Sanità, il caos delle ricette fra validità ridotta e nuovi codici
L’impatto del rinnovato nomenclatore per le prestazioni specialistiche. I medici di famiglia: «Disagi per tutti con studi intasati e lunghe attese»
Da un lato il difficile incrocio dei codici delle prestazioni. Dall’altro l’accorciamento dei tempi di validità delle prescrizioni specialistiche. Il lavoro dei medici di medicina generale, travolti dalla burocrazia, si complica una volta di più. La novità di inizio anno, il nuovo nomenclatore delle prestazioni sanitarie, contiene infatti, tra l’altro, codici non poco differenti rispetto ai precedenti e la Regione, è la denuncia dei sindacati, «non ha fornito alcuna indicazione sulle modalità di prescrizione delle singole richieste».
Un esempio? «Nel momento in cui un paziente diabetico ha necessità della valutazione del fondo oculare – fa sapere Matteo Picerna, vicesegretario nazionale Snami e presidente dello Snami Trieste –, il nomenclatore, entrato in vigore da inizio gennaio a livello nazionale, con conseguente recepimento della giunta regionale via delibera, mi impone di prescrivere una visita oculistica. Visita che non serve, in questo caso, e che finisce per allungare le liste d’attesa».
IL DECRETO
La rivoluzione è scattata dal 30 dicembre 2024 con l’entrata in vigore del Decreto Tariffe approvato a novembre dalla Conferenza Stato-Regioni, che aggiorna tra l’altro i tariffari della specialistica ambulatoriale e dell’assistenza protesica, congelati l’uno dal 1996, l’altro dal 1999.
Un restyling doveroso, ma che ha creato non pochi problemi ai medici di famiglia. «Era indispensabile fornire uno strumento pratico ai medici per garantire una transizione fluida, evitando disagi a pazienti e operatori», afferma la segretaria Snami Trieste Marina Spani nel denunciare «il mancato aggiornamento dei sistemi informatici e l’assenza di un documento di transizione che indicasse chiaramente le corrispondenze tra i vecchi e i nuovi codici».
LO SCAMBIO DEI CODICI
Anche gli altri sindacati confermano il caos. «Sono sparite d’un tratto alcune voci e ne sono spuntate altre completamente diverse», osserva il segretario regionale della Fimmg Ferdinando Agrusti nel fare a sua volta un esempio: «Al posto del vecchio esame di Bence Jones per le persone affette da mieloma multipolo devo richiedere oggi l’elettroforesi delle proteine urinarie. Tutto ciò accade per svariati altri codici, senza che ci sia stato un minimo di informazione a favore di chi si trova ogni giorno a gestire i codici».
I TEMPI CORTI DELLE RICETTE
Ma c’è pure un altro intoppo, denunciato sempre dallo Snami, ma che interessa le prestazioni diagnostico specialistiche, e dunque prime visite e visite di controllo, esami strumentali e di laboratorio. «Il nomenclatore – informa Picerna – ha ridotto la validità delle ricette emesse dallo specialista dai precedenti 12 mesi a soli 60 giorni per il primo accesso e a 180 giorni per gli accessi successivi. Quello che accadrà nei prossimi mesi sarà l’afflusso di persone al Cup con impegnative ormai scadute o con diciture da modificare, e inevitabile reinvio del paziente a noi mmg. Ciò provocherà un sovraccarico di accessi negli studi medici solo per motivi burocratici, che nulla hanno a che fare con i bisogni reali di salute. Ma il rischio è anche di compromettere la continuità della cura e l’aderenza terapeutica soprattutto per i pazienti cronici e fragili».
GLI SPECIALISTI
«La revisione del nomenclatore, con la cancellazione di prestazioni vetuste e non più utilizzate andava fatta – è l’analisi di Massimiliano Tosto, segretario Anaao Assomed Fvg e direttore di Nefrologia e Dialisi Palmanova-Latisana –, ma accorciare la durata delle prescrizioni specialistiche complicherà non poco le agende dei controlli a 8-10-12 mesi dei pazienti, con aggravio del lavoro per i medici di medicina generale e intasamento ulteriore del sistema».
La convinzione di Picerna è che «la responsabilità è di politici che ci considerano subalterni ai medici di Pronto soccorso, sviando l’attenzione su ciò che non sono in grado di fare, ovvero rendere competitiva la medicina territoriale. Lo Snami chiede di non limitarsi nella riforma alla mera edilizia sanitaria delle Case di Comunità, ma di investire le risorse sul numero dei medici, la de-burocratizzazione e l’attrattività della professione di medico di famiglia».
INIZIO ANNO DA INCUBO
A intervenire sulla questione è anche Lorenzo Cociani, segretario regionale dello Smi: «L’entrata in vigore a Trieste in via sperimentale della riforma della disabilità, che modifica il percorso per il riconoscimento della invalidità civile e altri importanti diritti, insieme all’adozione del nuovo nomenclatore che modifica molte delle voci delle prestazioni alle quali i pazienti possono accedere, hanno determinato un inizio anno da incubo – sottolinea – per i medici di famiglia, con inevitabili ripercussioni sui cittadini. Alla faccia della lotta alla burocrazia – conclude Cociani –, le recenti riforme catapultate sull’attività, già pesante, dei medici di medicina generale hanno ingolfato gli ambulatori con prevedibili disagi per tutti quanti».—
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