Così le Congregazioni Generali cercano l’identikit del nuovo Papa
Non mancano alcuni argomenti affrontati ma non ancora risolti dallo stesso Francesco

Da mercoledì mattina la salma di Papa Francesco è esposta alla venerazione dei fedeli in San Pietro. Lo sarà sino a sabato mattina: la data dei funerali, sul sagrato della Basilica, presenti molti leader che mai lo hanno ascoltato - cui seguirà subito la tumulazione in Santa Maria Maggiore - nonché primo giorno dei “novendiali”. Torme di fedeli in queste ore si spingono verso l’altare della Confessione - davanti al quale, a terra, e non su un catafalco, è stata adagiata la bara aperta. È l’ultimo silenzioso omaggio del “suo” popolo, mentre per gli annali della Sede Apostolica sta per aprirsi un nuovo capitolo.
Porporati riuniti
Nel frattempo, con oggi, sono già al terzo incontro, - dopo una prima convocazione rapidissima che ha creato qualche disappunto nei porporati più lontani - le Congregazioni Generali. Si avvicinano i momenti cruciali nei quali «tutti i Cardinali non legittimamente impediti», cioè sia elettori che non elettori (a questi ultimi, è concessa però facoltà di astenersi), sono chiamati a meditare sulle questioni più rilevanti inerenti la vita della Chiesa, in attesa dell’inizio del conclave. Tutt’altro che semplici assemblee e ben distinte dalle Congregazioni particolari, che trattano questioni minori e occasionali, le Congregazioni Generali delineeranno nei prossimi giorni l’identikit al quale dovrà corrispondere il prossimo papa. Approntando quantomeno una segnaletica per la direzione indicata alla Chiesa dei prossimi anni. Consentendo nuove conoscenze e orientamenti più o meno permeabili a suggerimenti da singoli o da gruppi esterni di pressione, al lavoro delle rappresentanze diplomatiche, alle analisi dei media.
Le prime discussioni
Centotrè i porporati presenti nel tardo pomeriggio di ieri alla seconda Congregazione Generale, riunita nell’Aula Nuova del Sinodo, ottanta dei quali avevano partecipato in mattinata al rito della traslazione da Casa Santa Marta. Circa sessanta invece quelli alla prima Congregazione Generale martedì scorso, subito alle prese con il giuramento di fedeltà alla Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis circa la vacanza della Sede Apostolica e l’elezione del papa.
Gli argomenti sul tappeto
Ma quali potranno essere alcuni dei temi inerenti «i problemi della Chiesa nel momento presente» in vista della «scelta illuminata del nuovo pontefice» sottoposti alla riflessione e al discernimento dei «principi della Chiesa» da qui all’ingresso nella Sistina? Quali, in particolare le questioni aperte, che Francesco lascia in eredità al suo successore, in qualche caso forse con qualche contraddizione ancora da risolvere?Anche questa volta, come sempre in passato, non mancheranno confronti né sulla salute spirituale, né su quella economica di Santa Romana Chiesa, specie dopo le tante indicazioni per sostituire all’«economia che uccide» l’«Economy of Francesco» (salvo quasi inevitabili relazioni con i magnati del capitalismo mondiale). E potrebbero esserci altrettanti confronti su quanto avvenuto nella Chiesa in sede di diritto e applicazione della giustizia, e prima ancora sugli aggiustamenti necessari attesi dopo i cambiamenti introdotti nella struttura della curia romana con la costituzione apostolica Praedicate Evangelium, anche a proposito dei ruoli apicali per laici e laiche nei diversi dicasteri.
Posizioni diversificate
Quasi sicuramente oggetto di dibattito fra i porporati saranno poi temi come il celibato, la benedizione delle coppie dello stesso sesso consentita dalla dichiarazione Fiducia supplicans o la comunione ai divorziati risposati, ammessa dall’esortazione Amoris laetitia, o ancora la sacra ordinazione delle donne. Non sono infatti un mistero le differenti posizioni in merito fra cardinali - ad esempio - come il guineiano Robert Sarah o l’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Gerhard Müller, e il ghanese Peter Turkson o il portoghese Josè Tolentino de Mendonça, tra lo svedese Anders Arborelius e il francese Jean-Marc Aveline.
Non ultimo sull’agenda, l’enigma della sinodalità: esaltata da Francesco come pratica e stile ideale della Chiesa, ma - hanno fatto notare nel tempo più commentatori - sovente contraddetta da casi in cui il papa gesuita ha esercitato il suo potere assoluto.
L’eredità di Bergoglio
Infine c’è l’eredità immensa di un pontefice che comunque si è sempre battuto per i migranti, i diseredati, i detenuti; che ha lavorato per fare almeno da argine all’ascesa di populismi, nazionalismi; ha tuonato contro guerre e riarmi, ha anelato all’unità rispettando le pluralità.
Un vescovo di Roma che - se non è riuscito a impedire un certo stallo nel dialogo ecumenico - sul versante di quello interreligioso, ha ottenuto risultati rilevanti almeno nelle relazioni con il complesso mondo musulmano. Un’eredità fatta di tante cose che toccherà al prossimo papa raccogliere.
Nella consapevolezza che, se il pontificato di Francesco non potrà essere archiviato (e tantomeno le sue encicliche come la Laudato si’ oppure Fratelli tutti), anche se il conclave vedrà il voto di ben 108 cardinali elettori nominati da lui su 135, parte di loro potrebbe anche scostarsi un po’ dalla sua linea nell’identificare il successore.
Lo dimostra anche l’ultima elezione che, dopo i ventisette anni di Giovanni Paolo II e gli otto di Benedetto XVI, vide la “sorpresa Francesco”. —
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