Europee, il peso del fattore sorpresa

Il tasso di partecipazione rimane l’incognita più rilevante delle prossime settimane: l’astensione è attesa in crescita
Fabio Bordignon
Un seggio in una foto di archivio
Un seggio in una foto di archivio

Da qui a giovedì prossimo saremo inondati dalle ultime stime sull’esito delle Europee. Gli ultimi botti prima del “buio”, visto che nei quindici giorni che precedono il voto non sarà possibile pubblicare sondaggi.

Ma possiamo davvero attenderci qualche sorpresa dal risultato dell’8-9 giugno?

Il voto continentale, di recente, ha sempre regalato esiti inattesi. Quanto meno nella misura, visto che alla fine sono state le forze che apparivano in maggiore salute, prima del voto, a esibirsi nello scatto finale. E i botti ci sono stati eccome: in particolare la Lega di Salvini, nel 2019, raggiunse il 34%; il Pd di Renzi addirittura il 41%, nel 2014. Entrambi gli attori erano in grande ascesa, così come i loro leader. Che avevano di recente conquistato il governo. Anche il PdL di Berlusconi, nel 2009, pur perdendo qualcosa in termini percentuali rispetto alle Politiche dell’anno precedente, si era largamente affermato come primo partito.

Si tratta di precedenti che potrebbero suggerire l’estensione del consenso per il partito che guida i sondaggi: FdI di Giorgia Meloni. Allo stesso tempo, hanno un suono sinistro per chi si trova al governo. I leader appena citati, seppur in modo diverso, andarono infatti incontro a un rapido declino, dopo quegli exploit. Si potrebbe parlare di “maledizione delle Europee”.

In altre occasioni, liberato dalle logiche di utilità caratteristiche delle competizioni in cui si “sceglie” il governo nazionale, il voto europeo ha favorito formazioni minori. Protagoniste di performance inaspettate: rimane un caso di scuola quello della Lista Bonino, che nel 1999 superò l’8%.

Una spiegazione da non sottovalutare, per le oscillazioni registrate nei test europei, riguarda il non-voto. Proprio il tasso di partecipazione rimane l’incognita più rilevante delle prossime settimane. L’astensione è attesa in crescita. Sarà comunque consistente. E potrebbe colpire in modo differenziato le aree politiche. Dando qualche scossone a un quadro elettorale che, dopo le montagne russe degli ultimi anni, da diversi mesi si presenta insolitamente piatto.

Persino le turbolenze giudiziarie non hanno, almeno per ora, alterato gli equilibri elettorali. Ma 20 giorni sono lunghi e molti elettori, da tempo, scelgono a ridosso del voto.

Nelle prossime ore i sondaggisti scopriranno le ultime carte. Poi scatterà il blackout. Per una norma che, ai tempi del digitale e della politica istantanea, appare fuori dal tempo. Così come suonano un po’ anacronistiche le regole che ci priveranno dell’evento mediatico più atteso: il duello televisivo Schlein vs Meloni. Magari ce ne saranno altri. Magari, altri fattori interverranno a movimentare la campagna. Spostando gli equilibri politici.

Se ciò non accadrà, la vera sorpresa delle Europee 2024 sarà la mancanza di sorprese. —

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