Go!25: storie di prepustnica, confini e famiglie divise pronte a una nuova idea di futuro
I racconti raccolti in piazza Transalpina alla cerimonia di inaugurazione di Go!25
![La cerimonia di sabato 8 febbraio in Transalpina (foto Bumbaca, Marega, Carnevalari)](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/1h5x6nsrnabposluhvc/0/transalpina-jpg.webp?f=16%3A9&w=840)
La cerimonia d’inaugurazione istituzionale è per pochi: ci sono le autorità, i giornalisti e le 1.500 persone che sono riuscite a prendere un biglietto. Ma sono molti di più quelli che vorrebbero entrare e partecipare alla festa. D’altro canto per ogni goriziano il confine ha segnato la storia familiare se non direttamente la vita.
Tutti quelli che si affacciano alla piazza hanno racconti di frontiera: ricordano il lasciapassare, la prepustnica, che doveva essere usata per andare a trovare i parenti, il piccolo contrabbando per portar loro qualcosa che al di là della cortina di ferro non si trovava o costava troppo e ai temuti controlli della polizia. C’è poi chi ricorda che quando saliva sul colle del Castello negli anni dell’università scorgeva i carri armati, come Timoteo Bon. E c’è anche chi, come Alessandra Bettini, a Gorizia ci è arrivata perché la famiglia di Verona con il confine ci lavorava: erano spedizionieri.
Quasi tutti – tranne chi non era ancora nato – erano lì nel 2004, quando la Slovenia è entrata nell’Unione europea e si è abbattuto simbolicamente il muretto di Gorizia che divideva in due proprio quella piazza. «Non era così, tutti potevano entrare», mugugna qualcuno. Questa volta invece ci sono le transenne, non per dividere i due Paesi ma per contingentare gli ingressi.
Per assistere alla cerimonia si entra dal lato sloveno e si esce dal lato italiano. La security è rigida: passa solo ed esclusivamente chi ha il biglietto e si è registrato. Molti ci provano lo stesso. Rimangono delusi. «Dovremo andare a guardare la cerimonia da uno dei maxischermi allestiti in città? Non è la stessa cosa...», si lamenta una signora. La percezione è che essere in quella piazza, vedere i due presidenti inaugurare la capitale, sia qualcosa da vivere.
Anche dentro la piazza non ci si muove facilmente, è divisa in vari settori. Ma si può parlare al di là delle transenne. Tra le prime file nel pubblico, le uniche che riescono a intravedere il palco direttamente – la maggior parte di chi è in piazza guarda quel che succede dai maxi-schermi – c’è Federico Portelli, presidente del Consiglio comunale nel 2004: «È bello vedere che questo giorno è così condiviso, non era così all’epoca. Una parte dei goriziani non si avvicinava a questa piazza», commenta. Non lo dice in tono polemico, ma per far capire come questi 20 anni hanno lasciato un segno importante. Ci sono anche i due sindaci di allora, ormai diventati amici. Nonostante la visuale sia tutt’altro che perfetta, c’è una calca pronta con il telefonino per cogliere con un video l’ingresso dei due presidenti, Sergio Mattarella e Nataša Pirc Musar. Anche se nelle riprese non saranno nemmeno grandi quanto un francobollo sarà la testimonianza con cui si potrà dire: «Io c’ero».
Partono gli applausi con l’arrivo delle prime autorità, i due sindaci di Gorizia, Rodolfo Ziberna e di Nova Gorica, Samo Turel, il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga. Da lì a poco ecco l’ingresso di Mattarella e Pirc Musar, a braccetto. Si fermano sotto il palco e ascoltano gli inni, sloveno, italiano e quello europeo: l’inno alla Gioia. A condurre la cerimonia – in italiano e sloveno – sono Lara Komar e Eugen Ban. Anche se i saluti istituzionali sono molti il tempo vola. Arriva la canzone “Skupaj/Insieme”, il cui testo è parte in italiano, parte in sloveno, cantata dallo sloveno Boris Benko e la goriziana Tish accompagnati dal coro transfrontaliero composto dai ragazzi di scuole al di qua e al di là del confine, tutti vestiti con un poncho verde acqua, il colore smeraldo del fiume Isonzo che contraddistingue la manifestazione. Mentre si muovono assomigliano al fluire delle acque. Alla fine due ragazzini del coro, l’italiano Elia e la slovena Pia, con i due sindaci premono il bottone che inaugura l’anno delle due Gorizie dopo il conto alla rovescia. E poi escono di scena mano nella mano con Mattarella e Pirc Musar.Generazioni diverse, insieme, che guardano al futuro. E parte l’esplosione di coriandoli, azzurri e bianchi.
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