Ue al bivio tra consolidamento interno e allargamento ai Balcani occidentali

Le nuove sfide del vecchio continente al centro di un dibattito a Gorizia con Rupel e Antonione

Alex Pessotto
Gli esponenti di governo: l’ex ministro sloveno Rupel e l’ex sottosegretario Antonione
Gli esponenti di governo: l’ex ministro sloveno Rupel e l’ex sottosegretario Antonione

Quanto è opportuno accelerare il progetto di allargamento verso Est dell’Unione europea, di cui si parla ormai da vent’anni, e quanto invece è consigliabile, prima, riscrivere e chiarire le regole di base del “condominio” europeo? Per rispondere a questa domanda, tanto attuale quanto complessa, è stato organizzato mercoledì un convegno al Trgovski dom di Gorizia ispirato alla figura di Demetrio Volcic.

 

Non a caso una sua immagine era fissa, alle spalle dei quattro interlocutori che, sull’argomento, si sono confrontati: Dimitrij Rupel, già ministro degli Esteri sloveno, e Roberto Antonione, già sottosegretario italiano agli Esteri, a interloquire con Livio Semolič, segretario regionale Skgz, e Paolo Possamai, direttore editoriale del gruppo Nem.

Paolo Possamai
Paolo Possamai

«Quello dell’allargamento è un tema all’attenzione dell’agenda politica da più di quindici anni – ha affermato Antonione –. Certo, c’è stato un momento in cui questo processo poteva avere un’accelerazione, ma, con una motivazione tutto sommato strumentale, legata alla sistemazione delle regole interne, si è rallentato prima e bloccato poi. Le procedure per l’allargamento erano già scritte, ma, da parte dei Paesi dell’Ue, non c’è stata la volontà di procedere in quella direzione».

«Il risultato è che ora – ha continuato Antonione – se parliamo di allargamento, sorge una domanda: se non andiamo d’accordo tra di noi, come possiamo pensare di far entrare altri Paesi nell’Ue? A mio avviso, però, si tratta di una scusa per non andare avanti in questo processo. Anche perché oggi lo scenario geopolitico è un altro, a partire dal fatto che agli inizi degli anni Duemila i rapporti con gli Stati Uniti e la Russia erano profondamente differenti. Di fatto, se non riusciremo a creare un’Unione Europea capace di interloquire ai massimi livelli su temi come, per esempio, difesa, energia, economia, finiremo per essere irrilevanti. Prima ancora dell’allargamento, dobbiamo quindi pensare al consolidamento».

Il pubblico in sala. Foto Marega
Il pubblico in sala. Foto Marega

L’incontro, trattando appunto dell’allargamento, non poteva non prendere in considerazione ciò che sta avvenendo in Serbia.

«A Lubiana, nel periodo precedente all’ingresso della Slovenia nell’Ue, c’era grande fermento. Ora a Belgrado sta avvenendo una cosa simile – ha dichiarato Dimitrij Rupel rispondendo alle sollecitazioni di Possamai e Semolič –. Sì, c’è un fil rouge che lega più Paesi del Vecchio Continente desiderosi di entrare a far parte dell’Ue (oltre che alla Serbia, penso all’Ucraina), ma la situazione, in confronto a quella che viveva la Slovenia, è più complicata. E non è un caso che l’entrata nell’Unione Europea sia avvenuta prima per gli Stati dell’Ovest che dell’Est visto che i primi sono più strutturati, mentre nei secondi si rilevano composizioni diverse a livello demografico e democratico».

Ancora Rupel: «La Serbia ha avuto un sussulto, un risveglio quando Milošević è stato consegnato al Tribunale penale internazionale per i Crimini nell’ex Jugoslavia, ma non dimentichiamoci che l’attuale presidente Aleksandar Vučić era stato ministro durante il suo governo. Ora, il premier Vučević si è dimesso, ma il presidente non ha intenzione di fare lo stesso. Io, in lui, non ho molta fiducia».

Nel complesso, anche da parte dell’ex ministro degli Esteri sloveno, le conclusioni in materia di allargamento dell’Ue sono state paragonabili a quelle di Antonione: «Prima che l’entrata della Serbia – ha concluso Dimitrij Rupel – è appunto determinante riflettere sul consolidamento dell’Unione Europea e, in quest’ottica, è importante capire come stanno cambiando i rapporti con gli Usa. E, riguardo al consolidamento, dobbiamo essere gelosi di ciò che rappresentano i valori dell’Europa, come dobbiamo essere attenti a mantenerli. Dal mio punto di vista, sarà difficile che i Paesi del Vecchio Continente rallentino i legami con le sovranità nazionali. Per il resto, sono pronto ad accettare un’Unione Europea come federazione, anche se credo che valga la pena mantenerla come confederazione, magari con le soluzioni dell’esercito unico e, appunto, del rafforzamento di ciò che l’Ue dovrebbe essere».—

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