68 è stato «l'unico momento in cui, in questa regione lacerata prima dalla guerra e dopo dal Dopoguerra, ragazzi e ragazze diversi per cultura, estrazione sociale e lingua hanno cementato amicizie, capacità di dialogo e di confronto».


 

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