Dalla A fino alla Zeta: le 21 parole del tempo libero a Trieste

Stefano Dongetti

TRIESTE Dalla A di accoglienza (tra cui rientrano frasi imperdibili come “La provi a Udine”) alla Z di Z Generation, a cui proporre, al posto dello snorkeling lungo la barriera corallina, l’immagine acchiappalike del gabbiano che ti frega il toast. In mezzo la P del Pedocin, la L di Luxury (sì alle sagre, ma con i cevapcici grigliati da chef stellati) e la U di Unicità (da far capire al turista senza costringerlo a leggere venti libri di storia prima di venire qui): così Stefano Dogetti ha redatto per noi questo alfabeto semiserio con le 21 parole del turismo e del tempo libero a Trieste:

A come Accoglienza

Purtroppo stiamo perdendo il patrimonio locale di frasi come “La provi a Udine”, “No gavemo”, “Cioè, no la parla triestin?”. Così cala l’appeal della nostra città per il segmento del turismo masochistico. Ma se altrove i giovani stanno tornando in massa all’agricoltura e alla pastorizia, magari qui riscopriranno la molestia turistica.

B come Bicicletta

Da noi l’appassionato di ciclismo estremo può provare una vera sfida di sopravvivenza su strada. Poi però non sa dove parcheggiare e le bici stanno legate fuori dai supermercati come tristi cani solitari. La città è anche adatta a centrare gente nelle zone pedonali. Ai cicloturisti è bello dire: “Và in bosco, Gimondi!”, ma senza cattiveria.

C come Confine

Il turista vuole sempre più provare esperienze emozionanti fuori dall’ordinario. Bon, basta tirare su di nuovo i valichi old style. Poi si porta tutti al confine con una forma di Parmigiano a farsi interrogare per ore da finti “graniciari” vecchia scuola. Si può anche dare da gestire un deposito armi di Gladio, ma ovviamente green e slow.

D come Danubio

C’è gente che ha letto il libro di Magris e arriva ancora qua sbagliando e si becca il Rio Ospo. E molti turisti tedeschi e austriaci vengono a Trieste grazie ai gialli di Veit Heiniken, speriamo non per uccidere qualcuno. Ma non si sa mai. Il turismo letterario va fermato. Anche Svevo con ’sto vizio del fumo non è per niente green.

E come Ecoturismo

Per definizione è rispettoso dei valori socio-culturali e delle tradizioni delle comunità ospitanti. Quindi come la mettiamo con i turisti astemi? Va introdotto un periodo di quarantena in cui i poveretti vengono addestrati all’etilismo spensierato da istruttori selezionati, stagionali e pagabili con pochi spritz.

F come Fuochi Artificiali

Facciamoli naturali e green: i cittadini accorrono sulle rive e poi, a dei precisi segnali, fanno tutti “bum” con la bocca, sibili, fischi, crepitìi, etc. Un modo per unire la comunità a favore di un turismo sostenibile anche per un cane o un gatto senza che scappi sotto al letto. Se no un botto unico, ma che si senta fino a Caltanissetta.

g come green

Un tempo era uno dei colori primari o il campo da gioco del golf, ora è il jolly da usare sempre. In attesa dei Gran Premio di Formula 1 Green, noi qua possiamo sgasare, sempre green, lungo le rive e tentare di portare in trionfo qualche turista distratto. Serve una app in cui lui poi possa scrivere una recensione dell’esperienza.

h come hotel

Periodicamente sono pieni oppure mancano i turisti. Mettiamoci d’accordo. Facciamo una Barcolana sostenibile. Non migliaia di barche ogni anno, ma dieci ogni domenica. E tutto green: ai chioschi centrifughe, giubbotti in carta riciclabile e concerti senza amplificazione a lume di candela. La barca te la fai da solo col temperino o niente.

i come innovazione

Sì all’innovazione digitale, ma anche “neverending tourism” e “destagionalizzazione” sono tra le nuove parole d’ordine. Sempre capendo cosa significhino. Comunque se qualcuno riesce a far venire i bagnanti a gennaio con la bora a 100 km all’ora, a quel punto il premio Nobel per il turismo innovativo non ce lo toglie nessuno.

