C'è vita a Trieste - "Quei segnali contrastanti che creano confusione"

C'è vita a Trieste, nonostante le restrizioni imposte dalle norme per contenere la diffusione del coronavirus, che stanno cambiando la vita di tutti noi. Ecco chi ha voluto raccontare la propria esperienza, il proprio quotidiano della quarantena nelle giornate da "zona rossa". QUI TUTTE LE ALTRE PAGINE DEL DIARIO e QUI IL LINK CHE VI SPIEGA COME FARE PER MANDARCI I VOSTRI TESTI
Viale Xx Settembre ai tempi del coronavirus (Bruni)
Viale Xx Settembre ai tempi del coronavirus (Bruni)

GIORNO 26 - 15 APRILE

Finalmente nella cassetta della posta ci sono state consegnate le mascherine dalla protezione civile: abbiamo fatto un po' di fatica per capire come vanno indossate. "Ma chi le ha inventate? Mi schiacciano il naso, faccio difficoltà a respirare, sono molto più pratiche quelle che ho acquistato l'altra settimana in farmacia." Si lamenta subito Cuoricino. Io invece ho fatto buon viso a cattiva sorte e, al termine del pranzo, mi sono fatto fare una fotografia avvicinando un bicchiere di pinot alla mascherina. I segnali mi sembrano contrastanti. Il governatore Fedriga nella nuova ordinanza regionale consente la riapertura delle librerie e delle cartolerie, e di fare brevi passeggiate nelle vicinanze (quanta ambiguità nel termine e materia di future discussioni per gli avvocati nelle prevedibili opposizioni alle multe comminate), ma fa obbligo di indossare la mascherina in ogni circostanza, appena messo piede fuori dalla propria abitazione. A livello nazionale i dati ci indirizzano verso un appena sussurrato ottimismo. Ma gli economisti azzardano un impoverimento del PIL del 10 percento, il dato peggiore in tutta Europa, fatta eccezione della Grecia. Intanto i cervelli più raffinati del nostro paese sono impegnati per studiare fantascientifiche soluzioni per salvare l'imminente stagione balneare. Chissà perché, mi torna alla memoria il racconto di Thomas Mann, "Morte a Venezia."

Alessandro Paronuzzi

 

Mi è piaciuto tanto, quando la Provincia di Cremona, il quotidiano della mia città, ha chiamato il nostro vescovo Napolioni“ il nostro vescovo Antonio “. Di solito è solo il Papa ad essere chiamato per nome, Papa Francesco, Papa Giovanni Paolo, Papa Paolo Vl, Papa Giovanni 23. Ai primi di marzo è stato ricoverato in ospedale per due settimane per il Covid 19 , in terapia intensiva. Seguivamo con trepidazione le notizie sulla sua degenza. Forse questo ce lo ha reso più vicino, più fraterno ed è stata una gioia quando è stato poi dimesso. Non è stata una mancanza di rispetto nei suoi confronti, ma un moto di affetto. Ancora per la festa delle Palme non ha celebrato lui la Santa Messa nella cattedrale desolatamente vuota, ma la scorsa Settimana Santa ,sì. Commovente è stato vederlo camminare lo scorso Venerdì Santo lungo tutta la piazza del duomo solo , con la mascherina, per benedire la città con la reliquia della Sacra Spina. Sempre toccante è stato vederlo due ore più tardi sul grande piazzale dell’ospedale benedire i malati e il personale sanitario dell’ospedale Maggiore e quelli del grande ospedale da campo della ONG evangelica americana Samaritan’s Purse. Sono 60 fra medici e infermieri americani impegnati in questo meraviglioso aiuto umanitario. L’ospedale da campo è stato allestito in tre giorni soltanto. Due grandi cargo con le attrezzature erano atterrati a Verona e il tutto trasportato a Cremona da un centinaio di volontari della Protezione Civile. “ Dopo 26 giorni in trincea , era impossibile proseguire “, diceva il sindaco, poco prima di essere colpito anche lui dal virus, ora è convalescente , ma non ancora tornato in piena attività. RESTIAMO SEMPRE A CASA!!

Cesarina Gigni

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