Edoardo Rixi: «Presto nuove regole per concessioni e piani regolatori: ecco le priorità del governo»
TRIESTE La riforma dei porti semplificherà i piani regolatori e cambierà i processi per l’aggiudicazione delle concessioni. E gli incentivi alle Autostrade del mare e all’uso della ferrovia (Marebonus e Ferrobonus) diventeranno strutturali non appena l’Europa si esprimerà a favore.
Edoardo Rixi, viceministro delle Infrastrutture dei Trasporti, illustra in questa intervista i piani del governo sul fronte dello shipping. Rixi proprio oggi sarà in Malesia a rappresentare l’Italia al Lima 2023, Langkawi International Maritime and Aerospace Exhibition, prima di fare tappa a Singapore.
I porti italiani attendono il completamento della riforma del settore: a che punto siamo e quali sono i vostri obiettivi?
«L’obiettivo principale è rendere i porti più accessibili, sostenibili e moderni. Il timone punta su semplificazione della pianificazione portuale, ridefinizione dei processi per l’aggiudicazione delle concessioni portuali, riorganizzazione dello sviluppo della Piattaforma logistica nazionale per la rete dei porti e degli interporti. Non solo. Abbiamo destinato 675 milioni per l’elettrificazione delle banchine e la trasformazione dei porti in comunità energetiche: lo abbiamo fatto all’interno di una strategia di trasformazione del sistema energetico accompagnata da una riforma finalizzata a velocizzare e facilitare la realizzazione dei nuovi impianti».
Oggi Trieste ospita il primo Adriatic Sea Summit. Quale potrà essere il nuovo ruolo dell'Adriatico, anche in virtù dello scenario generato dal conflitto in Ucraina?
«Dal 2010 al 2020 i traffici nei porti del Nord Adriatico verso l’Europa Centro-Orientale sono cresciuti del 10%. Quando finirà la guerra, augurandoci che avvenga il prima possibile, uno degli aspetti da tenere in forte considerazione sarà quello della ricostruzione dell'Ucraina e il rilancio dell'Est Europa. A mio avviso l’Adriatico avrà un ruolo da protagonista assoluto e la portualità nazionale deve cogliere al volo l’opportunità. Trieste sarà in prima linea verso una rivoluzione green della logistica, in linea con l’iniziativa europea Green deal 2050 e Ten-T. Agli interventi sui porti fanno seguito i necessari adeguamenti stradali e ferroviari. Dobbiamo lavorare molto su ultimo e penultimo miglio. La ricostruzione dell’Ucraina è un’opportunità irrinunciabile e imperdibile. Per favorire la connettività dei nostri porti - in particolare Trieste - coi corridoi tedeschi e i flussi verso il Nord Europa siamo determinati affinché si possa archiviare, una volta per tutte, la stagione dei 'no' ideologici che hanno bloccato lo sviluppo».
A proposito del Pnrr: c’è il rischio che l’Italia non centri qualche obiettivo?
«Sul Pnrr il Mit è responsabile di 57 tra traguardi qualitativi (milestone) e obiettivi quantitativi (target), con una dotazione finanziaria complessiva di circa 40 miliardi di euro. Finora tutti gli obiettivi previsti sono stati conseguiti. Nel 2023 abbiamo ben 11 obiettivi da traguardare, di cui i primi due sono già stati raggiunti entro il 31 marzo: sperimentazione dell’idrogeno in campo stradale e in campo ferroviario. Ora puntiamo sull’aggiudicazione degli appalti pubblici per il rinnovo del parco ferroviario entro giugno 2023. Gli investimenti tra Pnrr, Pnc e risorse nazionali per lo sviluppo della portualità ammontano a oltre 9 miliardi con azioni che coinvolgono 16 Adsp e interventi in 47 porti in 14 regioni. Investimenti accompagnati da riforme importanti sostenute dal ministro Matteo Salvini su organizzazione delle attività portuali, semplificazione e digitalizzazione delle operazioni logistiche, regole del trasporto marittimo».
Il caso della diga foranea di Genova, con il Tar che ha dichiarato illegittimo l’affidamento dei lavori, non vi preoccupa?
«Sono certo che la nuova diga verrà realizzata nei tempi previsti. E anche tutti i collegamenti stradali e ferroviari necessari. Capacità e pragmatismo sono necessari, c’è una volontà comune di superare i problemi avendo chiari i risultati da raggiungere. In Italia i soldi ci sono, il problema è che non si realizzano i lavori. Questo è uno dei paradigmi che abbiamo cambiato con la demolizione e la ricostruzione del ponte San Giorgio e bisogna proseguire in questa direzione per avere un porto 'in linea' che crei sviluppo e punti di Pil. La diga consoliderà il ruolo del sistema portuale all’interno del corridoio europeo Reno-Alpi della rete di trasporto Ten-T, di cui è parte integrante anche il Terzo Valico dei Giovi. I calcoli dell’Adsp ci dicono che la crescita progressiva annua dei traffici sarà tra il 22% e il 30% dal 2027 al 2030, con un beneficio economico quantificato in oltre 4 miliardi tra maggiori introiti da traffico container, diritti e tasse portuali».
Ferrovie e autostrade del mare sono cruciali per abbattere le emissioni e decongestionare il traffico stradale: quali sono gli interventi che il governo vuole portare avanti?
«Il Pnrr fissa 630 milioni per gli investimenti infrastrutturali necessari ad assicurare un adeguato sviluppo dei collegamenti delle aree Zes con la rete nazionale dei trasporti, in particolare con le reti Ten-T. I collegamenti di ‘ultimo miglio’ sono il collante essenziale tra le aree portuali e industriali con la rete infrastrutturale ferroviaria e stradale. Digitalizzazione e potenziamento della logistica, urbanizzazioni green e lavori di efficientamento energetico e ambientale nelle aree retroportuali camminano di pari passo col potenziamento della resilienza e della sicurezza dell’infrastruttura connessa all’accesso ai porti. Ferrobonus e Marebonus, in attesa che l'Ue ci dia il via libera, sono misure che vogliamo rendere strutturali. Stiamo cercando di cambiare modello, sull’esempio di quanto fatto con l'autotrasporto pesante col decreto del primo maggio in cui abbiamo inserito una norma che ci ha consentito di spendere i 200 milioni già stanziati ma bloccati per difficoltà burocratiche”.
La cantieristica navale ha un peso notevole anche sul fronte dell'abbattimento delle emissioni: come intendete sostenere questa industria?
«La pandemia e la guerra in Ucraina hanno contribuito a ridefinire la catena del valore. La crisi climatica poi impone investimenti mirati per rendere navi e porti più aderenti ai principi di sostenibilità ambientale previsti dal Green Deal europeo, dal Next Generation EU e dall’Agenda 2030 dell’Onu. Il Pnc, che integra con risorse nazionali il Pnrr, destina 500 milioni all’acquisto di nuove navi e all’ammodernamento delle flotte esistenti o in corso di costruzione, per assicurare migliori performance ambientali. Sul comparto serve una comune politica Ue per difendere e sostenere il settore dal rampantismo di Paesi extra-Ue». —
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