Il presidente di Confindustria Alto Adriatico Agrusti: «Trieste hub chiave per il futuro di Kiev»

«Il porto franco, che ben si presta per l’intermodalità, può diventare un terminal di riferimento»

Marco Ballico
Michelangelo Agrusti
Michelangelo Agrusti

TRIESTE Ne aveva parlato a inizio anno Adolfo Urso. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy aveva proposto Verona come hub logistico e Trieste e Venezia come porti di riferimento: un Nordest «piattaforma logistica» dell’Ucraina post conflitto. Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico, ha abbracciato da subito la proposta e la rilancia, ritenendo appunto concreta l’ipotesi di un corridoio Trieste-Kiev: «L’obiettivo oggi è sostenere l’Ucraina in una fase purtroppo ancora di guerra, ma, quanto prima possibile nello scenario del dopoguerra, si dovrà lavorare per la ricostruzione».

Il tema di fondo è quello del “piano Marshall” Ue che dovrà vedere le imprese del territorio protagoniste della rinascita di un Paese con decine di migliaia di case distrutte, come pure ospedali e scuole, e il 50% del sistema energetico danneggiato da bombe e missili. «In quel contesto – sottolinea Agrusti – il porto franco di Trieste, che ben si presta all’intermodalità, potrà essere uno dei terminal di riferimento. Fermo restando che si inizierà dalle infrastrutture, comparto in cui le aziende del Nordest sono in grado di dare un contributo significativo, nell’attesa del Corridoio paneuropeo 5 Venezia-Kiev che potenzierebbe non poco i collegamenti, possiamo contare su buone connessioni ferroviarie con la Polonia, porta d’accesso delle merci ucraine. Se c’è la determinazione politica, le questioni doganali non saranno un ostacolo».

In un quadro più generale, come emerso in un recente incontro tra il vicepresidente di Confindustria con delega all’Economia del Mare Pasquale Lorusso e gli imprenditori della filiera e Trasporti e Spedizioni di Confindustria Alto Adriatico presieduta da Michela Cattaruzza, Agrusti evidenzia anche altre tematiche legate all’attività portuale, dai timori per le strozzature del traffico ferroviario all’adozione di un piano nazionale interporti. «Le strozzature – spiega - si potrebbero verificare a seguito dell’aumento della capacità dei traffici di merci via treno ipotizzato dall’Autorità di Sistema. Sotto osservazione è anche il versante austriaco, con i treni in transito per il Brennero, in direzione Austria-Germania e viceversa, che viaggeranno a prestazioni ridotte fino a nuova comunicazione, causando una notevole complicazione per l’export italiano, già ostacolato dai divieti di circolazione dei tir imposti in via unilaterale dal Tirolo austriaco».

Il piano interporti? «Dovrà definire in maniera chiara e omogenea l’attività e le possibilità di interazione al fine di permettere a quelli regionali di lavorare in sinergia. Il Fvg rappresenta un modello evoluto, visto che gli interporti di Trieste, Gorizia, Cervignano e Pordenone, tutti collegati via ferrovia, consentono al porto di Trieste di puntare ad essere il più importante hub del Nord Adriatico». Altrettanto «cruciale», la questione dragaggi: «Si tratta di opere essenziali per rendere fruibili le vie d’acqua interne e rendere accessibili e pienamente operanti gli scali di Monfalcone e Porto Nogaro».

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