Contenitori, Ro-Ro e merci varie: il trend in crescita letto dai terminalisti del Nord Adriatico

Sul momento d’oro per i traffici in Adriatico pesano posizione e investimenti fatti su infrastrutture ferroviarie e banchine
Giulio Garau

TRIESTE Una crescita costante dei traffici: merci varie, container, Ro-Ro, da Trieste a Monfalcone fino a San Giorgio di Nogaro in Fvg. In Veneto Venezia e Chioggia, unite logisticamente a Monfalcone dal gruppo Fhp.

I porti del Nord Adriatico (compresi quelli “concorrentui” di Capodistria e Fiume) stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante per le merci dirette al Centro-Est, ma anche al Nord Europa, che arrivano dal Mediterraneo e dal Far East attraverso Suez. Pesano sempre di più, rispetto ai porti del Nord Europa i 4-5 giorni di navigazione in meno per raggiungere i porti, il minor consumo di carburante, e il ridotto fermo merce.

Tutti i terminalisti sono concordi: il futuro dei traffici si gioca in Adriatico. Ne è convinto per primo Stefano Selvatici ad di Trieste Marine Terminal, al molo Settimo. «L’Adriatico e Trieste rappresentano un hub di ingresso sia per l’Italia che per Austria, Baviera, l’Est Europa, l’Ungheria, la Repubblica ceca, Slovacchia e Polonia. Tutte aree per le quali si prevede uno sviluppo economico, in termini di previsione di movimentazione teu, in costante crescita».

Lo dimostrano i dati di Tmt che ad aprile ’23 ha registrato «il migliore parziale in assoluto, con oltre 250 mila teus movimentati» ricorda Selvatici «grazie ai collegamenti ferroviari in costante potenziamento» che permettono di raggiungere i clienti in «maniera sostenibile». Anche il bilancio parla di crescita: Tmt archivia un 2022 con la produzione sopra i 103 milioni, erano 81 nel ’21.

«Tutta l’area nel Nord Adriatico sta crescendo con merci, container e le Autostrade del mare - conferma Enrico Samer presidente e Ceo della Samer & Co. Shipping - noi siamo cresciuti lo scorso anno con i traffici verso la Turchia e la crescita continua. Ora vedremo come si evolvono le cose dopo le elezioni. Ci sono stati molti cambiamenti dopo la pandemia, la crisi logistica in Cina, la guerra in Ucraina. Ma alla fine anche la Turchia ha privilegiato l’interscambio Turchia-Europa attraverso il porto di Trieste che, a causa di tutte queste crisi, è diventato sempre più centrale».

Proprio causa la guerra in Ucraina molti corridoi di traffico si sono spostati. «Abbiamo fatto un contratto con l’Europa del Nord per merci destinate alla Lituania che passavano attraverso la Bielorussia - aggiunge Samer - ora le facciamo arrivare attraverso l’Italia o la Turchia e da qui verso il Nord con i treni. Una crisi che alla fine ha reso ancora più centrale l’area del Nord Adriatico. Questo permetterà anche in futuro una crescita dell’Adriatico, in particolare del porto di Trieste, dove sono stati fatti molti investimenti su infrastrutture ferroviarie e banchine. Vedo uno scenario particolarmente positivo».

Cresce il porto di Trieste, ma anche quello di Monfalcone. «L’Adriatico sta crescendo in termini di traffici- conferma Gian Carlo Russo ad della Compagnia portuale di Monfalcone, direttore esecutivo e procuratore speciale di MarterNeri (controllate da Fhp) - e noi grazie alla sinergia tra Monfalcone e Venezia abbiamo una maggior visione dello sviluppo offrendo due scali. Ora poi che a Monfalcone sono state date le concessioni abbiamo razionalizzato e aperto a nuovi settori merceologici». Oltre ai classici prodotti siderurgici «Sono arrivati carichi di sabbia e le rinfuse di acciaio della Voest Alpine».

È di una settimana fa l’arrivo di una nave da 260 metri con 80 mila tonnellate di bricchette. «Quello dell’acciao è un mercato variabile - conclude Russo - potrebbe avere flessioni. Ma non ne registriamo nè a Monfalcone nonostante a Porto Nogaro dopo la caduta di Mariupol in Ucraina l’acciaio viene acquistato non più in maniera puntuale, spesso in navigazione». Ad aiutare poi ci sono anche i “gap” di Capodistria che hanno spostato traffici a Monfalcone. Il Gruppo Fhp registra un +24% nel primo trimestre. Circa 300 le persone che lavorano tra Monfalcone (120-130) e i terminal di Chioggia e Marghera.

«Non c’è dubbio, confermo la visione particolarmente frizzante dei traffici in Adriatico - dice Giacomo Pittini consigliere delegato della Midolini, terminalista a Monfalcone e presente a Porto Nogaro con Tpn - noi siamo coinvolti in tutti i porti del Fvg e vogliamo far capire come i porti sono sinergici, non in competizione, insieme vanno a fornire servizi al mercato. Su Monfalcone è stata decisiva la scelta delle concessioni». Midolini per questo ha deciso di investire su una nuova sede operativa con uffici in porto (1 milione di euro) e ad acquisire nuovi traffici. «Prodotti siderurgici in importazione pere le industrie dell’acciaio - spiega Pittini - e un traffico di materie prime per le industrie chimiche». Midolini a Monfalcone movimenta circa 600 mila tonnellate, tra prodotti siderurgici, chimici e forestali (legname), su Porto Nogaro come Tpn 1,3 tonnellate (stessi prodotti). Ottanta le persone occupate nei due scali e una produzione che supera i 10 milioni di euro.

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