Monsignor Trevisi ricorda Bergoglio in Aula a Trieste: «Vorrei una città che rilancia la pace»
In Consiglio comunale il vescovo di Trieste ha ricordato le parole del Santo Padre: «Il suo Pontificato è stato caratterizzato dalla dimensione colloquiale»

«Vorrei che Trieste, protesa verso i Balcani, spesso teatro di reciproche tensioni, diffidenze, accuse e minacce, si desse il programma di diventare una città che sa rilanciare e organizzare la pace, che sa raccontare ad altre città che occorre superare la logica della guerra». Esprimendo questo desiderio il Vescovo di Trieste, Enrico Trevisi, ha concluso, nell’aula del Consiglio comunale, il suo discorso di celebrazione e ricordo di papa Francesco.

Rivolgendosi ai consiglieri presenti «scelti dalla gente, perciò oggi qui, parlando con voi, mi rivolgo a tantissime persone», Trevisi ha citato alcuni passaggi del discorso che papa Francesco fece a Trieste, nel corso della sua visita del luglio dello scorso anno: «Il Santo Padre disse che ogni volta che qualcuno è emarginato è tutto il corpo sociale che soffre. La cultura dello scarto disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani, i vecchi. Questa è la cultura dello scarto che si origina quando il potere è autoreferenziale, incapace di ascolto e di servizi alle persone».

Trevisi ha poi citato Aldo Moro «per il quale uno Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell’uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà, l’autonomia della persona umana, se non è rispettoso di quelle formazioni sociali nelle quali la persona umana liberamente si svolge e nelle quali essa integra la propria personalità».
Tornando al pontefice, il Vescovo ha aggiunto: «Oggi tutti sentiamo Papa Francesco che ci affianca, come ha fatto, nel nome di Gesù, ai credenti spenti di entusiasmo e dalla paura. Ci ha fatto vedere, fino all’ultimo – ha proseguito il Vescovo – che seguire la strada di Gesù significa donarsi, individuare i luoghi dove è umiliato per trovarvi gioia. E ci ricorda di essere nella gioia, come nel suo ministero ha sempre indicato. Tutto il suo pontificato è stato caratterizzato da un tono intimamente colloquiale. È stato capace di fondere profonde citazioni teologiche con affettuosi ricordi personali, cogliendo un aspetto della società di oggi che offre solo risposte, dandole peraltro con protervia, trasformandosi in una società che nega la dimensione più profonda della vita, impedendo di far emergere, come Papa Francesco ha più volte ricordato, le domande che contano veramente, e cioè cosa cerco, che senso voglio dare alla mia vita, per quale scopo sono in questo mondo?».
Ad aprire la seduta, sempre nel ricordo di Papa Francesco, è stato il sindaco, Roberto Dipiazza. «Il pontefice scomparso è stato una figura di grande umanità, coraggio e apertura – ha detto – capace di parlare alle persone credenti e anche a quelle che non lo sono, usando parole semplici, ma profonde sempre orientate alla pace, alla giustizia sociale, all’inclusione e al rispetto del creato».
«Papa Francesco – ha aggiunto Dipiazza – è stato una guida morale e spirituale lungo tutto il suo pontificato, dimostrando la capacità di unire e avvicinare. Trieste è città di frontiera, multiculturale e multiconfessionale, che riconosce i valori del dialogo e della fraternità. La sua visita a Trieste del luglio dello scorso anno ha lasciato un segno indelebile e profondo nel cuore di tutti i triestini».
Al termine dei due interventi, il presidente del consiglio, Francesco Panteca, ha chiamato i consiglieri e il pubblico a un minuto di silenzio, rispettato da tutti, mentre il consigliere Ugo Rossi ha colto il momento per esporre uno striscione provocatorio che recava la scritta “Bergoglio non era Papa e i suoi cardinali sono illegittimi” e che citava la frase del pontefice «Vaccinarsi è un atto d’amore». —
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