La corsa alle Europee della sindaca di Monfalcone Cisint: «Essere stimata significa aver lavorato per il bene della gente»
Dopo il sondaggio swg per nem: il sindaco di Monfalcone
Ha il primato dell’apprezzamento a Nord Est tra chi dichiara di conoscerla. Ma il problema, non banale in una campagna elettorale come quella delle Europee dove si corre da Tarvisio a Piacenza, è che a sapere chi è non sono in molti.
Anna Cisint, però, non se la prende e, di fronte ai dati del sondaggio per i giornali del gruppo Nem che spiegano proprio questo, guarda il bicchiere mezzo pieno. «Forse mi conoscono più come sindaco di Monfalcone – sostiene – che non con il mio nome e cognome. Non lo so. Detto sia questo sia che alla mia età ai sondaggi si dà il peso che meritano, devo ammettere che i risultati mi danno molta soddisfazione. Fa davvero piacere l’affetto nei miei confronti che, nel caso di un amministratore, si trasforma in stima. Penso di aver dimostrato, in questi anni, competenza e capacità. Due qualità fondamentali anche in Europa».
Cisint, quindi, allarga il ragionamento. «Non sono stata sempre in televisione – conclude – perchè il mio lavoro era quello di amministrare la città di Monfalcone. È normale, quindi, che magari sia penalizzata dal punto di vista della riconoscibilità all’esterno del Friuli Venezia Giulia, ma allo stesso tempo essere così apprezzata dimostra che se si lavora per il bene della gente si viene premiati».
Nel frattempo Cisint continua la sua campagna elettorale che ha nell’islam uno dei temi centrali, come dimostrato anche recentemente. «Il processo di islamizzazione – sostiene – non è soltanto un rischio, ma nel nostro Paese sta diventando una concreta realtà che si sviluppa nell’illegalità. L’islam mostra il volto radicale di chi vuole sostituire la legge coranica ai nostri ordinamenti, per imporre nella nostra società comportamenti e modi di vita incompatibili, come quelli che portano alla sopraffazione sulle donne e sulle minori. Dopo le mie denunce, in tutta Italia sta emergendo un contesto di centri islamici e moschee fuori da ogni controllo. I fedeli musulmani sono chiamati a realizzare all’interno del nostro Paese un sistema basato sui precetti islamici in opposizione anche violenta al nostro ordinamento e ai nostri principi».
Cisint entra anche nel dettaglio. «Nelle anagrafi e negli Stati civili degli atti di matrimonio effettuati nei Paesi musulmani come in Bangladesh – sostiene –, ci sono clausole scandalose in cui si “condiziona” il divorzio al coniuge femminile arrivando sino alla “vendita” attraverso la dote delle spose. Inoltre, gli stessi atti prevedono il caso in cui “il marito ha già delle mogli”, ammettono in questo modo la poligamia. Le parti contrattuali più scabrose vengono coperte con degli “omissis” dietro cui si legalizza la sottomissione, la vendita della donna e la poligamia anche in Italia, con tanto di timbro della nostra ambasciata».m.p.
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