Il monito di D’Agostino «Creando alleanze forti tra i porti del nostro mare saremo più competitivi»

Per il presidente dell’Authority è ora di ragionare in termini di squadra: «L’Adriatico unito è già un concorrente credibile dei colossi del Nord»

Diego D'Amelio
Zeno D'Agostino
Zeno D'Agostino

TRIESTE «La collaborazione in Adriatico arriverà. Il nostro mare cresce in modo impressionante: quando tutti i porti avranno raggiunto livelli soddisfacenti di traffico, avremo la maturità per creare alleanze forti e cominceremo a lavorare anche sulla qualità». Il presidente dei porti europei e dell’Autorità portuale di Trieste Zeno D’Agostino traccia la traiettoria di quello che vede come un futuro non troppo lontano: «La collaborazione in alcuni settori è già cominciata, in altri è questione di tempo».

A Dubrovnik avete da poco firmato un accordo fra scali adriatici: in che consiste?

«Abbiamo ragionato sulla costruzione di un brand adriatico per il settore crociere, perché questo piccolo mare bagna territori con una concentrazione di bellezze incredibili. Ma questo piccolo mare si sta ritagliando una fama che, grazie ai cambiamenti geopolitici e climatici, sta dando visibilità anche ai traffici merci. L’accordo di Dubrovnik riguarda le crociere, che in tutta Europa pongono questioni delicate nel rapporto fra porti e città. Vogliamo capire quali sono le condizioni per fare crociere avendo maggiore sensibilità per territori e comunità. L’Italia lavora bene: siamo unici in Europa ad aver finanziato l’elettrificazione delle banchine».

I porti adriatici sono concorrenti o alleati?

«La torta dei traffici è in espansione e anche la capacità: uno dei trend più importanti al mondo. Quando il mercato si apre tutti cercano di entrarci per primi e competono: perciò hanno poca voglia di collaborare. Ma siamo sulla buona strada perché tutti possano soddisfare la propria fame. A quel punto cominceremo a ragionare sulla qualità e a collaborare su container e tariffe, mentre già oggi è esigenza di tutti ragionare su sostenibilità ed energia».

L’Adriatico unito è un concorrente credibile della portualità nordeuropea?

«Lo è già. I cambiamenti climatici penalizzano il Nord perché riducono i pescaggi in fiumi e canali. Duisport e Hhla guardano alle nostre parti, non a caso».

Il think tank Napa funziona?

«Lo scambio di informazioni è fondamentale e il Napa si è rigenerato: lo usiamo per innovazione e ricerca, ma ci confrontiamo anche sulla Zona economica esclusiva fra Italia, Slovenia e Croazia, fondamentale per estendere le acque territoriali e permettere di fare politiche innovative assieme».

Trieste e Venezia. Quanto pesa la concorrenza sulle crociere, che prospettive può schiudere l’idea di mettere i due porti a servizio dell’Ucraina, che possibilità ci sono di vedere gli scali sotto un’unica Autorità?

«La concorrenza sulle crociere non pesa: finché non avremo il cold ironing, almeno noi non cercheremo un aumento dei numeri, che sarebbe incompatibile con un rapporto equilibrato con la città. Sull’Ucraina il dialogo è fra governi e vedremo come andrà avanti. Quanto alle fusioni fra Autorità non vedo controindicazioni: la creazione dei sistemi portuali ha portato in tutta Italia risultati positivi».

Capodistria è avversaria o compagna di Trieste?

«Due fiscalità diverse e costi del lavoro diversi non aiutano a pensare a un’Autorità unica, ma ci possono essere collaborazioni forti. Ragioniamo ad esempio a una società congiunta, per creare sul mare parchi fotovoltaici galleggianti e valutare altre operazioni sull’energia».

I due porti gareggiano su chi finirà per primo il raddoppio della capacità ferroviaria. Ha senso unire i sistemi con la bretella Trieste-Divaccia?

«Entrambi i porti in 5 anni avranno una capacità estrema. Prima c’è competizione, poi arriverà il dialogo. Sulla Trieste-Divaccia bisogna prima configurare il modello di business: sono le infrastrutture a servire i modelli di business e non viceversa».

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