L’allarme dei sanitari Uil: «In tre mesi 205 aggressioni in Friuli Venezia Giulia»
Il dato fornito durante il lancio dello sciopero del personale Asugi per venerdì. «Così il sistema non funziona»

Da gennaio a marzo 2025 il Centro di ascolto regionale della Uil ha ricevuto 205 segnalazioni di aggressioni nei confronti del personale sanitario del Friuli Venezia Giulia, il 25% in più dello stesso periodo dell’anno scorso. «Dati allarmanti», denunciano il segretario confederale Matteo Zorn e il segretario della Uil Fpl Stefano Bressan, nella conferenza che serve a lanciare lo sciopero del personale dell’Azienda sanitaria giuliano isontina.
Le segnalazioni per area
Nel dettaglio, nell’area di riferimento dell’Azienda Friuli centrale, di segnalazioni se ne sono contate 73, a seguire le 50 di Trieste, le 42 di Pordenone e le 40 di Gorizia, di cui ben 30 all’ospedale di Monfalcone. La maggior parte dei casi, spiega Bressan, «riguarda aggressioni verbali, ma in circa il 20% delle situazioni non sono mancati contatti fisici, tra spinte, strattoni e perfino sputi. Un trend tanto preoccupante quanto inaccettabile, che è conseguenze delle svariate criticità del sistema».
Donne più a rischio
Significativo, tra l’altro, che il 70% delle richieste di aiuto provenga da operatrici donne, «spesso alla ricerca di un supporto psicologico o legale per orientarsi in situazioni che rischiano di trasformarle, paradossalmente, da vittime in accusate». Di qui l’appello della Uil «a non lasciare solo chi si prende cura della salute pubblica. Perché non è tollerabile che ci si debba difendere due volte: una sul fronte del lavoro, l’altra davanti a una giustizia che fatica a riconoscere la gravità di certe situazioni».
Lo sciopero Asugi
Considerazioni che hanno aperto una conferenza stampa servita per comunicare i dettagli dello sciopero del personale di Asugi, motivato dall’accordo che ha unificato i fondi contrattuali dell’area giuliana e di quella isontina, che Uil e Nursind non hanno digerito e tanto meno sottoscritto. Appuntamento per la manifestazione, hanno spiegato i due segretari, venerdì alle 12 nel parcheggio dell’ospedale San Polo di Monfalcone.
Le critiche
Quindi, il quadro rinnovato delle critiche alla gestione della sanità da parte della Regione, a partire dalle mancate risposte sullo sviluppo della medicina territoriale, sulla ridefinizione del ruolo dei medici di medicina generale, sul potenziamento delle strutture dedicate alla fase del post-ricovero, sull’attivazione di presidi territoriale di supporto ai Pronto soccorso.
E ancora, «basta soluzioni tampone» sulle liste d’attesa, «stop alle privatizzazioni» e «rimedi immediati alla mancanza di omogeneità delle prestazioni». È Zorn a denunciare «un’offerta a macchia di leopardo: così il diritto alla cura cambia da un’Azienda all’altra».
Le richieste
In chiusura, rispetto ai 36 milioni stanziati dalla Regione, arrivano le richieste. «Chiediamo un incremento del trattamento economico accessorio per tutto il personale del Ssr – insiste Bressan – così che venga riconosciuto il valore dell’impegno delle persone e la complessità delle mansioni svolte».
Si chiedono inoltre «incentivi per chi lavora nelle aree disagiate, in contesti difficili e spesso carenti di risorse umane e strumentali, e forme di attrazione e fidelizzazione dei professionisti sanitari: dalle agevolazioni sugli alloggi alla formazione e sviluppo di carriera, unica via per rendere il sistema più competitivo». —
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