L’aggressione all’Ucraina e la crisi logistica in Cina non frenano l’ottimismo degli spedizionieri
Nonostante la congiuntura economica mondiale sfavorevole gli operatori si attendono un significativo aumento della domanda
TRIESTE A dispetto della guerra in Ucraina, della crisi logistica che ha coinvolto la Cina dopo la pandemia, dell’inflazione con l’incremento dei carburanti, i traffici marittimi in Alto Adriatico non solo tengono, ma non smettono di crescere.
Augusto Cosulich al vertice dell’omonimo gruppo, un colosso con un fatturato consolidato (2022) che tocca la cifra record di 2 miliardi di euro getta il cuore oltre all’ostacolo con le previsioni. «C’è nel settore un’attesa spasmodica che finisca la guerra in Ucraina. Quando accadrà assisteremo a un boom economico enorme soprattutto dei traffici in ’Adriatico. Non sarà certamente tutto a Trieste, come recita il detto “il cargo è il re”, su dove andare è il mercato che decide. Ma Trieste avrà un ruolo di primo piano ed è probabile che tutto il traffico Ucraino per molto tempo passi oltre che per Trieste anche per Monfalcone».
Cosulich era a Kiev proprio pochi giorni prima dell’invasione della Russia in Ucraina, ha legami di business fortissimi con il gigante dell’acciaio Metinvest ed è convinto anche che il mercato siderurgico oltre a investire in Italia e in Fvg punterà tutto sui porti del’Adriatico. «Il mercato attualmente come traffici non è certamente così roboante come lo è stato nel 2022 e il’21– spiega – a causa della guerra in Ucraina e dell’inflazione. Ma io non vedo una fase recessiva, anzi. Sono reduce dalla Fiera dell’acciaio a Milano, un successo incredibile. C’è grande ottimismo nel settore, si parla di ordini e assunzioni: hanno bisogno di almeno 1800 persone. E così sarà anche per i traffici marittimi di settore». Cfo del Gruppo, Ceo di Vulcania e di Pimlico Ltd, un fatturato in costante crescita da 5 anni, un ebitda previsto di 60 milioni, un utile netto di 40. Cosulich guida 13 business unit che vanno dall’agenzia marittima, alla logistica, dal catering di bordo alla gestione amatoriale di nuove navi fino allo yachting. Ed ora, su impulso dello stesso ministro del made in Italy Adolfo Urso sta lavorando anche a una nuova piattaforma logistica in Ucraina che porterà i traffici attraverso Trieste e Venezia. «Un dry port a Horonda – spiega – e da questo centro logistico manderemo tutte le merci in Adriatico. Sono ottimista, non ho preoccupazioni che le cose vadano male».
Ottimismo condiviso da un altro big come Francesco Parisi alla guida dell’omonima e storica casa di spedizioni triestina. «In più occasioni ho sostenuto che, indipendentemente dalla congiuntura economica che ora non è certo favorevole, il sistema dell’Alto Adriatrico con Trieste-Capodistria e Fiume ha grandi margini secondo gli operatori – spiega – e deve ancora recuperare quote di mercato». E Trieste inquesto quadro è sempre più centrale: Da quando è caduta la cortina di ferro e la manifattura è in espansione in Est Europa i mercati si sono avvicinati a Trieste, e sono cresciuti i traffici con l’Asia e il Pacifico. Tutti gli operatori si attendono una crescita della domanda. E lo vediamo ora anche come soci della PIattaforma logistica: sarà necessario ampliare gli spazi e realizzare il molo Ottavo, Altrimenti i traffici andranno a Capodistria e a Fiume».
La priorità devono essere le infrastrutture in Fvg. «Nelgli ultimi 25 anni tutte quelle che sono state realizzate, in tempi brevi, hanno registrato un picco di utilizzi» sottolinea Parisi che con il suo gruppo in Fvg lavora a Trieste, Monfalcone, Porto Nogaro, Gorizia, Ronchi e ha uffici fino a Pontebba. «Ma poi ci sono anche Venezia e Milano – aggiunge –anche se in Italia il Fvg rappresenta il 50% dell’organico. In totale siamo 150». Ma poi ci sono tutte le partecipate e tra holding e sub-holding Parisi dà lavoro ad almeno 1000 persone. Dalla Cina all’India, dalla Thailandia alla Malesia fino a Hong Kong, Singapore, Vietnam e Taiwan. Traffici marittimi e aerei oltre mare con attività di trasporto merci e import/export in ogni posto del mondo. «L’importante è che tutto funzioni conclude Parisi – dalle attività private sino alla Pubblia amministrazione. I traffici vanno se c’è sintonia tra pubblico e privato, altrimenti si ferma».
Una sintonia che soprattutto in Fvg si respira da un po’e che sta dando risultati. «I dati del porto parlano da soli e sono inconfutabili – sottolinea Enrico Pacorini alla guida dell’omonimo gruppo, multinazionale che offre servizi logistici per una vasta gamma di commodity – dimostrano una costante crescita del porto e del suo retroporto con i traffici verso il centro Est Eueopa aumentati anche su ferrovia. E anche le nostre attività sono cresciute. Noi da sempre movimentiamo il caffè che resta uno dei nostri principali business, ma i volumi restano stabili perché dipendono dal mercato dei consumatori. Nel 2022 però abbiamo portato a Trieste ingenti volumi (almeno 130 mila tonnellate) di metalli non ferrosi grazie alla piattaforma di Hhla. Il clima in città è buono e fa piacere vedere questa effervescenza del comparto logistico».
Sono 1051 le persone impiegate dal Gruppo Pacorini che vanta una posizione di leadership a livello mondiale nella logistica del caffè verde e posizioni di rilievo nei business del cacao, metalli non ferrosi e general cargo. Oggi opera, attraverso 17 società direttamente controllate, in 5 continenti. Nel 2022 ha registrato un fatturato consolidato di Euro 300 milioni* (75% estero e 25% Italia), con un incremento del 30% rispetto all’esercizio 2021, un EBITA pari a € 19. 2 milioni, , movimenta 5. 500. 000 tons di merci all’anno. Nel 2022 i volumi di metalli non ferrosi sono triplicati rispetto agli anni precedenti, movimentando 250 mila tonnellate.
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