Dal 21 giugno in mostra al Museo di Santa Chiara di Gorizia il tesoro dell’Arcidiocesi

La mostra intitolata “Da Aquileia a Gorizia” sarà formata da 170 pezzi. E in autunno aprirà il percorso fotografico sulla riforma di Franco Basaglia

Alex Pessotto
Il busto reliquiario di San Taziano (foto Sclauzero)
Il busto reliquiario di San Taziano (foto Sclauzero)

C’è una data: è quella di sabato 21 giugno. Nell’occasione, infatti, un mese e mezzo dopo la chiusura del progetto dedicato a Ungaretti, verrà inaugurata la nuova mostra del Museo di Santa Chiara: “Da Aquileia a Gorizia. Il tesoro dell’Arcidiocesi”. Si chiuderà domenica 28 settembre, senza possibilità di proroghe. Curatore scientifico sarà Alessio Persic, mentre il direttore dell’esposizione sarà Marino De Grassi.

Per il resto, è già definita anche l’altra mostra che, negli stessi spazi, aprirà in autunno per andar avanti fino a primavera: un’esposizione incentrata su Franco Basaglia con fotografie di Gianni Berengo Gardin, Raymond Depardon e Ferdinando Scianna.

 

La pala del Guardi
La pala del Guardi

 

“Da Aquileia a Gorizia. Il tesoro dell’Arcidiocesi” sarà formata da più di 170 pezzi tra dipinti, incisioni, carte geografiche, libri e oggetti liturgici, tra cui alcuni paramenti. E l’iniziativa, nota curiosa e, tutto sommato, particolare, è riuscita a metter d’accordo importanti istituzioni del territorio, che presteranno i materiali: Musei Provinciali, Biblioteca del Seminario teologico centrale, Biblioteca statale isontina, Fondazione Coronini Cronberg, Fondazione Carigo, oltre al Museo Revoltella di Trieste, al Museo archeologico nazionale di Aquileia e ai Musei diocesani di Udine e di Concordia-Pordenone. Altre opere giungeranno poi dal Museo nazionale di Lucca.

 

A far, per così dire, la parte del leone, sarà l’Arcidiocesi, con più di 90 pezzi prestati, tra cui uno dei più belli e importanti: la grande pala di Gianantonio Guardi, tra i capolavori del Settecento veneziano. Si tratta della Madonna del Rosario, a lungo conservata nella chiesetta di Belvedere d’Aquileia.

Inoltre, non potrà non colpire il visitatore un altro grande dipinto di autore ignoto realizzato per la chiesa di Sant’Ignazio con la nobiltà goriziana che invoca San Francesco Saverio perché faccia cessare la peste. Sempre dedicati alla peste del 1682, verranno esposti tre volumi di Giovanni Maria Marusig. L’epidemia costituirà il terzo focus del percorso. Il primo riguarderà il passaggio, nel 1500, della Contea di Gorizia all’Arciducato d’Austria. Il secondo, invece, si soffermerà sulla figura di Marco d’Aviano.

L’esposizione partirà con alcune lapidi aquileiesi risalenti al primo Cristianesimo per arrivare alla fine dell’Ottocento. Nell’ampia panoramica, molto spazio sarà dedicato alla funzione degli ordini religiosi e, a tal proposito, si potranno vedere le tesi dei gesuiti.

«Sul tema al centro dell’iniziativa, sarà proposto un ampio itinerario – anticipa Marino De Grassi – che rileverà l’importanza del Patriarcato di Aquileia nella vita della comunità e la capacità di Gorizia di assumere un ruolo significativo fino all’istituzione dell’Arcidiocesi. Sarà quindi approfondito il concetto della “pietas” austriaca, il rapporto tra le istituzioni religiose e la Casa imperiale, con una serie di positive ricadute per la popolazione». Tra i materiali in mostra, poi, anche otto codici medievali che vanno dal 1100 al 1400. —

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