Dal Friuli per studiare a Trieste, il percorso di formazione di un giornalista
Furono tanti i friulani che a partire dal ’68 arrivarono a Trieste per frequentare l’università. All’inizio i pregiudizi molto forti da ambedue le parti non favorirono il dialogo: gli studenti che...
TRIESTE Furono tanti i friulani che a partire dal ’68 arrivarono a Trieste per frequentare l’università. All’inizio i pregiudizi molto forti da ambedue le parti non favorirono il dialogo: gli studenti che dal Friuli arrivarono nel capoluogo giuliano si scontrarono con una realtà diversa, che non sempre li accolse a braccia aperte.
D’altra parte la diffidenza era reciproca. Ce lo racconta con dovizia di particolari in quest’intervista, la nona della serie dedicata al ’68 triestino, l’udinese Cesare Sartori, che giunto a Trieste per frequentare la facoltà di Filosofia ci mise un po’ per integrarsi con i locali. Ma grazie agli anni triestini scoprì la propria passione per la politica, che lo spinse a lasciare l’università alla fine del 1970 per trasformare questa passione in un lavoro. Fece il politico a Udine per una manciata d’anni, finché «non capii - racconta - che la politica di professione era fatta per gente con uno stomaco più robusto del mio, e con sopra molto più pelo». Si ributtò nello studio, prese la laurea e si trasferì in Toscana, dove vive tuttora e dove ha lavorato per trent'anni come giornalista al quotidiano la «Nazione».
Dal suo racconto degli anni della contestazione emerge quello che fu uno dei punti di forza del movimento: la giovane età dei suoi membri, che fece sì che la presa di coscienza politica andasse di pari passo con il passaggio all’età adulta.
Nella foto, Cesare Sartori, all’epoca segretario della Fgci, in sala Ajace a Udine nel 50° di fondazione del Pci. Accanto a lui si intravede Mario Lizzero, (nome di battaglia Andrea, commissario politico delle Brigate Garibaldi, uno dei fondatori della Repubblica libera di Carnia dal 26 settembre al 10 ottobre 1944, la più vasta zona liberata di tutto il nord d'Italia). Al suo fianco sedeva Gastone Gensini, relatore principale arrivato da Roma.
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