Gorizia, Ziberna: «In arrivo casa per casa 17 mila lettere su Go!2025. Sogno di ospitare il Papa»
A tre mesi dall’inaugurazione il sindaco annuncia una nuova campagna informativa. «Rafforzerà l’entusiasmo. I cantieri? Un azzardo ma è stato giusto puntare in alto»
«Non siamo in ritardo. Ogni cosa a tempo debito». Rodolfo Ziberna ripete il concetto come un mantra, accompagnandolo spesso a metafore legate alla vita domestica («se faccio un invito per cena, non mi aspetto che gli ospiti arrivino alle tre di pomeriggio, quando non ho nulla di pronto. È solo poco prima di andare a tavola che svelerò davvero tutte le carte»). Un messaggio che il sindaco di Gorizia rivolge prima di tutto a quei concittadini - e che ce ne siano, lui stesso lo sa bene - che, di fronte all’assenza di grandi risultati visibili prodotti finora dall’operazione Go!2025, chiedono di fare di più. Tra l’altro, annuncia, per superare scetticismi e suscitare quella partecipazione emotiva che in questa fase è un po’ mancata, partirà a breve una massiccia campagna informativa con 17 mila depliant distribuiti in tutte le cassette della posta e altri 8 mila in hotel, locali e negozi.
Sindaco, mancano esattamente tre mesi all’inaugurazione della Capitale europea della Cultura. Come procede l’organizzazione?
«Beh, abbiamo mille cose da fare, è naturale. Se fai una cena con 12 persone, fino a un’ora prima dell’arrivo dei commensali sarai nel caos. Così è per Go!2025. I problemi sono all’ordine del giorno, le complicazioni non mancano mai. Del resto è naturale quando fissi l’asticella molto in alto. E noi così abbiamo fatto, basti pensare a tutti i cantieri avviati».
L’organizzazione è resa particolarmente complessa dalla doppia regia dell’evento. Si riesce a far viaggiare alla stessa velocità la macchina italiana e quella slovena?
«Da questo punto di vista la sfida non è difficile, è difficilissima. A differenza di quanto accade nelle altre Capitali - dove la struttura è molto più agile, con una persona sola al vertice attorniata da una serie di responsabili dei singoli settori -, noi abbiamo tanti coprotagonisti. Ci sono il Gect, lo Zavod, i Comuni, la Regione, i due Stati... Tanti galli nello stesso pollaio, tanta competizione in un certo senso. Ma anche tanta diversità e ricchezza. Una struttura unica avrebbe omologato le due realtà. Mentre noi, pur essendo complementari, non siamo omologabili. E questo è un valore aggiunto che si tradurrà anche in una ricchissima offerta di piccoli eventi. Quelli che veramente decreteranno il successo di Go!2025».
E i grandi eventi allora?
«Quelli non hanno niente a che fare con lo spirito delle Capitali della Cultura. Pensi a Matera: nessuno ricorda un grande evento legato a quella manifestazione. E anche alla Commissione europea di concertoni e mega mostre interessa poco: ciò che interessa in modo maniacale è solo la cerimonia di inaugurazione».
E Alanis Morrisette allora?E la band di Jaret Leto? E Sting? E gli attesi, seppur ancora misteriosi, concerti all’aeroporto?
«Quelli ci saranno, ma non hanno nulla a che vedere con la Capitale. Tant’è che nel Bid Book non ne compare nemmeno uno. E vuole sapere perché? Perché un artista di quel calibro non esprime la cultura del territorio, che è l’essenza vera di questo riconoscimento. Lo show dei Pink Floyd lo puoi vedere a Roma, come a Londra o a Barcellona. Con Gorizia e Nova Gorica c’entra poco o nulla».
Quindi i grandi eventi da una parte si promuovono e dall’altra si bistrattano?
