C'è vita a Trieste - La promessa nel videomessaggio ai nipoti: «Presto faremo il bagno tutti insieme nel nostro mare»
C'è vita a Trieste, nonostante le restrizioni imposte dalle norme per contenere la diffusione del coronavirus, che stanno cambiando la vita di tutti noi. Ecco chi ha voluto raccontare la propria esperienza, il proprio quotidiano della quarantena nelle giornate da "zona rossa". QUI TUTTE LE ALTRE PAGINE DEL DIARIO e QUI IL LINK CHE VI SPIEGA COME FARE PER MANDARCI I VOSTRI TESTI
Via Torino deserta (Foto Bruni)
GIORNO 22 - 1 APRILE
Ecco ci siamo, un’altra notte è passata, ma mi sveglio con un chiodo fisso: Come evitare un’altra Caporetto? Nel frattempo, siamo tutti concentrati sulla difesa. Il nostro sistema immunitario è il migliore ostacolo naturale che possiamo anteporre al nemico, meglio degli strapiombi, delle pareti rocciose, dei pendii montuosi e assai ripidi del passato.
Poi, disponiamo di una lunga serie di ostacoli artificiali (un tempo torri e fossati), rappresentati da maschere, tute, calzari, occhiali e guanti. Dopo c’è la cosiddetta difesa piombante, con le frontiere blindate che proteggono dalla caduta dall’alto con caditoie, cammini di ronda, apparati a sporgere. Antivirali, clorodina, antiHiv, farmaci contro l’artrite e il lupus possono costituire il nostro tiro di fiancheggiamento al posto di archibugi e cannoniere. Corridoi di sicurezza all’entrata di supermercati e farmacie sono le nostre contromine, quotidianamente presidiate dai commessi del banco salumi e dell’angolo dei prodotti omeopatici.
Se il distanziamento sociale è il nostro ponte levatoio, il lockdown è il nostro più profondo e sicuro fossato in grado di arginare arieti e torri mobili. Le nostre bianche e introvabili mascherine sono le nostre piccole feritoie da cui, anziché far svettare una freccia, possiamo lanciare attraverso un’innocua nuvoletta un vigoroso starnuto fino alla distanza non trascurabile di otto metri. E’ se tutto questo ancora non bastasse, come ultima mossa del cavallo, da giocare con astuzia e parsimonia, ci resta alla fine l’immunità di gregge. Speriamo che il nuovo giorno porti buone notizie.
Rossana Braicovich
Stamattina sto per aprire su Whatsapp il messaggio di un’amica e : “ Un’altra autocertificazione? Come la quinta?“ mi chiedo. “Ma ieri sera non ne hanno parlato nel telegiornale .”Apro e mi trovo davanti un magnifico e colorato pesce d’aprile. “Il sottoscritto dichiara sotto la sua responsabilità....di esserci cascato!" Un’idea geniale, una grande risata, ci voleva proprio per sdrammatizzare un po’. Abbiamo bisogno anche di pensieri lievi per arrivare a sera. Subito l’ho sparpagliato nell’etere almeno una ventina di volte fra amiche e parenti, anche alla cugina volata due mesi fa a Brisbane, Australia, per il matrimonio della figlia.
All’epoca il Coronavirus era un qualcosa di molto lontano. La Cina era così lontana da noi e non pensavamo sarebbe mai arrivato fino qui. Come abbiamo dovuto ricrederci da allora... Logicamente la cerimonia è stata sospesa e mia cugina è bloccata là perché il volo di ritorno è stato annullato e ogni settimana glielo pospongono in avanti. Non ha proprio idea di quando tornerà in Italia. Piano, piano, ma inesorabilmente i numeri stanno crescendo anche la’ e le restrizioni pure. E sembra più dura poiché la’ è ancora quasi estate e ci sono anche più di trenta gradi. E la gente va all’oceano...
NOI INVECE STIAMO A CASA !!!!!!!
Cesarina Gigni
Questa mattina prima del pranzo (vellutata di zucca e finocchi gratinati) Cuoricino, Lilly ed io in salotto abbiamo prodotto un video per Francesco, Giulia e Marco, i tre nipoti che abitano a Brunico e che non vediamo dallo scorso Natale: li abbiamo salutati con la promessa che nel prossimo giugno avremo modo di nuotare tutti insieme nelle acque del golfo di Trieste, come la scorsa estate.
Stiamo forse raggiungendo il plateau dei contagi: questo mese di aprile inizia con un sentimento di tiepido ottimismo, e mi piace pensare che la prossima Pasqua possa essere per il nostro paese una vera Pasqua di resurrezione.
Ho riflettuto su 2 verbi apparentemente simili: guardare e vedere. Io penso invece che siano quasi opposti. Al primo corrisponde il sostantivo "guardiano", al secondo quello di "visionario". Il guardiano è una sentinella che osserva il prossimo con circospezione, sospetto e timore. Queste che stiamo vivendo sono in tutta evidenza le giornate del guardiano.
Mi auguro che al loro termine, quando verrà il tempo della ricostruzione succedano le giornate del visionario, che abbraccia l'insieme e non il particolare, empatico, compassionevole e fiducioso. Solamente se sapremo essere tutti insieme dei visionari sarà possibile edificare sulle macerie del passato un mondo nuovo, luminoso e più pulito. Namastè!
Alessandro Paronuzzi
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