Regionali Fvg, solo sei sindaci sui venti in corsa entrano in Consiglio
Tre a centrodestra, altrettanti a centrosinistra. Tra gli esclusi eccellenti Canciani di Fratelli d’Italia e Casali del Patto
Soltanto sei sindaci sui venti in corsa alle ultime Regionali, tra dimissionari e in carica, sono riusciti a entrare in Aula a dimostrazione di come, ormai, il vecchio assunto che pone i primi cittadini nelle vesti di principali catalizzatori del consenso legato alle preferenze non valga più come in passato.
Se, poi, per i sindaci dei paesi più piccoli in diverse occasioni si potrà comunque mantenere il ruolo nel proprio Comune, il discorso non vale per quelli che andavano a scadenza naturale e hanno scelto di non ricandidarsi per un altro mandato.
Ancora più “grave”, inoltre, è la situazione nei casi di quei primi cittadini di realtà sopra i 3 mila abitanti che si sono dovuti dimettere entro il 29 gennaio e non sono riusciti a entrare in Consiglio perchè restano, di fatto, con un pugno di mosche in mano.
Nell’analizzare il voto di domenica 2 e lunedì 3 aprile, tuttavia, vale la pena di cominciare da chi vedremo nei prossimi cinque anni in piazza Oberdan. I risultati migliori li hanno ottenuti due esponenti di Fratelli d’Italia.
Nel collegio di Pordenone, infatti, Markus Maurmair ha abbandonato in anticipo Valvasone Arzene, ma è stato ricompensato con 2 mila 783 preferenze (di cui 801 nel suo Comune) che gli sono valse il biglietto per Trieste.
Lo stesso destino, quindi, è stato riservato a Mario Anzil. Dimessosi da primo cittadino di Rivignano Teor, ha conquistato 2 mila 555 voti personali – di cui ben 1.034 nel Municipio retto fino a una manciata di mesi fa – e adesso è addirittura in corsa per un posto in giunta.
Sempre nel collegio di Udine, proseguendo, ma con la lista Fedriga, c’è anche Moreno Lirutti fino a inizio anno sindaco di Tavagnacco, eletto in Consiglio con 2 mila 251 preferenze di cui la bellezza di 1.142 proprio nel Comune alle porte di Udine.
Nella fila della nuova opposizione a Massimiliano Fedriga, invece, il risultato più eclatante lo ha ottenuto nel Goriziano Enrico Bullian che da sindaco di Turriaco in carica ha conquistato 1.750 nelle fila del Patto per l’Autonomia di cui, tra l’altro, soltanto 421 nel paese di residenza.
Molto bene, poi, a Udine anche Manuela Celotti che a Treppo Grande ha ottenuto 277 preferenze sulle 1.750 totali e sufficienti a diventare una nuova consigliera regionale del Pd.
Sempre con i dem, tra l’altro, è stato eletto, nel collegio di Tolmezzo, Massimo Mentil grazie a un totale di 1.009 voti personali di cui 213 nella sua Paluzza. Nessuno dei tre nuovi eletti ha dovuto lasciare in anticipo lo scranno da sindaco, ma dovrà farlo adesso in quanto incompatibile con il ruolo di consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia.
Tra chi non ce l’ha fatta, cambiando prospettiva, le delusioni più forti sono, probabilmente, quelle legate a Emiliano Canciani e Gianluca Casali, entrambi con le dimissioni consegnate in anticipo, ma non entrati in Consiglio.
Nel primo caso, l’ormai ex sindaco di Reana del Rojale ha chiuso al sesto posto nella lista di Fratelli d’Italia del collegio di Udine con 1.201 preferenze (delle quali 456 raccolte in casa).
Nel secondo, invece, Casali ha deciso di lasciare Martignacco per cercare l’elezione con il Patto, ma non gli è andata bene visto che i suoi 598 voti personali (con soltanto 256 ottenuti in un Comune di oltre 6 mila abitanti) gli hanno consentito di arrivare soltanto in terza posizione dietro all’eletta Simona Liguori (1.917) e a Walter Tomada (954).
Tanti sindaci sono stati schierati quasi come esponenti di bandiera, ma certamente più di qualcuno era seriamente a caccia di un posto in Consiglio. È il caso, ad esempio, di Mario Della Toffola che andava a scadenza naturale a Polcenigo, schierato da Fratelli d’Italia, ma fermatosi nel Pordenonese a quota 949 preferenze (e 357 nel proprio Comune).
Lo stesso discorso, quindi, vale per Marcello Del Zotto, in corsa con il Terzo polo, al quale i 666 voti personali (e 337 a Sesto al Reghena) non sono utili nemmeno ai fini statistici visto che il Terzo polo con cui era candidato non ha raggiunto la soglia del 4%.
Un destino, questo, che lo accomuna al sindaco Roberto Fedele di Trivignano Udinese passato, tra l’altro, dalle 600 preferenze del 2018 con Progetto Fvg (primo dei non eletti) alle 279 (e appena 91 nel proprio Comune) del 2023 con, appunto, il Terzo polo.
Praticamente identica nel tempo, infine, la performance di Luca Ovan. Il primo cittadino di Colloredo di Mont’Albano, nel dettaglio, aveva raccolto 597 voti cinque anni fa con Progetto Fvg e si è fermato a 529 lunedì (di cui 174 in casa) con la lista Fedriga. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo