Il monito di Maresca: «Spazio finito: a Trieste serve un nuovo terminal»
TRIESTE «Il Porto di Trieste deve decidere, o raddoppia il molo Settimo, o realizza l’Ottavo. Lo scalo non ha più spazio, solo un terminal nuovo può consentire alla città di giocare un ruolo concreto di fronte alla sfida dei traffici in aumento nell’Adriatico. E solo così consentirà alla società Alpe Adria di mettere in campo la sua potenzialità e trainare il decollo». Lo sta ripetendo da tempo e in “ogni dove” il presidente di Alpe Adria, Maurizio Maresca, che ricorda bene quando si era iniziato a parlare del Molo Ottavo.
«Era il 2003», racconta, e lui era alla guida dell’Autorità portuale. Oggi invece guida Alpe Adria, società di gestione di traffici intermodali, con ad Antonio Gurrieri, che in questi anni ha triplicato il valore di produzione, da 35 a 96 milioni e ha “lavorato” 5 mila treni su 9.700 nello scalo. Un “motore” del Porto partecipato in ugual misura (33%) da Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Orientale, Friulia e Mercitalia. E che ha stretto relazioni operative serrate con Medway (impresa ferroviaria di Msc), Hupac (leader nel trasporto combinato attraverso le Alpi svizzere), Kombiverkehr (società tedesca di servizi logistici), Rail Cargo Austria, le compagnie marittime e i terminalisti. Ed è associata a Uirr, realtà per la promozione del trasporto intermodale strada-rotaia in Europa con sede a Bruxelles.
«Alpe Adria ha una grande potenza di fuoco - insiste Maresca - e un’altrettanto enorme rete con uffici, da Budapest a Bucarest, da Monaco di Baviera a Buxelles, servizi e terminal fino all’Alto Reno. Questo grazie alle intese operative con Mercitalia e Medway, con i quali i rapporti sono fortissimi alla stregua di quelli con i terminalisti». Uno scenario perfetto visto lo sviluppo di traffici dell’Adriatico, che però, secondo il presidente, ha anche un’ombra. «Il problema è che il Porto di Trieste fa poco traffico rispetto alle potenzialità di Alpe Adria - aggiunge Maresca - lo scalo in realtà è rappresentato dal Molo Settimo gestito da Msc che è esaurito, non ha più spazi e capacità ricettive. A pochi chilometri di distanza c’è Capodistria. Lì gli investimenti sono stati fatti e si pensa a un nuovo terminal. A Trieste no: tra alcuni anni va via il presidente Zeno D’Agostino e si fermerà tutto perché non c’è più posto. Non basta avere la piattaforma logistica, lì non si fanno container. Bisogna partire subito con il molo Ottavo: credo che 2 miliardi di euro bastino per realizzarlo in tre lotti. Il problema è che i soldi non ci sono e un’opera pubblica in Italia non riesci a farla in due anni, te ne servono 10».
Di fronte lo scenario dell’Adriatico con i traffici in decollo. «Come Alpe Adria che sta esplodendo di attività e sta servendo ormai anche aree tipiche di Genova - conclude il presidente - grazie all’attività dell’ad Gurrieri e del presidente D’Agostino che ha investito molto sui treni. Ma c’è ancora una cosa da fare: bisogna superare la concorrenza tra i porti dell’Alto Adriatico. Trieste, Capodistria, Fiume. Invece di attuare una strategia comune si fanno concorrenza anche se spesso i terminalisti coincidono (vedi Fiume con Msc). Noi come Alpe Adria siamo in grado di fare traffici su tutti i corridoi Ue. Ma abbiamo bisogno di un sistema portuale da 5-6 milioni di teu. E nemmeno mettendo assieme questi porti si raggiunge la cifra, ed è meno di quello che fa Genova».
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