Calcio, l’ex mister torna a processo per violenza sessuale su minori

Dopo l’annullamento del verdetto del Tribunale da parte della Corte d’Appello l’ex allenatore del San Luigi in aula il 24 gennaio: prima udienza davanti al gup

Laura Tonero
Un’immagine dell’esterno del Tribunale di Trieste foto Andrea Lasorte
Un’immagine dell’esterno del Tribunale di Trieste foto Andrea Lasorte

Riparte il processo che vede imputato l’ex allenatore del San Luigi Calcio. Si torna in aula quindi, dopo che la Corte d’appello, lo scorso maggio, ha annullato il verdetto di primo grado del Tribunale di Trieste, riqualificando l’imputazione da atti sessuali con minore a violenza sessuale.

La prima udienza davanti al gup è stata fissata per il prossimo 24 gennaio. Nei giorni scorsi è stato notificato il relativo avviso alle tredici persone offese, ai tredici ragazzini ai quali l’allenatore avrebbe rivolto le violenze.

La Procura, prendendo atto del contenuto della sentenza della Corte di appello, ora ha formalmente contestato la violenza dell’atto, consistita nell’averlo compiuto con “mosse fugaci e repentine”.

Vengono inoltre contestate, nuovamente, le aggravanti di aver agito contro dei minori di 14 anni, con abuso di relazione di prestazione d’opera posto che l’imputato era allenatore di calcio dei ragazzini molestati.

I minori sono difesi dagli avvocati Nicole Pertot, William Crivellari e Mariapia Maier. L’imputato – un triestino di mezza età di cui abbiamo sempre scelto di omettere l’identità per evitare il rischio di rendere riconoscibili i minorenni coinvolti – invece è assistito dagli avvocati Giovanni Di Lullo e Denise Rodriguez.

Le condotte per le quali è imputato l’ex allenatore del San Luigi vanno dall’agosto del 2019 al novembre del 2020. Il caso però era emerso nel 2021, quando l’uomo era stato accusato di atti sessuali nei confronti di 14 giovani calciatori, 13 dei quali si erano costituiti parte civile.

Il mister era stato arrestato dalla Squadra mobile, nell’ambito dell’indagine del pm Lucia Baldovin, finendo ai domiciliari. Dopo la decisione della Corte d’appello è tornato libero. Stando alle indagini, avrebbe allungato le mani nella doccia, negli spogliatoi, durante un ritiro, in automobile quando li accompagnava a casa. Ad altri avrebbe spedito sul telefonino messaggi dal contenuto ambiguo.

Nel marzo del 2023, in primo grado, il collegio del Tribunale di Trieste presieduto dal giudice Francesco Antoni l’aveva condannato a dieci anni di reclusione e al risarcimento delle parti civili. Il Tribunale aveva ritenuto sussistente la violenza sessuale, aggravando l’accusa così come formulata dalla Procura: un aggravamento che ha poi determinato l’annullamento della Corte d’appello. La difesa aveva impugnato la condanna. E in secondo grado la Corte d’appello aveva assunto la clamorosa decisione, con il processo interamente da rifare.

«Allo stato attuale – così Di Lullo – è ragionevolmente probabile che la posizione del mio assistito venga chiarita in sede di udienza preliminare».

«Come difensori delle giovani vittime – dichiarano invece Crivellari e Pertot – non possiamo che ripartire dalla motivazione della sentenza della Corte d’appello, dove viene confermata sia l’attendibilità delle dichiarazioni dei minori che la sussistenza del reato più grave di violenza sessuale». —

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