In Friuli Venezia Giulia una legge per proteggere la logistica regionale
I risultati della prima riunione della cabina di regia della logistica Fvg: annunciato entro l’estate un ddl a tutela da speculazioni edilizie
Si è riunita per la prima volta la cabina di regia della logistica del Friuli Venezia Giulia. Un organo consultivo che permetterà agli operatori e stakeholder nella piattaforma logistica regionale – i quattro interporti (Gorizia, Cervignano, Pordenone e Trieste-Fernetti) e i tre porti commerciali (Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro) – di interagire con l’assessorato alle Infrastrutture e al Territorio in modo integrato, e alla Regione di «condividere le strategie», ha spiegato l’assessore regionale Cristina Amirante, che presiede e convoca periodicamente il tavolo per fare il punto su problematiche specifiche.
Il ddl annunciato
In questa sede Amirante ha annunciato di «voler portare nell’aula del Consiglio regionale già in primavera un disegno di legge» formulato sul modello di quanto fatto già fatto dalla Regione Lombardia per far fronte a una problematica nordestina, che ancora non ha investito in pieno il Friuli Venezia Giulia. Ma l’assessore vuole prevenire e mettere dei paletti «entro l’estate perché se si va più in là potrebbe essere troppo tardi».
Sos fondi d’investimento
Di cosa stiamo parlando? «Stanno arrivando molte proposte ad uffici regionali da parte di fondi di investimento stranieri che vogliono costruire “poli logistici” di natura privata da decine di ettari», spiega Amirante. Si tratta, aggiunge, di «investimenti di natura prettamente immobiliare», insomma, di magazzini, proposti «lontani dai siti degli interporti, senza alcuno studio del mercato e delle necessità del territorio».
È allarme speculazione dunque: questi progetti non sono integrati in una visione d’insieme del funzionamento della logistica in regione, spesso sono proposti lontani da nodi ferroviari – mentre proprio sul trasporto su ferro e sull’intermodalità l’intero sistema scommette. E il rappresentante di FerCargo ha lodato la mossa di Amirante, perché «i poli logistici lontani dalle ferrovie danneggiano il sistema».
Mentre il presidente della Camera di Commercio Venezia Giulia, Antonio Paoletti, ha posto un altro tema «che dovrà essere affrontato da questa cabina di regia»: quello dei parcheggi attrezzati con docce e altre infrastrutture per permettere il riposo degli autotrasportatori, particolarmente carenti in Fvg e richiesti da una normativa europea ancora non applicata in Italia. Amirante però ha assicurato che nelle proposte su cui ha avuto interlocuzioni questo tipo di infrastrutture «di cui c’è bisogno e che abbiamo chiesto subito se erano previste» non c’era mai traccia.
Per l’assessore uno dei nodi cruciali è il consumo di suolo che deriva da queste operazioni, un danno dal punto di vista ambientale dato che il suolo cementificato non può più assorbire l’acqua piovana, e improvvise piogge abbondanti su un territorio troppo edificato sono molto più pericolose.
La proposta
La bozza di disegno di legge che Amirante intende far arrivare agli stakeholder che compongono la cabina di regia prima della prossima convocazione è come detto modellato sull’intervento legislativo della Lombardia.
L’obiettivo è “difendere” i Comuni e non lasciarli da soli nella gestione della patata bollente di questi grandi progetti, con come strumento di difesa i semplici piani urbanistici. Nella legge regionale lombarda il limite di consumo di suolo che fa scattare procedure autorizzative più complesse è di 3 ettari.
Una cifra ritenuta comunque non contenuta da alcuni partecipanti al tavolo. Infatti, se progetti anche da “soli” 3 ettari dovessero «spuntare come funghi» sul territorio, l’impatto complessivo sarebbe molto forte. Si ragionerà dunque su come porre i paletti normativi giusti per far scattare l’interessamento della Regione, ritenuto opportuno. E si ragionerà pure su come coinvolgere la struttura della cabina di regia per valutare i singoli progetti. Amirante ha comunque sottolineato che non è sua intenzione «bloccare tutti i piani di espansione», ma solo verificare che siano effettivamente coerenti con le linee strategiche previste dalla piattaforma logistica regionale, e che sorgano in luoghi congrui e costruiti con in mente la necessità di far passare grandi volumi di merci, senza impattare in modo troppo pesante la viabilità.
D’altro canto in Friuli Venezia Giulia, ha ricordato l’assessore, «gli interporti sono a capitale pubblico», e dunque è opportuno governare il fenomeno proprio per «difendere il sistema». Un’altra idea allo studio sarà quella di integrare misure di premialità per chi ha intenzione di riqualificare magazzini abbandonati, dato che non sono pochi quelli che da vent’anni versano in questo stato proprio lungo gli assi viari della regione. L’obiettivo, ha rimarcato comunque Amirante, è «evitare la deregulation totale» e che accada «quello che è successo con i centri commerciali». Al momento, certo, «ciò che accade sul territorio è permesso urbanisticamente», e non si vede ancora il proliferare di questi magazzini, ma il tempo stringe e Veneto e Lombardia sono già state interessate. Infatti, è emerso, un tempo questo tipo di proposte per quanto riguarda l’A4 si fermavano al tratto Venezia-Portogruaro, ma ora l’interesse per il Fvg è in aumento.
Piano territorio
Lo strumento normativo è a scudo da possibili speculazioni edilizie che possono diventare cattedrali nel deserto o creare confusione in un piano che invece vuole essere il più possibile armonico e strutturato per consentire il transito fluido delle merci, che un sistema intermodale – ossia in cui più forme di trasporto convergono, e facilmente un container può passare da un camion a un treno merci o da una nave a un treno – può garantire. E dunque la misura vuole intervenire mentre la Regione lavora al Piano di governo territoriale. Un altro tassello fondamentale che l’assessorato sta studiando, una sorta di norma quadro che detti le priorità. —
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