Lilli: Trieste città strategica per i traffici tedeschi nel Mediterraneo
TRIESTE Alessio Lilli è presidente della Siot, il terminal petrolifero del porto di Trieste, e general manager di Tal (Società italiana per l’oleodotto transalpino). L’impianto triestino è una delle più importanti infrastrutture energetiche del Paese.
Lilli, quanto vale l’economia del mare a Trieste?
La ricchezza prodotta sul territorio triestino nel modo più tangibile deriva da industria, finanza, logistica e agroalimentare. Sono tutti settori caratterizzati da uno sviluppo importante con nomi importanti come Illy e Fincantieri. La rinascita della Ferriera con il piano di riconversione di Arvedi potrà essere una componente fondamentale di questa fase di sviluppo.
L’accordo fra Danieli-Metinvest per un nuovo stabilimento che nasce a ridosso della piattaforma logistica è un esempio di pianificazione. In che modo il sistema porto può creare reindustrializzazione?
Concordo con questa intuzione di Zeno D’Agostino che nel medio periodo sta ottenendo importanti risultati nel disegnare un modello di rinascita del tessuto industriale. Si basa sul principio, e io sono pienamente d’accordo, che il buon funzionamento di una infrastruttura logistica sia fondamentale per garantire l’approvvigionamento delle materie prime e la destinazione dei prodotti finiti.
Un indubbio vantaggio competitivo.
Senza questo vantaggio competitivo, un sistema produttivo nel tempo rischia di esaurire le sue potenzialità. Il porto di Trieste sta crescendo grazie a un retroporto in grado di sviluppare le attività ferroviarie con un utilizzo virtuoso delle potenzialità del Punto Franco nel favorire nuovi insediamenti manifatturieri. Mi riferisco a esempio alle opportunità della free zone ospitata negli ex capannoni Wärtsilä di Bagnoli. Il modello Trieste fra porto e industria sta funzionando. Forse servirebbe una maggiore concertazione fra le istituzioni coinvolte. Una regia unica.
Dopo gli investimenti tedeschi nel porto anche l’oleodotto, cliente importante di tre Paesi che sono anche tre grandi produttori come Austria, Germania e Repubblica Ceca, può essere considerato un esempio dei legami forti fra Trieste e la Germania.
L’oleodotto ha funzionato non solo in termini di logistica petrolifera a supporto delle raffinerie tedesche, ma rappresenta un importante network infrastrutturale fra la Baviera, il Baden-Württemberg e il Nord Adriatico. Il governo tedesco ha molto a cuore lo stato di salute dell’oleodotto.
Come giudica l’ingresso tedesco nella piattaforma logistica?
Il porto di Amburgo si è assicurato una presenza strategica nei traffici logistici da Sud e sicuramente l’investimento su Trieste ha anche un valore strategico e non solo di creazione di valore. Amburgo sbarca a Trieste per compensare una possibile perdita di competitività a causa di una certa debolezza sul mercato domestico per la crisi dei mercati. L’aspetto positivo per il porto di Trieste deriva da una sua ritrovata collocazione geopolitica in Europa rispetto agli scenari che si sarebbero aperti se si fossero realizzati gli investimenti cinesi.
Come vede la ripartenza dal punto di vista dei consumi petroliferi?
I consumi petroliferi in Italia lo scorso anno sono calati del 17%. L’impatto è stato molto importante. La mia impressione è che sono state attuate giuste misure di contenimento di una drammatica pandemia ma forse in certi momenti esagerando con l’allarmismo e la paura. In Germania si è fatto più appello al senso civico.
Riproduzione riservata © Il Piccolo