«Tariffe troppo basse, non coprono i costi»: la sanità privata accreditata del Fvg sospende le prenotazioni
I nuovi importi in vigore da fine dicembre sono giudicati non sostenibili dalle associazioni di categoria. «Abbiamo scelto di bloccare le agende per far capire la gravità della situazione»

Un ricorso contro alcune nuove tariffe sanitarie regionali in vigore dal 29 dicembre è stato presentato martedì 25 febbraio dalle Associazioni di categoria delle strutture sanitarie private accreditate regionali Aiop Friuli Venezia Giulia, Anisap Fvg, Aris Fvg e Assosalute Fvg, che hanno deciso di sospendere dal primo marzo le prenotazioni in regime di convenzione con il servizio sanitario regionale delle prestazioni che «sono state oggetto di una drastica diminuzione del rimborso».
Le associazioni, in una nota, ribadiscono «la non sostenibilità delle nuove tariffe che hanno prodotto una riduzione compresa tra il 20% e il 60%, rendendo insostenibile l'erogazione delle prestazioni che al momento risultano al di sotto dei costi di produzione per gran parte degli Rx, risonanze magnetiche, Tc, così come gli importi di quelle prestazioni che da ricovero sono ora classificate come ambulatoriali».
«La decisione di congelare le prestazioni in convenzione è un grido d'allarme condiviso e rappresenta una scelta davvero sofferta - sottolineano i rappresentanti delle associazioni - perché siamo consapevoli del disagio che viene arrecato in primis agli utenti. Mentre le tariffe regionali non sono mai state aggiornate e adeguate negli ultimi 20 anni, dal 29 dicembre abbiamo dovuto applicare tariffe ulteriormente ribassate che non coprono nemmeno i costi vivi che dobbiamo sostenere né considerano minimamente gli investimenti che le strutture devono affrontare per poter garantire tecnologia e servizio adeguati. In questi due mesi abbiamo atteso pazientemente un dialogo con la Regione per trovare una soluzione che purtroppo non ha portato a nessun risultato. La decisione di bloccare le agende è quindi un gesto che vuole far capire la gravità della situazione».
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