L’allarme degli operatori per le concessioni portuali rilasciate dall’algoritmo
«Il problema è che il meccanismo è stato imposto dall’Europa ma solo per l’Italia è legato ai finanziamenti Pnrr»
TRIESTE «Stiamo per affidare a un algoritmo dell’Autorità di regolazione dei trasporti l’affidamento delle future concessioni portuali. Questa è la riforma dei porti fino a questo momento. Una concessione ha un ruolo fondamentale per la strategia di visione complessiva politica e di sviluppo del paese, non è logico che a fare questa valutazione sia un algoritmo».
Un macigno quello rilanciato lunedì dal presidente dell’Autorità di sistema portuale del mar Adriatico orientale, Zeno D’Agostino all’Adriatic Sea Summit. Un tema anticipato dal Secolo XIX (con il quale il Piccolo ha organizzato il summit) a inizio marzo. E che prevede che dal primo gennaio 2024 l’Autorità di regolazione applichi il nuovo sistema.
E se anche ormai tutte le grandi concessioni in Italia sono state rinnovate e nonostante le rassicurazioni, giunte dallo stesso ministro dei Trasporti Matteo Salvini («non sarà un algoritmo o un’Authority a decidere le concessioni al posto delle Autorità portuali) il tema della riforma e le conseguenze per gli operatori dello shipping ha dominato le discussioni della seconda parte dei lavori.
Ad iniziare dall’introduzione di un guru del diritto della navigazione, professore all’Università di Bologna, Stefano Zunarelli. «Il ruolo dell’Autorità di regolazione dei trasporti è molto potenziata - ha spiegato - serviranno un mucchio di pareri e documenti per rilasciare le nuove concessioni. Il problema è che l’algoritmo è stato imposto dalla Comunità Europea, solo per l’Italia e in nessun altro paese ed è legato alla sottoscrizione del Pnrr e ai finanziamenti concessi».
Secondo Zunarelli in realtà le Autorità portuali «hanno tutti gli strumenti necessari per garantire la concorrenza». E il pasticcio dell’algoritmo è dovuto al fatto che «qualche aspetto rilevante della precedente riforma portuale (la 84 del ’94 ndr) sul coordinamento tra le Autorità portuali è rimasto inattuato».
Si parla da sempre di semplificazione della normativa, ma non è avvenuto e c’è una sovrapposizione di competenze e troppi enti coinvolti. Aspetti che preoccupano gli operatori focalizzati su traffico e sviluppo.
«Lo spazio per cambiare ci deve essere - è sbottato il presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri -. Nella conferenza dei presidenti delle Autorità portuali non può essere fatto un ragionamento di “pancia”. Che l’Autorità di regolazione dei trasporti intervenga pesantemente sulle concessioni non lo auspichiamo, il ruolo di Assoporti è rilevante. I ricorsi noi li facciamo, ma prima lavoriamo per cambiare. Oggi abbiamo bisogno di velocità e flessibilità per rispondere al mercato con autonomia di giudizio».
Secondo Luigi Merlo (direttore rapporti istituzionali per l’Italia gruppo Msc) è colpa della mancata applicazione completa della legge 84/94. «Su questo non c’è stato un preventivo confronto con il mondo degli imprenditori - ha detto - un brutto precedente. È vero che il 90% delle concessioni sono state rinnovate. Ma c’è un tema di prospettive. Per La Spezia ci siamo massacrati».
Per Assiterminal bisogna agire «Non è il momento della diplomazia questo - ha detto il presidente Luca Becce - ma della nettezza. Per 29 anni abbiamo trascurato la legge e oggi è un caos con sovrapposizione di enti. Non faremo ricorso, ma non condividiamo l’impostazione dell’Autorità di regolamento e non vorremmo essere costretti a farlo».
C’è preoccupazione tra gli operatori che ora, in momenti difficili vista l’ultima crisi (la guerra in Ucraina) hanno bisogno di serenità. Lo ha ribadito Augusto Cosulich alla guida dell’omonimo gruppo. «Come cliente dei porti sono d’accordo con gli altri operatori - ribadito - abbiamo bisogno di regole certe e sicure. E di essere sereni di fare il nostro lavoro senza incertezze e turbolenze: dopo i dati record del ’21-22, quest’anno siamo tornati con i piedi per terra, un anno difficile». Anche la deputata Pd Debora Serracchiani ha detto di condividere «la preoccupazione del presidente D’Agostino» sulla riforma.
La discussione poi si è spostata sui temi della concorrenza e le opere infrastrutturali, con l’intervento dell’ad di Hhla Plt Antonio Barbara che ha spiegato come la concorrenza «è fondamentale». Mentre Alessandro Santi presidente di Federagenti ha detto sulle opere che: «Vanno fatte quelle che servono per garantire la seconda manifattura modiale come quella italiana». Beniamino Maltese, vice presidente Confitarma ha lanciato l’allarme sull’impoverimento culturale del tessuto ministeriale nel settore trasporti, infine sul futuro delle flotte armatoriali è intervenuto il vice presidente di Assarmatori, Stefano Beduschi: «La flotta italiana è in attesa di fronte al processo di decarbonizzazione. Le scelte non sono ancora definite, ma noi ci siamo impegnati a testare il biofuel per le navi».
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