l come luxury

Puntiamo sul turismo di lusso, che è quello che in tempi di crisi tiene di più. Sì alle sagre, ma con i cevapcici grigliati da chef stellati. Patatine fritte fatte con le patate Bonnotte dall’isola di Noirmoutier. Le polke le suonano i Rolling Stones. Finanziamento: narcotizzi Elon Musk e gli vendi il Porto Vecchio come rampa per decollo razzi.

m come mostre

Le grandi mostre costano. Si può annunciare qualcosa dalle collezioni Guggenheim storpiando solo un po’ il nome per aggirare il copyright e esporre pittori locali della domenica. O inventarsi un’arte concettuale in cui ci si aggira tra pareti vuote. Se il turista si lamenta, gli dici: “Bon, e allora va’ al Moma!”. E giù matte risate.

n come notte bianca

Dico sempre che alla notti dei saldi ci dovrebbe essere almeno il 70 per cento di gente in meno. E poi senza affollamenti sarebbe anche tutto più più green. Per un Black Friday fatto sul serio, basta spegnere tutte le luci con la gente che prova la roba nei camerini al buio. Poi da cosa nasce cosa. Un sacco di turisti verrebbe solo per quello.

o come ottimizzazione

Anche nel turismo, come dappertutto, il primo obiettivo è ottimizzare. Mai nessuno si propone di “peggiorizzare”. Viene da chiedersi se esista un punto di arrivo oltre al quale non è più possibile ottimizzare o se si possa ottimizzare all’infinito. Si racconta di gente che a forza di ottimizzare è improvvisamente sparita nel nulla.

p come pedocin

Anima vera di Trieste e da sempre molto green. Un esempio che andrebbe promosso e esteso a tutto il litorale italiano. Una vera start up locale per la convivenza della coppia sostenibile basata sul non vedersi e non parlarsi, se non proprio “quel minimo” che permetta di ricordarsi che si è sposati.

q come qualità

Il viaggiatore in cerca della qualità e della narrazione dei territori troverà soddisfazione prendendo il bus 24 che si inerpica al colle di San Giusto. Comunque sempre meglio che il trekking urbano sotto il sole con gente che ti dà indicazioni sbagliate (io). Un quick lunch liquido consumato in viaggio renderà indimenticabile l’esperienza.

r come ricettività

Meglio se diffusa: il turista ormai cerca un’esperienza autentica della vita del luogo. Quindi non solo dorme da te, ma viene al lavoro con te, mangia il pranzo dal tuo tupperware, litiga con i tuoi colleghi, cerca parcheggio, viene dal dentista e fa tutto quello che possa rendere la sua vacanza un’esperienza unica a contatto con il territorio.

s come sostenibilità

Altra parola fondamentale. Non dobbiamo compromettere la possibilità per le generazioni future di godere delle nostre opportunità di parcheggiare a pagamento o di trasformare la vasca in un comodo box doccia senza lavori di muratura. Nel turismo, sostenibilità significa che è meglio non incendiare o radere al suolo i posti che visiti.

t come territorio

Nel territorio c’è di tutto, ma soprattutto ci sono le eccellenze del territorio. Una delle nostre eccellenze è Barcola. Senza falsa modestia possiamo dire che come Acapulco è celebre per i suoi tuffatori, noi lo siamo per lo stabilimento balneare a misura di marciapiede e con la gente che si cambia disinvolta tra le macchine in sosta.

u come unicità

Come unicità del territorio non ci batte nessuno. Il problema è farla capire al turista senza costringerlo a leggere venti libri di storia prima di venire qui. Forse ci conviene fare finta di niente, sorvolare sulla storia e puntare tutto sulla Vitovska. Ops, scusate, sul Tocai. Ops, scusate, sul Friulano. Ops… Bon, dai, vini bianchi.

v come volàno

Impossibile resistere alla tentazione di usare l’espressione “volàno per il turismo”. Pare addirittura che al Lido di Volàno, in provincia di Ferrara, qualche visionario abbia proposto un campionato di badminton (cioè il volàno) come volàno per il turismo. Ottenendo l’espressione: il volàno come volàno per il turismo di Volano.

z come z generation

Ormai bisogna tenere conto della Z generation, i giovanissimi sempre connessi e attenti all’“instagrammabilità” delle vacanze. La versione moderna di chi ti sfiniva con le diapositive dei viaggi. Interessati a cose “commentabili” come lo snorkeling lungo la barriera corallina, noi gli possiamo proporre un gabbiano che ti frega il toast.

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