Primi vertici sulla giunta Fedriga bis: per gli assessori leghisti le dimissioni dall’aula
TRIESTE Massimiliano Fedriga dice no al manuale Cencelli. E Matteo Salvini, per la Lega, rimarca il principio: gli assessori lascino il posto in Consiglio ai non eletti. Sono le certezze del primo giorno di confronti per la composizione della giunta regionale del Fedriga bis. Confronti «interlocutori», assicurano i protagonisti senza entrare nel merito di nomi e deleghe. Del resto, di faccia a faccia ne seguiranno altri. Già oggi a Roma tra i coordinatori di Lega, Marco Dreosto, Fratelli d’Italia, Walter Rizzetto, e Forza Italia, Sandra Savino.
La prima parola ce l’ha il presidente rieletto, che conferma le indiscrezioni della vigilia, vale a dire l’inserimento nella trattativa anche dell’ipotesi assessore in quota personale, la casella che Fedriga si è conquistato con i 65mila voti extraliste, il 16% del totale. Una novità (nemmeno troppo a sorpresa) rispetto a uno schema di partenza che potrebbe comunque reggere (vale a dire tre assessori ciascuno a Lega, FdI e Fedriga Presidente, uno a Fi), nel contesto in cui si ragiona anche degli incarichi di vicepresidente dell’esecutivo, presidente, vicepresidenti e consiglieri segretari del Consiglio regionale, presidenti di commissione. Dopo di che, al momento, si parla solo di linee generali. «C’è piena condivisione sull’abbinare alla delega una professionalità in grado di ricoprirla al meglio – la premessa di Fedriga –. Ho chiesto a tutte le forze di maggioranza di ragionare non con il manuale Cencelli, ma su come costruire al meglio i prossimi cinque anni dell’amministrazione regionale».
Dreosto, che prima di partire per la capitale per i lavori parlamentari ha incontrato il presidente in un bar di piazza Libertà a Udine, a margine della visita di Salvini a sostegno di Pietro Fontanini, domenica 16 e lunedì 17 aprile al ballottaggio per il municipio friulano, aggiunge anche il concetto del buon senso: «Si tratta di dare continuità al precedente mandato, e dunque, visti l’impegno dimostrato e i risultati ottenuti, è probabile che verrà riproposta una parte della squadra. Di certo, la Lega proporrà persone di qualità e competenze adeguate». Non fa nomi, Dreosto. Ma, a quanto filtra, oltre agli uscenti Barbara Zilli, Stefano Zannier e Sebastiano Callari, la Lega potrebbe eventualmente giocarsi in giunta la carta dell’ex capogruppo Mauro Bordin.
«Non voglio sapere niente di nomi, deleghe, incarichi, numeri – le parole ieri mattina di Salvini –. Ma, in linea di principio, è giusto che chi ha un incarico di assessore lasci a qualcun altro quello di consiglieri». In attesa non poco interessata sono dunque i primi non eletti, che subentrerebbero agli assessori dimissionari. Si tratta di Manuele Ferrari a Tolmezzo (per Zilli), Mauro Tavella a Pordenone (Zannier) e Eros Cisilino a Udine (nel caso di un Bordin assessore).
L’incontro con la delegazione di FdI è invece più istituzionale. Fedriga, il ministro Luca Ciriani e Rizzetto si vedono nel Palazzo della Regione in via Sabbadini. «Clima più che disteso» e, pure in questo caso, solo un primo approfondimento sui princìpi. «Qualsiasi dichiarazione è prematura», fa sapere Ciriani, mentre Rizzetto riferisce che «è andata molto bene, ci sono ottime premesse per poter chiudere la partita tra qualche giorno».
Le richieste di FdI? I nomi? «Non essendoci per adesso richieste, non ci sono nemmeno nomi». I papabili? Nulla di diverso da quanto già emerso. I meloniani partono dalla terna Fabio Scoccimarro per Trieste, Mario Anzil per Udine e Cristina Amirante per Pordenone. Quanto alle deleghe, Scoccimarro, oltre all’Ambiente gestito per cinque anni, potrebbe incrociare la Cultura, Anzil viene considerato in FdI «uno dei più duttili», forte della lunga esperienza amministrativa da sindaco di Rivignano Teor, e Amirante, assessore all’Urbanistica di Pordenone, è data in corsa per le Infrastrutture. In pista, visto il ragionamento complessivo che riguarda i posti apicali in Consiglio, ci sono anche Alessandro Basso, Stefano Balloch e Markus Maurmair.
Detto che Fi (ieri Savino ha sentito Fedriga al telefono), a meno di sorprese, proporrà Riccardo Riccardi, rimane Fedriga Presidente, i cui nomi per la giunta sono quelli noti: gli uscenti che non sono entrati in lista, Sergio Bini e Alessia Rosolen, oltre al fidato Pierpaolo Roberti, escluso dalla corsa al Consiglio in un collegio, quello triestino, fatto suo dall’assessore comunale Carlo Grilli. Non resta che attendere i confronti tra i partiti e pure quelli interni a Lega e FdI in programma nelle prossime ore. Dreosto si vedrà domani con i segretari provinciali, mentre Rizzetto parla di «entro fine settimana». È da lì che emergeranno le rose di nomi da proporre al presidente e poi da incastrare nei criteri della competenza e degli equilibri territoriali, oltre che nel rispetto della regola che impone almeno tre donne su dieci assessori, per una conclusione lavori verosimilmente all’inizio della prossima.
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