L’ad di Hhla Plt Italia Barbara: «A Trieste un terminal di livello europeo con banchina merci per navi da 24 mila teu»

Il gruppo Hhla rilancia sul progetto del Molo VIII da realizzare entro il 2027. L’amministratore delegato per l’Italia Barbara: «Pensiamo in grande»

Giulio Garau
Antonio Barbara, amministratore delegato di Hhla Plt Italia
Antonio Barbara, amministratore delegato di Hhla Plt Italia

TRIESTE Il primo sbarco a Trieste con la Piattaforma logistica, ma con l’obiettivo di realizzare il molo Ottavo, un terminal a servizio di un sistema logistico dei paesi dell’Europa centro-orientale e per l’integrazione delle reti logistiche e portuali tra gli scali del Nord e del Sud Europa.

Soltanto un’alleanza tra il primo porto ferroviario d’Europa, Amburgo, e il primo porto ferroviario d’Italia, Trieste, può davvero sostenere una simile sfida. Perché dietro alla Piattaforma logistica che vede partner come la Francesco Parisi (23%),Icop (22%), e l’Interporto di Bologna c’è il gigante HHlA (Hamburger Hafen und Logistik AG, la compagnia di logistica partecipata dalla città di Amburgo)che ha la quota di maggioranza nel terminale (oltre il 50%) e che su Trieste , il vecchio porto degli Asburgo, ha deciso di puntare tutto.

«Siamo molto soddisfatti della crescita che abbiamo registrato in questi primi due anni di attività e della fiducia che i nostri clienti ci hanno accordato. Ma vogliamo ancora crescere. La nostra visione è quella di realizzare un terminal di livello europeo, con una banchina con una capacità per navi da 24 mila teu. Stiamo lavorando assieme all’Autorità di sistema portuale, vorremmo essere pronti per il 2027» spiega Antonio Barbara, amministratore delegato di Hhla Plt Italia. Obiettivo ribadito anche alla Transport Logistic di Monaco di Baviera, il principale evento del settore a livello mondiale che si è svolta qualche settimana fa.

«La visione è quella di realizzare un terminal di livello europeo che oltre a sviluppare gli attuali importanti collegamenti intra-med, possa contare anche su nuove banchine che possano ospitare le navi di ultima generazione con portata di almeno 24 mila teu - continua – le navi con maggiore capacità di carico esprimono una maggiore efficienza, per economia di scala, sulle rotte principali come quelle che sono impegnate per servire i flussi di carico Est Ovest, dall’Asia all’Europa. C’è bisogno di navi molto grandi, da 10 mila teu in su. Ma c’è anche la necessità di avere banchine, piazzali, collegamenti ferroviari coerenti. Per esprimere al meglio il potenziale di Trieste, come via più breve, economicamente ed ecologicamente più vantaggiosa, tra il Mediterraneo Orientale, il medio ed estremo Oriente la soluzione è aumentare la capacità con un interscambio nave-ferrovia nell’ordine del 60-65%».

Hhla che attualmente è specializzato nel settore multi-purpose (merci varie) con la piattaforma logistica, punta tutto sul molo Ottavo per diversificare in maniera completa con i container. E pensa di sviluppare il progetto a step.

«Uno sviluppo su varie fasi - conferma Barbara - stiamo lavorando assieme all’Autorità di sistema e vorremmo partire a breve, per essere pronti nel 2027. Dipende dallo sviluppo dell’analisi del progetto. Su questo percorso è già impegnato un team di 12 persone, ma ci sono ancora posizioni aperte e cerchiamo le figure adatte. E’ un’opportunità unica di crescita per Trieste e l’Italia che diventa il primo porto di ingresso nella Ue, questo ha un impatto rilevante per il nostro Paese in termini economici».

L’ad di Hhla Plt non fornisce nessuna cifra sull’impegno economico, secondo le stime di alcuni esperti logistici un progetto del genere potrebbe costare 1 o 2 miliardi almeno, una fase iniziale potrebbe partire con un ’investimenti di non meno di 300 milioni. Investimenti sul un mercato logistico, quello del Nord Adriatico, in piena espansione. «Il Nord Adriatico è decollato da quando sono state sviluppate le linee ferroviarie e le infrastrutture della rete logistica - aggiunge Barbara - questo è stato il vero attivatore del ruolo centrale che ormai ha assunto Trieste e il Nord Adriatico come snodo dei traffici verso il Centro Est Europa. È il porto più vicino al centro Europa venendo dal Mediterraneo Orientale e da Suez (Est Africa, medio ed estremo Oriente). Per le navi attraccare a Trieste rappresenta anche un risparmio energetico dovuto a meno giorni di navigazione rispetto ai porti del Nord Europa. Fattori rilevanti in un momento storico in cui si punta alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente. Nell’import export di merci e container è fondamentale. Il risparmio di giorni di navigazione non si traduce solo in un minor consumo di combustibile, ma significa anche meno sosta della merce e dei capitali dedicati all’interscambio commerciale, di tutti gli assets coinvolti nel trasporto. Un capitale che tenere fermo, più giorni su una nave, costa»

È soprattutto per questo che Hhla ha puntato su Trieste. «Siamo contenti - conclude l’ad - in due anni abbiamo impegnato il terminal, non siamo pieni ma il trend è in crescita. L’ottica è quella di concentrare in un unico sito container, traghetti (Ro-Ro) e continuare a movimentare imbarcare merce varia. Un terminal aperto a tutti. Siamo partiti il 27 marzo 2021 con il primo Ro-Ro, uno la settimana. Oggi ce ne sono 6. Stanno crescendo i contenitori. C’è un buon sviluppo del general cargo, alluminio, prodotti siderurgici, forestali (legname ndr). Attualmente organizziamo circa 15 treni la settimana: container, trailer, casse mobili e merce varia. Siamo l’unico terminal a Trieste così “flessibile”. E prevediamo di crescere anche con gli occupati: siamo in 138, divisi nelle due business unit. La prima è composta dal gruppo dedicato alle attività operative. Poi c’è il team di 12 persone che lavora sul progetto di espansione: il molo Ottavo. Progettiamo il futuro».

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