«I grandi eventi rappresentano qualcosa di importante ma diverso. Sono un volano, un traino turistico per attrarre visitatori diversi da quelli della Capitale della cultura. Portare a Campo volo un artista di grido, significa spingere magari il fan di Berlino a chiedersi: «Dove suona quel gruppo? A Gorizia? E dov’è Gorizia? Ah sì quella piccola città che quest’anno è Capitale europea della Cultura. L’obiettivo nostro è entrare in un network, in un circuito virtuoso che “sfrutti” la Capitale e porti risultati negli anni a venire».
Qualche grande evento è stato finora annunciato. A quando il programma dettagliato dei piccoli? Lo chiedono anche molti operatori culturali.
«Il programma e il calendario ci sono già, basta chiederli. È sufficiente informarsi in Comune e la data utile si scava. Solo pochi giorni fa mi ha contattato uno stretto collaboratore di Uto Ughi per propormi un possibile concerto del maestro a fine febbraio. Ne abbiamo parlato e la data si è trovata. Chi sostiene il contrario, si è mosso evidentemente con superficialità».
I goriziani, per indole, sono in genere poco propensi ai grandi slanci emotivi. Come le sembra stiano vivendo l’avvicinamento al debutto?
«Sono freddini, è indubbio. Ma lo erano anche i materani a tre mesi dall’inaugurazione come mi ha raccontato il loro sindaco. Poi lì le cose sono cambiate rapidamente perché tutti hanno intravisto il ritorno economico dell’operazione. Qui, è vero, c’è ancora dell’indifferenza, mista in qualche caso ad ostilità. Molti vedono al momento solo i lati negativi dell’operazione. Non ho un bar, si chiedono, e quindi cosa ci guadagno? Oppure temono di non trovare più parcheggio, di avere difficoltà a prenotare al ristorante, di vedere tutte le risorse del comune drenate da Go!2025».
E come si fa allora per far appassionare davvero la città e i suoi cittadini alla Capitale?
«Bisogna far arrivare la narrazione giusta. A breve quindi, probabilmente a fine novembre, distribuiremo in tutte le 17 mila cassette delle lettere di Gorizia - oltre che nei locali e negli alberghi e in tutti gli eventi istituzionali - delle pubblicazioni di 16 o 20 pagine studiate apposta per trasmettere entusiasmo, spiegare qual è la “vision”, racconteremo cosa è stato fatto per Go!2025 e cosa lascerà in eredità alla città del 2026, 2027 e anni successivi. Partendo dai lavori pubblici: quei 14 grandi cantieri - dalla Casa Rossa ai Giardini pubblici, dalla Valletta del Corno al parcheggio di via Manzoni - che mi sono impuntato a voler aprire tutti insieme, anche se il loro pensiero continua a togliermi ogni notte ore di sonno. Quella è la decisione presa quest’anno di cui vado più orgoglioso».
E il peggior errore che crede di aver fatto invece, sempre parlando di Go!2025?
«Probabilmente non aver avviato prima una campagna di comunicazione che facesse arrivare a tutti il senso profondo di questa straordinaria occasione. Un traguardo raggiunto da due popoli che fino a pochi anni fa si davano le spalle e ora camminano insieme per mano. Avremmo dovuto coinvolgere la città a inizio percorso, non verso la fine, ma le risorse che avevamo a disposizione erano limitate».
In conclusione esprima un desiderio: chi vorrebbe portare come super ospite a Go!2025?
«Faccio due nomi: Mattarella e Pahor, persone a cui sono legato da grande amicizia e stima».
Questa risposta non vale: loro ci saranno già. Deve puntare più in alto.
«Ok. Il vero sogno sarebbe riuscire a portare Papa Francesco, magari assieme ad altri leader religiosi, per mandare da Gorizia e Nova Gorica un autentico messaggio di pace e fratellanza al mondo intero».
Difficile ma non impossibile. Vi siete già mossi con il Vaticano?
«Diciamo che qualche passo, sì, è stato fatto».
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