Una sala in Regione intitolata a Biasutti. Fedriga: «Le sue scelte decisive ancora oggi»
Presenti anche i familiari e gli amici ex leader della Dc scomparso nel 2009. Riccardi: «Carismatico e pragmatico, cambiò i rapporti con Roma»
Un modernizzatore. La delega ai sindaci nel post-terremoto, l’organizzazione della Protezione civile. Ma anche i rapporti della Regione con l’estero (in un contesto storico ancora cadenzato dalle tensioni della Guerra fredda e poi dalla disgregazione della Jugoslavia) e l’intuizione dell’Alpe Adria. Presidente della giunta regionale dal 1984 al 1991, già assessore ai Lavori pubblici dal 1979 e prima ancora consigliere regionale, Adriano Biasutti è stato uno dei più influenti amministratori regionali della Prima Repubblica. Ed è per questo che la Regione ha deciso di intitolargli la Sala delle Colonne in piazza Unità d’Italia, tra quegli stessi corridoi percorsi migliaia di volte dallo storico leader della Dc, scomparso a 68 anni nel 2010.
Ieri la cerimonia, alla quale hanno presenziato i familiari di Biasutti, nel quindicesimo anniversario dalla morte: «È stato artefice di importanti scelte di cui ancora oggi godiamo i benefici, passaggi fondamentali che fanno sì che questa Regione possa continuare a crescere ed essere competitiva nei giorni nostri», l’ha ricordato il governatore Massimiliano Fedriga, accompagnato dagli assessori regionali Sergio Emidio Bini, Sebastiano Callari, Riccardo Riccardi e Fabio Scoccimarro. Presenti pure il presidente del Consiglio regionale Mauro Bordin (che ha ricordato «lo spessore della persona e la grande autorevolezza politica» di Biasutti), il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti, e dall’ex parlamentare Pierluigi Castagnetti.
«La testimonianza di Biasutti – ha aggiunto Fedriga – è quella di una persona che ha creduto fermamente nella forza della comunità, che ha difeso l’autonomia regionale ed è stato di forte ispirazione per affrontare anche le emergenze del presente. Se molte di queste sono state superate, molto lo si deve a come, negli anni della sua reggenza, venne immaginato l’impianto della nostra Regione e il modello di alleanza tra i diversi gradi di istituzione».
Bini ha ricordato la figura di «un grande presidente e un grande amico, da cui trassi la mia passione per la politica da ragazzo». Riccardi ha tratteggiato la figura di Biasutti, «presidente, uomo politico, democristiano fino al Kaiser, come lo chiamavano gli amici più stretti. Carisma, lucidità ma anche tanto, tanto lavoro e una dote diventata via via rara nel tempo: una visione», ha proseguito l’assessore alla Salute, che ha mosso i primi passi in politica proprio con l’ex presidente della Regione, che per due anni (dal 1992 al 1994) fu anche deputato della Dc: «Aveva creduto che grazie ai presidenti delle Regioni si sarebbe potuto cambiare Roma: l’efficienza nell’azione di governo, attraverso una liturgia non più così felpata. Credeva in un approccio pragmatico, fermo sulle posizioni della sussidiarietà, quello dove le Regioni e l’Autonomia avevano dimostrato di saper fare meglio, coerente al punto di averlo applicato in strumenti e temi ancora attuali nel rapporto tra la Regione e i Comuni».
«Un altro dei tanti insegnamenti che ci ha lasciato, molto attuale anche rispetto alle contemporanee partite, terzo mandato compreso, è questo: “se il tuo partito sta al governo e c’è un contenzioso tra lo Stato e la Regione, noi dobbiamo stare sempre dalla parte della Regione”», ha concluso l’esponente della giunta regionale. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo